Sin dagli anni ‘80, con gli esordi di registi come Spike Lee e John Singleton, il cosiddetto Black cinema ha trovato nuova vita, lasciandosi alle spalle la blaxploitation della decade precedente e aprendosi a nuovi orizzonti e grandi ambizioni. Negli ultimi dieci anni, in particolare, una nuova generazione di autori (Ryan Coogler, Barry Jenkins, Ava DuVernay, Jordan Peele…) ha dato nuova linfa a questo cinema, che occupa un ruolo sempre più centrale nell’industria hollywoodiana, raccogliendo spesso ampi consensi e successi (“Black Panther”, in tal senso, è un film epocale e già pienamente storicizzato). In questo contesto si inserisce alla perfezione “Judas and the Black Messiah” di Shaka King, ennesimo film che si assume il compito di raccontare una pagina oscura delle lotte per i diritti civili degli afroamericani.

Il regista Shaka King

Il regista Shaka King

La pellicola inizia a Chicago nel 1967 quando Fred Hampton, leader della sezione dell’Illinois delle Pantere Nere, fonda la cosiddetta Rainbow Coalition, che pone fine alle rivalità tra i vari movimenti socialisti e anti-capitalisti della città e li riunisce tutti, nel tentativo di riuscire finalmente ad imporre un vero cambiamento sociale. L’FBI allora infiltra nell’organizzazione il giovane criminale William O’Neal, incaricandolo di fornirgli informazioni sulle attività del movimento e di Hampton in particolare.

Lakeith Stanfield nei panni di William O'Neal

Lakeith Stanfield nei panni di William O’Neal, il “giuda” della pellicola.

Il film è un dramma storico ben strutturato e scritto con garbo, che si avvale della bella fotografia di Sean Bobbitt (collaboratore fisso di Steve McQueen) e della messa in scena classica e sicura di King per raccontare al meglio una delle pagine più nere della storia dell’FBI. Il Bureau, guidato da un mefistofelico J. Edgar Hoover (impersonato da un irriconoscibile Martin Sheen), è il vero villain del film ed è raccontato in tutti i suoi meschini meccanismi. La forza della pellicola, che risulta godibile pur senza particolari guizzi, sta però tutta nelle interpretazioni dei protagonisti e nel modo in cui il regista inquadra i loro corpi. Daniel Kaluuya, sorprendente protagonista di “Scappa – Get Out” interpreta Hampton con straordinaria incisività (consigliatissima la visione in lingua originale, visto il gran lavoro svolto dall’attore proprio sulla parlata) ed è bravissimo a passare dal carisma dirompente dei comizi politici alla esitante sensibilità dei colloqui con la fidanzata Deborah Johnson.

Daniel Kaluuya nei panni di Fred Hampton

Daniel Kaluuya nei panni di Fred Hampton, il “Black Messiah” del film. Una performance straordinaria che probabilmente gli varrà l’Oscar come miglior attore non protagonista.

Dominique Fishback, che la interpreta con grande dolcezza, gioca sulla propria fisicità formosa e sulla propria pelle vagamente butterata per dar vita al corpo e all’anima del personaggio forse più bello del film: una donna che porta in grembo una vita ed è innamorata sì di una causa politica, ma anche del proprio uomo che ogni giorno dichiara di essere pronto a morire per i propri ideali. Shaka King, pur impegnato a mettere in scena il dramma storico, dissemina il film di scene intime, in cui i personaggi (e gli attori) rivelano il meglio di sé.

Daniel Kaluuya nei panni di Fred Hampton e Dominique Fishback nei panni di Deborah Johnson, la fidanzata di Hampton.

Daniel Kaluuya nei panni di Fred Hampton e Dominique Fishback nei panni di Deborah Johnson, la fidanzata di Hampton.

All’appello a questo punto manca solo il Giuda del titolo: William O’Neal, interpretato anch’egli alla grande da Lakeith Stanfield, che dà vita a un antieroe cupo e dubbioso, con cui lo spettatore entra in empatia anche di fronte al tradimento commesso. I suoi dubbi e la sua incapacità di esimersi dalla colpa più grande non lasciano indifferenti.

“Judas and the Black Messiah” rimane dunque complessivamente un significativo tassello all’interno dell’itinerario del black cinema contemporaneo di impronta storica e rappresenta soprattutto una bella occasione per ammirare un cast di giovani attori al massimo del loro talento.

Cast

Questo articolo è stato scritto da:

Jacopo Barbero, Caporedattore.