Prendi dei volti bellissimi, abbruttiscili un po’ per rendere credibile la loro sorte di quasi naufraghi, mettili uno contro l’altro su un’isola deserta e scopri chi viene eliminato dal televoto. Otterrai l’Isola dei famosi, oppure, ma solo se hai Richie Cunningham alla regia, Eden, il nuovo film di Ron Howard nelle sale italiane dal 10 aprile.
Presentato al Toronto International Film Festival e in Italia al Torino Film Festival, Eden raccoglie un blasonato cast composto da Jude Law, Vanessa Kirby, Daniel Brühl, Sydney Sweeney e Ana de Armas per mettere in scena la storia vera (o meglio, una versione di essa) dei primi coloni europei che andarono ad abitare sull’isola di Floreana nelle Galapagos.
Che cosa si aspettava di trovare? Il paradiso?
Law e Kirby interpretano i coniugi Friedrich Ritter e Dora Strauch, europei idealisti fuggiti dalla Germania nel 1929 rinnegando i valori borghesi che ritengono stiano distruggendo la vera natura dell’umanità, per stabilirsi nella natura incontaminata di Floreana. Tuttavia la loro anelata solitudine dura ben poco, visto che vengono presto raggiunti dagli umili e capaci Wittmer (Brühl e Sweeney) e dalla fasulla baronessa Eloise Bosquet de Wagner Wehrhorn (de Armas), che progetta di costruire un resort di lusso sull’isola. Il clima inospitale esacerberà i caratteri di ciascuno, rendendo estremamente problematica la convivenza.
La rivoluzione di paradigma predicata da Ritter e Strauch ricorda il mito del buon selvaggio di Rousseau, la convinzione secondo cui l’uomo in origine fosse un animale pacifico e che sia diventato malvagio solo successivamente, corrotto dalla società e dal progresso. E non è l’unico carico da novanta filosofico che soggiace all’impianto di Eden. Il titolo suggerisce infatti l’idea di un paradiso, che tuttavia esiste solo nelle speranze di chiunque si sia spinto ad abitare sull’isola, qualsiasi fossero le sue intenzioni. Si va alla ricerca di un contatto tra uomo e natura e si scappa dagli orrori della civilizzazione e delle sue conseguenze negative, una tra tutte la guerra. Floreana è una nuova speranza, un riscatto, un luogo incontaminato dove lasciarsi andare alle pulsioni più autentiche dell’essere umano.
L’umanità al suo peggio? No, l’umanità più autentica
Tutte queste riflessioni filosofiche che hanno riempito pagine e pagine di letteratura e cinematografia sono il cuore pulsante di Eden, e il motore degli idealisti personaggi interpretati da Jude Law e Vanessa Kirby, che anche quando litigano lo fanno a colpi di citazioni di eminenti pensatori. Eppure basta inserire delle altre cavie nell’esperimento per far esplodere il loro vero io e mettere da parte la filosofia: il vanitoso dottor Ritter si lascia andare ai più bassi istinti di sopravvivenza, mentre la sua non-moglie Dora si rivela una fanatica del pensiero del compagno. La prima cavia è Heinz Wittmer, ex fante a Verdun, che ha conosciuto i veri orrori dell’umanità e dunque l’essere umano autentico, perciò ha deciso di ricominciare la vita come colono di una nuova terra, trascinandosi dietro la non convintissima moglie Margret e il figlio malato di tubercolosi.
Per una volta Sydney Sweeney rinuncia al ruolo di languida seduttrice e diventa una semplice moglie, un punto di vista sulla donna del XX secolo che anche in un nuovo mondo rimane perlopiù relegata alla cura domestica. Ciò non significa tuttavia che rimanga subordinata al compagno: tutte le donne di Eden infatti sono sempre pronte a sovvertire il gioco di potere maschio-femmina, rivelandosi le più scaltre e autodeterminate. Loro capofila è la baronessa di Ana de Armas, che sfrutta la propria sensualità per costruire un ritratto manipolatore e opportunista, ma in questo sempre coerente. Quella del suo personaggio è una commedia senza fine, ma è la perfetta narrazione per lei.
Nel dolore troviamo la verità, e nella verità la salvezza
Lo sanno i protagonisti del film quanto gli attori, che serve sacrificio per ottenere dei risultati. Dunque anche il cast fa di tutto per uscire dalla comfort zone: lo statutario Jude Law è imbruttito dall’assenza di denti, l’angelica Vanessa Kirby si trasforma in zoppa costantemente immersa nel fango e nello sterco, la sensuale Sydney Sweeney è sbattuta e massacrata dal clima e dalle zanzare. Poste anche tutte queste condizioni, i protagonisti restano comunque bellissimi a confronto con le immagini dei personaggi reali che scorrono a fine film, immortalati nella pellicola degli esploratori degli anni Trenta. Questo pone anche un’ultima riflessione sulla verità dei fatti narrati, poiché la versione sposata nel film è solamente una reinterpretazione dei due opposti racconti dei sopravvissuti alla vicenda. Ma quindi cosa è verità e cosa no?
Tutta questa filosofia, però, spesso rimane fine a se stessa. Perché in fondo Eden tende ad essere intellettualmente appagante ma un poco prevedibile, a volte persino troppo didascalico, arricchito da metafore visive tanto belle (anzi bellissime) quanto urlate. In conclusione Eden è un buon film, con un grande impianto filosofico e visivo che sorregge una trama forse un po’ esile, ma supportata da cast e regia in gran forma. Ma se dovessi scegliere, io non me lo porterei su un’isola deserta.

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