L’estate è sempre un periodo particolare per la sala: si passa da produzioni di alto livello, come Old si Shyamalan nel Luglio del 2021 o Midsommar nel 2019, ad altre più commerciali come l’ultimo capitolo della saga di Fast and Furious e diversi film di casa Marvel usciti tra i mesi di Giugno e Agosto. Il 2022 in questo non fa eccezione, da film più commerciali come Thor: Love and Thunder (Taika Waititi) o Minions 2: Come Gru divenne cattivissimo (Kyle Balda) si passa a una scia più autoriale, come con il Nope di Jordan Peele o l’ultimo lavoro di Cronenberg Crimes of the future. In mezzo al miasma di film per tutti e film per pochi, si è fatto strada in sala l’ultima fatica di David Leitch, già regista degli ottimi Atomica bionda e Deadpool 2 oltre che dello spinoff di Fast and Furious Hobbs and Shaw. Come da portfolio, anche in questo caso ci si ritrova davanti a un film che punta tutto sull’azione mescolata però a una comicità molto presente e a un cast di star hollywoodiane e non. Ma sarà riuscito Leitch a superarsi con questa pellicola?
YIN E YANG, MANDARINO E LIMONE
Il cinema di Leitch sembra caratterizzato dalla contemporanea presenza di più personaggi ognuno memorabile a modo suo e questo Bullet Train non fa eccezione, presentandosi con una narrazione dalla suddivisione corale in cui per volere o per forza finiscono per spiccare alcuni personaggi piuttosto che altri. Su tutti il protagonista Ladybug (Brad Pitt), mercenario appena tornato sul campo che accetta il “facile lavoro” di rubare una valigetta a bordo di un treno che collega Tokyo a Kyoto. A complicargli il compito saranno una serie di altri assassini e mercenari a bordo del treno tutti con obiettivi diversi che finiranno però per intrecciarsi tra loro.
Assieme al protagonista a spiccare maggiormente sono i gemelli (diversi) Lemon (Brian Tyree Henry) e Tangerine (Aaron Taylor-Johnson), in costante disaccordo tra loro ma caratterizzati da un reciproco rispetto e amore, e Prince (Joey King), la giovane assassina dalle mille risorse. Di certo anche gli altri personaggi non sono meno interessanti o riusciti, grazie anche a un cast di grandi nomi come Hiroyuki Sanada e Andrew Koji, rispettivamente nei panni di The Elder e The Father, o Michael Shannon nei panni di White Death. A questi vanno aggiunti poi i numerosi camei e richiami, dai più immediati come il The Hornet di Zazie Beetz o il personaggio di Logan Lerman ad altri più brevi e simpatici, che lasciamo scoprire allo spettatore.
Elemento centrale che arricchisce una narrazione altrimenti piuttosto semplice è quello della dualità tra fortuna e sfortuna, con una leggera ma interessante lettura che i vari personaggi danno al procedere delle vicende tirando in ballo anche concetti come fede e destino che poi ritornano alla base della sceneggiatura per portare i personaggi in un modo o nell’altro tutti sullo stesso treno.
GIAPPONE AL NEON
Uno degli elementi che più sorprende del film lo si incontra ancora prima di entrare in sala, infatti la pellicola è stata classificata con un rating di 16+ in America e un divieto ai minori di 14 anni nella penisola. Una scelta rischiosa che priva il film di una fetta di pubblico abbastanza sostanziosa visto il genere di appartenenza ma che riesce in questo modo a schiacciare l’acceleratore su una violenza estremamente esplicita sia in ambito linguistico, con una spiccata volgarità verbale, sia sul piano più fisico, con litri e litri di sangue che vengono sparsi lungo la tratta del treno. A questo si aggiunge un elemento comico quasi demenziale, che spazia da siparietti comici sulla sfera sessuale a battute ricorrenti che diventano vere e proprie gag come quella sul Trenino Thomas.
Sull’aspetto tecnico il film funziona soprattutto grazie a un’ottima fotografia e all’uso di scenografie decisamente d’impatto, mentre è sulla regia che si rimane parzialmente delusi: Leitch porta a casa infatti un film che è sicuramente riuscito e senza grosse sbavature, ma senza mai provare a toccare le vette raggiunte in precedenza (basti pensare allo scontro mozzafiato in piano sequenza presente in Atomica Bionda).
Sul lato attoriale, come accennato sopra, ci si ritrova davanti a un ottimo cast che riesce a far spiccare anche i personaggi più semplici. Intelligente è per esempio l’uso del rapper Bad Bunny come The Wolf, criminale del cartello messicano che preferisce picchiare piuttosto che parlare (mascherando così le lacune recitative), mentre al contrario sono stati usati Michael Shannon e Hiroyuki Sanada che, anche se secondari, riescono a portare in vita personaggi decisamente iconici. Ultimo ma non per importanza non si può poi non nominare Brad Pitt, che riesce ad interpretare questo assassino in costante contraddizione e dall’aria quasi sorniona che cerca di bilanciare il proprio lavoro e la violenza con la ricerca di una stabilità e pace interiore.
CONCLUSIONI
Con questo film, David Leitch riesce a confezionare un ottimo mix di azione e comicità, aiutato da un cast di star più o meno conosciute e da una sceneggiatura semplice ma farcita di interessanti spunti di riflessioni sulla visione della propria vita. Al tutto si aggiunge una spiccata violenza sia verbale che fisica, che riesce a donare alla pellicola un plus decisamente ben accetto, mentre sul lato tecnico ci si assesta su un ottimo livello, anche se sembra mancare quella particolare scintilla che da un regista come Leitch ci si poteva aspettare. Un ottimo film d’azione, perfetto per rinfrescare queste ultime afose giornate estive.
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