Do Revenge è la teen comedy che Netflix ha provato a realizzare per anni senza mai raggiungere gli obiettivi sperati. I tentativi in questa direzione negli anni si sono sprecati, con titoli che non solo non sono stati in grado di entrare in sintonia con il target di riferimento ma si sono distinti come alcuni dei prodotti qualitativamente peggiori offerti dalla piattaforma, facile citare la trilogia di The Kissing Booth, Tall Girl, Sierra Burgess è una sfigata e The perfect date. Invece il secondo film di Jennifer Kaytin Robinson funziona perché rende omaggio ad alcuni dei titoli iconici prodotti tra la fine degli anni novanta e l’inizio degli anni duemila che sono entrati nel vocabolario pop della gen z. Questo aggiornando il linguaggio sia verbale che visivo al contemporaneo senza però risultare stucchevole.
L’ispirazione dichiarata del film guarda però ad un libro e ad un film che affondano le proprie radici negli anni cinquanta, si tratta del thriller psicologico Strangers on a train, romanzo scritto da Patricia Highsmith e adattato nell’omonimo noir di Alfred Hitchcock. Se in Strangers on a train, inizialmente disdegnato dalla critica per poi essere rivalutato solo recentemente, due sconosciuti si incontrano durante un viaggio in treno e decidono di affidarsi reciprocamente un delitto in modo da non essere collegati in nessun modo l’uno all’altro – inaugurando un filone interno al genere nel quale la fonte del male non deriva da elementi soprannaturali quanto dall’uomo stesso – in Do revenge le protagoniste Drea (Cami Mendes, Riverdale) ed Eleanor (Maya Hawke, Stranger Things, alla quale è affidato per la seconda volta un personaggio queer) scelgono lo stesso metodo ma questa volta per ottenere vendetta o appunto “farsi vendetta” con una dubbia scelta grammaticale.
Conosciamo per prima Drea, la Regina George del prestigioso liceo privato Rosehill Country Day, che si muove in un regno nel quale lei, inizialmente, occupa il rango più elevato della complessa piramide sociale. Nasconde bene l’essere una studentessa sostenuta da una borsa di studio, come la sua provenienza e il non essere nata nella ricchezza e nel privilegio dei compagni. Drea è la it-girl dal guardaroba che fa tendenza, appare su Teen Vogue e sembra avere tutto sotto controllo, dai voti stellari che le spianeranno la strada verso una Ivy League al fidanzato Max (interpretato da un impeccabile Austin Abrams che abbiamo conosciuto in Euphoria), maschio alpha della situazione. Presto però assistiamo al crollo di questo castello architettato con tanta maestria, non facendosi scrupoli ad abbattere chiunque cercasse di ostacolarla. Drea è come Icaro, ha volato troppo vicino al sole e il suo fidanzato ha diffuso il suo sex tape, come recita in voice over una delle battute migliori del film. La vediamo quindi diventare una reietta, avvicinandosi al personaggio di Emma Stone in Easy A, ed essere spedita a lavorare in un tennis club dove avrà tempo di covare il suo risentimento proprio in tempo per il nuovo anno scolastico.
É infatti qui che Drea incontra Eleanor – il doppio opposto della protagonista – il cui aspetto più trascurato e l’attitudine diametralmente opposta a quella delle compagne la portano ad autodefinirsi “una Billie Jean King in un mondo di Maria Sharapova”. Le due che sembrano arrivare da due mondi diversi trovano però un punto di incontro quando Eleanor confessa di aver subito un’umiliazione molto simile quando ad un campo estivo molti anni prima una ragazza alla quale si sera dichiarata aveva sparso falsi pettegolezzi, dipingendola come una predatrice sessuale. Il piano della vendetta Machiavellica emerge quasi naturalmente, anche se durante la sua messa in atto, si rileva meno violento e crudele, non solo rispetto all’esempio Hitchcockiano, ma anche rispetto ai suoi corrispettivi più vicini nel tempo, tra i quali Heathers.
Do Revenge è un trasposizione delle più classiche teen comedy satiriche che, con un’estetica assimilabile ad alcune delle serie tv presenti sempre sulla piattaforma, una fra tutte Sex Education, accarezza temi quali la consapevolezza di classe e l’outing. Strizza quindi l’occhio alla gen z sia da un punto di vista lessicale, con un espressioni che troverebbero facile collocamento anche su Twitter come “cis hetero men championing female identifying students league” o il termine Gennergy per descrivere l’energia emanata dal personaggio che Gleen Close interpreta in Attrazione fatale. Anche la rappresentazione della mascolinità di Max serve questo scopo, con Austin Abrams che si ritrova a rappresentare tutto ciò che il suo personaggio che abbiamo conosciuto in Euphoria non è, un narcisista misogino che si nasconde dietro a una facciata woke. In Max vengono sintetizzati tutti gli ultimi trend in fatto di moda maschile, sul suo moodboard è facilmente individuale Harry Styles, anche se in questo caso la demolizione della mascolinità tossica è solo apparente, una tecnica messa in atto per rendere ancora più efficaci subdole tecniche manipolatorie. Ad incorniciare i toni pastello dei curatissimi costumi, che sono già candidati a diventare la novità di quest’anno in fatto di costumi per Halloween, non poteva mancare una colonna sonora impeccabile. Curata da Este Haim – una delle sorelle Haim che, sia quando si che si tratti di recitazione o che si tratti di musica, non fanno mai un passo falso – non si sottrae al gioco dei richiami mescolando hit del momento come Brutal di Olivia Rodrigo, regina contemporanea dell’estetica YK2, o Happier than ever di Billie Eilish a brani simbolo come Kids in America per Clueless o Praise You di Fatboy Slim per Cruel Intentions.
UNA MAPPA DEI RIFERIMENTI IN DO REVENGE (CONTIENE SPOILER!)
Cogliere i riferimenti è senza dubbio la parte più divertente del film che nonostante riesca ad aggiungere alcuni elementi originali si presenta come un dizionario aggiornato del genere.
Sarah Michelle Gellar – Cruel Intentions
Partiamo dal casting con Sarah Michelle Gellar nei panni della preside del liceo e icona per tutti gli studenti, che, oltre a regalarci la scena migliore del film che comprende anche un bellissimo bonsai, incarna in sé il genere avendo interpretato il manipolatorio personaggio di Kathryn Merteuil in Cruel Intentions.
Croquet – Heathers
Ad aprire il cult sulla vendetta con Winona Rider in uno dei suoi ruoli più iconici c’è proprio una scena in cui il cattivissimo gruppo di Heathers gioca a Croquet, sport simbolo del film.
Makeover – Clueless
Il momento del makeover è una tappa imprescindibile in molte teen comedy, per questo motivo i riferimenti qui sono molteplici anche se è Clueless ad emergere chiaramente. Anche in questo caso, come durante la scena in cui Eleanor è guidata per la nuova scuola attraverso un tour che spiega le caratteristiche di ciascun gruppo, il film riflette queste scelte di sceneggiatura diventate anche clichè. Il makeover è quindi prontamente apostrofato come problematico, come è inevitabile che sia quando a fare da padroni sono slogan in favore dell’accettazione.
Goditi lo spettacolo – Mean Girls
Se Regina George che assiste soddisfatta al caos causato dalla diffusione del Burn Book Diary è un’immagine chiave per l’iconografia del genere, altrettanto la è in Do Revenge quando Drea partecipa allo scandalo causato dalla diffusione dei messaggi privati di Max che lo smascherano in quanto traditore seriale. Qui però la soddisfazione dura poco, se infatti il sex tape di Drea l’ha trasformata in una reietta i tradimenti di Max dopo un breve scandalo iniziale aumentano la sua, già stellare popolarità, evidenziando il doppio standard utilizzato nel giudizio e la natura femminista della pellicola.
Paintball – 10 things i hate about you
L’avvicinamento romantico tra Drea, trope della regina dal cuore di ghiaccio, e il suo nuovo interesse non poteva che avvenire ricalcando il primo appuntamento di un’altro personaggio caratterialmente molto simile, Kat Stratford.
Scena della fontana – Scream
I licei privati e costosissimi teatro di queste storie sembrano non riuscire proprio a fare a meno di una fontana, che diventa il luogo perfetto per fare pause tra un gossip e l’altro. La stessa cosa accadeva anche in Scream dove però le conversazioni erano decisamente più macabre quando studiavano tecniche per evitare di diventare la prossima vittima del killer che stava terrorizzando la città.
Fuga finale – Cruel intentions
Cruel Intentions è il film più citato all’interno di Do Revenge, un’ulteriore e conclusivo esempio è fornito sia dall’apertura quando Eleanor alla guida di una macchina vintage viene prima introdotta nella storia, ancora piena di rancore e con una vendetta da mettere in atto, e alla conclusione quando invece la guida è vittoriosa.
Do revenge è una lettera d’amore al genere e per questo ha voluto dare alla nuova generazione una rappresentazione 2.0 di tutto quello che l’autrice, come gli spettatori, hanno sempre amato di queste pellicole. Senza certamente gridare al cult istantaneo, dal momento che sono evidenti alcuni difetti – tra i quali la lunghezza calibrata non correttamente rispetto all’approfondimento di alcuni personaggi che rimangono nonostante questo poco esplorati e incoerenti, come se mancassero delle scene – è la strada giusta da intraprendere per non trattare il pubblico teen come analfabeta dal punto di vista cinematografico.
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