La vertigine è metafora di precarietà, è timore di finire nel vuoto, è bisogno di agganciarsi alla realtà. Confidenza, il nuovo film di Daniele Luchetti, si muove proprio intorno a questo concetto: la paura di cadere, di gettare la maschera e farsi scoprire. Il regista, dopo La scuola (1995) e Lacci (2020), trae ispirazione per la terza volta da un romanzo di Domenico Starnone e scrive con Francesco Piccolo un thriller che oscilla tra l’inquietudine e l’angoscia.

Pietro Vella (Elio Germano) è uno stimato insegnante di lettere che intraprende una relazione con la sua ex alunna Teresa (Federica Rossellini). La ragazza propone, per consolidare il loro legame, di raccontarsi reciprocamente un segreto inconfessabile. Dopo la fine del rapporto il protagonista sposa Nadia (Vittoria Puccini), ma vive costantemente in allarme, preoccupato che la sua confessione venga resa pubblica.

Pietro è un individuo apparentemente mite, un docente molto amato dai suoi allievi, che tiene lezioni alternative e professa la pedagogia dell’affetto. Piano piano il personaggio viene spogliato mostrando la vera natura di quest’uomo, che teme di essere una persona ordinaria e cerca disperatamente di nascondere la sua mediocrità attraverso una silente sopraffazione del prossimo. Non è il segreto a tenere il professor Vella in apprensione per tutta la sua esistenza, è più il terrore che il suo io profondo si disveli improvvisamente. Germano ci restituisce perfettamente il dualismo che caratterizza il personaggio, confermando per la quarta occasione il sodalizio con il cineasta romano.

Luchetti adopera una regia che àncora lo spettatore a una visione proiettata sull’attesa: la camera inquadra la strada dall’alto dei palazzi lasciandoci sospesi esattamente come il protagonista, in attesa dell’imminente e improvvisa caduta.

Le immagini simboliche abbondano in ogni sequenza, quasi arrivando a sembrare didascaliche. Tutto è presagio di negatività e per tale ragione un’aria mortifera invade la quotidianità dei personaggi: i limoni ammuffiti continuamente inquadrati in dettaglio, il taglio su una mano a causa di un bicchiere rotto, i diversi modi attraverso i quali Pietro immagina la morte di Teresa. Le musiche, realizzate da Thom Yorke, contribuiscono a sigillare questa bolla di ansia e accompagnano in crescendo i momenti topici. L’amore e la paura camminano parallelamente e guidano in tempi alternati le vicissitudini di tutte le figure che compongono il mosaico di questo racconto. Vivere il presente diventa difficile a causa del passato che incombe e si insinua, non resta che nascondersi per non essere visti davvero.

Maria Cagnazzo,
Redattrice.