La produzione di Chaos Walking, nuovo film di Doug Liman (The Bourne Identity, Edge of Tomorrow), è stata particolarmente travagliata. Nel 2011 la Lionsgate ha acquisito i diritti per l’adattamento della serie di romanzi Chaos Walking, scritti da Patrick Ness, e ha affidato la sceneggiatura al premio Oscar Charlie Kaufman (Essere John Malkovich, Se mi lasci ti cancello). In seguito Kaufman ha abbandonato il progetto, e la sua sceneggiatura è stata riscritta da altri sei sceneggiatori tra cui lo stesso Patrick Ness. Infine, tra 2018 e 2019, il film ha subito riprese aggiuntive a causa dell’accoglienza negativa alle prime proiezioni di prova. Purtroppo, questa lavorazione turbolenta si riflette anche nel prodotto finale.

La storia era estremamente promettente, e all’inizio sembra discostarsi dai cliché del cinema di fantascienza. Nel futuro, in un remoto pianeta colonizzato dai terrestri, gli uomini subiscono uno strano effetto che fa sì che i loro pensieri siano visibili a tutti gli altri, sotto forma di proiezioni o echi telepatici. Il giovane Todd Hewitt (Tom Holland) vive in un villaggio senza donne -tutte apparentemente uccise dai nativi del pianeta, gli Spackle-, fino a quando una ragazza di nome Viola (Daisy Ridley), naufraga da una scialuppa lanciata da un’astronave in orbita attorno al pianeta. Per proteggerla dal sindaco Prentiss (Mads Mikkelsen) e per permetterle di contattare la sua astronave, Todd e Viola cominciano un viaggio che porterà alla luce segreti sul mondo che Todd credeva di conoscere. L’idea più interessante naturalmente riguarda proprio la visualizzazione dei pensieri degli uomini o, come viene chiamato nel film, il “rumore”: un flusso di ricordi, pensieri, emozioni e fantasie che aleggia attorno a loro sotto forma di riverberi colorati e di immagini, talvolta estremamente verosimili.

Purtroppo, questa premessa davvero originale non viene trattata in modo coerente. Il “rumore” viene spiegato come un qualcosa di continuo e ininterrotto (come dovrebbe essere il flusso di pensieri nella nostra mente) ma nei fatti sembra intermittente, venendo utilizzato quando la trama lo richiede o quando dev’essere portata avanti la caratterizzazione dei personaggi, o anche per costruire delle gag, come ad esempio quando Todd Hewitt, che non ha mai visto una ragazza per tutta la sua vita, si ritrova in viaggio con Viola e tradisce continuamente la sua attrazione nei confronti di lei. Anche il potenziale per mostrare in modo creativo e originale i pensieri dei personaggi non viene mai sfruttato appieno, e si riduce ad alcuni momenti visivamente interessanti e nient’altro.

La superficialità nell’esplorare il rumore è in realtà sintomo del problema maggiore che affligge Chaos Walking: l’assenza di coesione nello svolgimento della storia. Sicuramente anche a causa delle riscritture e delle riprese aggiuntive il worldbuilding non è pienamente esplorato, molti personaggi vengono introdotti e abbandonati senza che si sappia più niente di loro e pochi sono davvero approfonditi. La storia zoppica da metà film in poi.

La regia di Doug Liman riesce a mantenere un minimo di coinvolgimento nonostante il ritmo altalenante, e la fotografia cupa di Ben Seresin conferisce una concretezza adeguata a questo mondo post-apocalittico, ma da sole non bastano; inoltre nelle scene più concitate il montaggio è disorientante e non riesce a seguire con chiarezza i personaggi. Gli attori fanno del loro meglio, ma è evidente che sia mancata loro una direzione salda e raramente sono convincenti nonostante il loro indubbio carisma.

La sensazione maggiore che emerge alla fine del film è quella di un’occasione sprecata. Anche senza pensare a come sarebbe stato questo film se fosse stato sceneggiato da Charlie Kaufman, considerate le premesse e le persone di talento coinvolte, Chaos Walking risulta un film d’azione fin troppo convenzionale, e per nulla originale o creativo come avrebbe dovuto essere.

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Valentino Feltrin, Redattore