L’opera seconda di Pietro Castellitt0, presentata in concorso all’80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, mostra un grande talento ancora unito ad una spropositata sicurezza. Tre anni prima, l’ottimo esordio I Predatori aveva vinto il Premio per la Miglior Sceneggiatura nella Sezione Orizzonti.

Enea (Pietro Castellitto) è un trentenne romano, figlio di una coppia alto borghese. La sua vita scorre tra la passiva gestione di un ristorante sushi, locali, circoli di tennis, incontri con l’alta società. Accanto a lui il padre psicologo (Sergio Castellitto), la madre conduttrice televisiva (Chiara Noschese) e il fratello minore (Cesare Castellitto) nonché l’amico Valentino (Giorgio Quarzo Guarascio) aviatore, omosessuale e con una drammatica situazione personale. Enea e Valentino, parallelamente alla loro vita ingessata e convenzionale, portano avanti un’attività di spaccio di cocaina.

Il film si pone in una certa continuità con il precedente I Predatori, riprendendo ed evolvendone alcuni aspetti: la reazione violenta agli ambienti altoborghesi, propositi criminali o eversivi non realizzabili, una sceneggiatura infiocchettata e farcita di dialoghi colmi di sproloqui esistenziali più o meno efficaci, un grande utilizzo di musica pop italiana pre esistente come colonna sonora. Vediamo anche il ritorno di alcuni interpreti in una veste completamente diversa, come nel caso di Giorgio Montanini, nel precedente film un rozzo venditore di armi dalle simpatie neofasciste, qui un giornalista tutt’altro che limpido.

L’elemento più evidente e divisivo del film è proprio la figura stessa di Castellitto, davanti e dietro la macchina da presa. La sua regia è assai invadente e virtuosistica spesso senza necessità, soprattutto nella prima parte, ma è impossibile negare il coraggio e una certa padronanza del mestiere. Gli scivoloni ci sono, e non sono nemmeno pochi, particolarmente evidenti quelli “ultraterreni” (lo spettatore che ha già visto il film saprà a cosa ci stiamo riferendo), che spesso vanno a indebolire i momenti migliori del film. La sua interpretazione da protagonista è assai centrata e ricamata, alcuni spettatori potrebbero rimanere stuccati da questo nemmeno troppo celato egocentrismo, nemmeno quando nel finale il destino del suo personaggio sembra quasi completamente ignorato.

Tuttavia non possiamo fare finta di non trovarci davanti ad un prodotto personalissimo di un giovane regista con un’identità già abbastanza forte, e con un talento da non sprecare in inutili dimostrazioni di sé. Possiamo, invece, sperare un’opera terza più concreta e solida.

Nicolò_cretaro
Nicolò Cretaro,
Redattore.