È uscito nelle sale italiane l’11 gennaio 2024, dopo una lunghissima gestazione, Next Goal Wins (Chi Segna Vince nella versione italiana), il nuovo film di Taika Waititi. Il regista neozelandese firma così la sua ottava regia di un lungometraggio, la quarta ad Hollywood, sempre sotto l’ala Disney, detentrice del marchio Searchlight Pictures, distributore sia di Chi Segna Vince sia del precedente Jojo Rabbit nel 2019 (sei candidature agli Oscar e premiato con la statuetta, piuttosto generosa, per la Miglior Sceneggiatura non Originale) nonché di Marvel, con cui Waititi ha diretto Thor: Ragnarok (2017) e Thor: Love and Thunder (2022)

Il film narra il percorso della nazionale di calcio delle Samoa Americane per le qualificazioni ai campionati mondiali del 2014. Nel 2001 la squadra divenne famosa dopo aver subito la peggiore sconfitta mai registrata nella storia del gioco con trentuno reti segnate dalla nazionale australiana, finendo per essere considerata la squadra peggiore della storia. Nel 2011 viene ingaggiato come commissario tecnico Thomas Rongen, olandese ma da tempo attivo negli Stati Uniti, con un curriculum non certo incoraggiante e vari problemi personali per tentare di dare un approccio vagamente professionale alla squadra e raggiungere un obiettivo specifico: non certo la qualificazione ai mondiali (sogno irrealizzabile) né la prima vittoria, bensì il primo gol della storia della nazione. La storia era stata già raccontata in un documentario del 2014, diretto da Mike Brett e Steve Jamison e intitolato anch’esso Next Goal Wins.

Il film ha avuto una gestazione piuttosto lunga e tribolata. Le riprese sono state realizzate tra il 2019 e il 2020 e la postproduzione è stata rimandata numerose volte non solo a causa della pandemia ma anche per la necessità di dover rigirare le scene in cui era presente l’attore Armie Hammer, sostituito da Will Arnett in seguito ai suoi problemi giudiziari. Ulteriori problemi hanno portato il film ad essere distribuito in sala negli stati Uniti solo nel 2023 e possiamo dire solo che tutta la fatica poteva essere risparmiata. Non cercheremo di essere teneri con il film di un regista che fin dal suo arrivo ad Hollywood si crogiola nella sua autoreferenzialità proponendosi come un genio della commedia. Parliamo sicuramente di un film dal peso piuma e totalmente innocuo, sicuramente intento a portare al cinema un pubblico interessato più all’evasione e alla rappresentazione del calcio che al film in sé, ma, a parere di chi scrive, questo aspetto rappresenta un’aggravante e non un’attenuante, soprattutto da parte di un regista che non viene considerato (e non si considera lui stesso) un semplice mestierante.

È desolante pensare che un regista di cui si parla in ottica premi e spesso beneficiario di fiducia delle Major (e di budget importanti) diriga un film così blando ed scialbo. Nulla infatti lascia trasparire un qualsiasi sforzo produttivo per renderlo godibile sul grande schermo: abbiamo una regia pigrissima e ripetitiva, soprattutto nell’inquadrare la rabbia del suo protagonista, una fotografia totalmente piatta e priva di carisma, unite ad un montaggio inutilmente complicato (basti vedere le scene di Haka, la danza tipica Maori). E viene da chiedersi cosa ci possa essere di innovativo in un film sportivo che non decostruisce nulla, che ricalca qualunque stereotipo, che finge di voler inserire tematiche decoloniali e socialmente impegnate per poi rappresentare le Samoa in maniera ridicola e mostrare la figura tipicamente polinesiane delle Faʻafafine senza rispettare per nulla la persona realmente ritratta. 

Un Michael Fassbender biondo platino porta in scena svogliatamente il personaggio di Rongen, banalizzando le sue problematiche, facendo apparire dal nulla i suoi traumi e rendendolo anche inutilmente inquietante. Senza contare la scelta di casting sbagliata per un personaggio reale vent’anni più anziano e assai meno imponente a livello fisico. 

A complicare ulteriormente la situazione abbiamo anche un difetto comunissimo nei film sportivi: la mancata conoscenza dello sport preso in questione, da parte del regista e del pubblico di riferimento e l’incapacità di rappresentarlo, finendo per risultare confusionario nelle riprese e didascalico nei dialoghi.  

Probabilmente il film passerà completamente in sordina, magari stanziandosi un minimo tra gli amanti dei film sportivi e potrebbe mantenere un minimo di popolarità nel mercato casalingo, ma non può certo rappresentare un tassello memorabile nella carriera di Taika Waititi.

Il punto veramente deprimente dell’intera questione è tuttavia uno solo: Next Goal Wins è una commedia che non fa ridere, mai.

Nicolò_cretaro
Nicolò Cretaro,
Redattore.