Disclaimer è il titolo della nuova miniserie thriller con Cate Blanchett e Kevin Kline scritta e diretta da Alfonso Cuarón, tratta dall’omonimo romanzo del 2015 di Renée Knight e uscita in sette puntate su Apple TV+ a partire dall’11 ottobre 2024 dopo la presentazione al Festival del Cinema di Venezia.

Promossa dal reparto marketing come “la prima incursione televisiva di Cuarón”, in realtà arriva dopo la direzione di alcuni episodi tv a inizio carriera e la creazione nel 2014 di una serie intitolata Believe che fu un grosso flop: già questo deve metterci in guardia su come spesso la verità sia diversa da come viene raccontata, tema centrale di questa nuova Disclaimer.

Dopo il debutto a Venezia, un commento ricorrente è che terminati i primi quattro episodi Disclaimer sembra conclusa, ma le ultime tre puntate sono sufficienti per ribaltare tutto e condurre a un finale inaspettato. Ecco perché la recensione sarà divisa in due parti, la prima spoiler-free sui primi quattro capitoli e la seconda con spoiler riguardo a Disclaimer nella sua totalità.

Episodi 1-4: un perfetto sconosciuto (NO SPOILER)

La trama che si articola nei primi quattro episodi di Disclaimer è raccontata in maniera molto accattivante ma non particolarmente originale: un’autrice di documentari di successo vede la propria vita privata e lavorativa andare in frantumi dopo che un anziano docente in pensione pubblica un romanzo a proposito di un fatto avvenuto nel passato di lei.

La forza dei primi quattro capitoli di Disclaimer sta nella sfaccettatura del racconto e nel moltiplicarsi dei punti di vista: da una parte la documentarista Catherine Ravenscroft (Cate Blanchett), dall’altra l’anziano Stephen Brigstocke (Kevin Kline), e tra di loro una giovane coppia in vacanza in Italia nei primi anni 2000, di cui presto identifichiamo lui come Jonathan Brigstocke (Louis Partridge), il figlio di Stephen. A ogni episodio si aggiungono poi altre prospettive: la defunta moglie di Stephen (Lesley Manville), il marito e il figlio di Catherine (rispettivamente Sacha Baron Cohen e Kodi Smit-McPhee) e la giovane Catherine (Leila George).

A ogni linea della vicenda è affidato uno stile narrativo diverso: Stephen Brigstocke parla di sé in prima persona, l’ambiente di Catherine è narrato sia in terza che nella ben più rara seconda persona, mentre il racconto di Jonathan è senza narratore. Ciascun personaggio ha una particolare caratterizzazione visiva e sonora, fatta di dettagli, suoni e focali adeguati alla loro storia. Uno dei più intriganti è Robert, il marito di Catherine, cui vengono riservate camere a mano e zoom irregolari per accentuare il caos emotivo. La vicenda di Jonathan è raccontata con un tono romantico-erotico, aperta e chiusa da effetti iride (transizione tipica del cinema muto usata da Cuarón anche in Harry Potter e il prigioniero di Azkaban): diventa presto chiaro che questo racconto non è la realtà vera e propria, ma quella narrata nel romanzo A Perfect Stranger scritto da Nancy Brigstocke e pubblicato dal vedovo Stephen.

Nessuno tra i protagonisti è del tutto sincero: Catherine è una documentarista, cioè racconta la verità per vivere, ma non esita a mentire a un collega la prima volta che la vediamo in ufficio; il marito Robert racconta storie per far quadrare i conti della sua società; entrambi sono convinti che il figlio sia diverso da ciò che è realmente. Tutti nascondono qualcosa.

Episodi 5-7: tutti nascondono qualcosa (SPOILER)

La scena di sesso con cui si apre Disclaimer racconta di una coppia felice, quella di Jonathan e della fidanzata Sasha. Quest’ultima però deve partire improvvisamente, perciò lascia il ragazzo da solo in Italia, dove conoscerà la giovane Catherine e successivamente troverà la morte nel tentativo di salvarne il figlio. Quattro puntate dopo scopriamo che in realtà Sasha se ne è andata per un’altra ragione, legata allo stesso Jonathan. Il fatto che il quinto episodio smentisca la prima scena è un campanello di allarme, ed è solo una delle tante versioni parziali raccontate nei primi quattro episodi che verranno riproposte specularmente nei successivi tre. Anche l’intensa e coinvolgente scena erotica tra Jonathan e la giovane Catherine del terzo episodio si trasforma in una cruda violenza sessuale nel settimo.

Tutto in Disclaimer assume una valenza doppia, e il signor Brigstocke è il più doppio di tutti, addirittura triplo: non solo indossa per tutto il tempo il cardigan rosa della moglie quasi per riportarla in vita (suggerendo un diabolico richiamo a Psyco), ma negli ultimi episodi risveglia persino Jonathan usando il suo deodorante. Brigstocke è tre persone contemporaneamente, incarna la rabbia per la perdita di un figlio che cerca continuamente di riportare in vita: attraverso la pubblicazione del libro, con il profilo Instagram che apre per portare avanti la vendetta, con la cartolina di Jonathan che arriva a destinazione dopo la sua morte.

Disclaimer lavora tantissimo sugli oggetti. È il libro con le foto erotiche di Catherine che mette in moto la narrazione, il cardigan rosa serve per riportare in vita Nancy Brigstocke, la spiaggia (che è sempre un luogo fondamentale di unione e separazione per Cuarón) è dove si impernia tutta la narrazione intorno alla morte di Jonathan. Anche gli animali possono assumere significati: il rapporto di Catherine coi gatti sta a significare che lei è amorevole ma sfuggente come loro, la volpe che abita nel giardino Brigstocke è una rappresentazione della non affidabilità di Nancy, lo scarafaggio asfissiato sotto un bicchiere da Stephen è la fine che lui desidera per Catherine.

Disclaimer è il racconto di quanto le donne siano poco credute quando (non) denunciano una violenza, ma non solo. Disclaimer mostra come una storia non verificata possa capovolgere la vita delle persone loro malgrado coinvolte nella menzogna. Quanto sia potente la forza di un racconto, anche di quelle piccole bugie quotidiane che ci si racconta in famiglia per coprire una sbavatura, qualcosa di difficile da accettare. Nel finale Robert Ravenscroft domanda a Stephen Brigstocke come mai non abbia mai messo in discussione quanto sapeva di suo figlio, ma Stephen risponde chiedendogli come mai non lo abbia fatto lui: è davvero più difficile credere ai propri cari che a un perfetto sconosciuto?

È tempo che la mia voce venga ascoltata (NO SPOILER)

Pur non essendo esente da difetti, che spesso richiedono sospensione di incredulità o accettazione di palesi incoerenze, Disclaimer si rivela una miniserie solida, ben diretta e ottimamente interpretata da un grande cast capitanato da Cate Blanchett in bilico tra caduta e controllo di sé, anche se la punta di diamante è il diabolico Kevin Kline, il cui personaggio è frammentato, ingobbito e incattivito dal dolore.

A noi potrebbe essere piaciuta oppure no, ma non importa. A Venezia la miniserie è stata accolta dalla critica come un grande noir del 21º secolo, ma giunta sul piccolo schermo ha subìto il giudizio anche di spettatori che l’hanno liquidata con più facilità, tacciandola di vacuità e incoerenza. Oggi più di una volta il pubblico è costantemente polarizzato tra opinioni molto forti che non accettano zone grigie. Disclaimer invita a guardare con attenzione e non credere a tutto ciò che si legge.

Enrico Borghesio
Enrico Borghesio,
Redattore.