Arcane, Super Mario Bros, The Last of Us, Fallout, gli ultimi anni ci hanno regalato come mai prima d’ora un progressivo avvicinamento del mezzo cinematografico/televisivo a quello videoludico, da cui trarre nuove storie e nuovi personaggi da muovere all’interno di nuovi mondi. La coppia cinema-videogioco ha un rapporto burrascoso, tuttavia alcuni dei progetti nati da questo connubio hanno saputo mettere d’accordo un po’ tutto il pubblico, sia chi di videogiochi non capisce nulla, sia chi passa le proprie giornate partita dopo partita, missione dopo missione.
Agosto 2024, Eli Roth si unisce al coro e porta con sé uno dei titoli più amati tra i videogiochi action-RPG, Borderlands. E qui la domanda fondamentale è solo una: Eli, cos’è successo?
Una scrittura da rivedere
Sin dalle prime immagini rilasciate, Borderlands aveva incuriosito non poco i fan della saga videoludica. Il film riprende la storia del primo capitolo della saga (a cui sono seguiti Borderlands 2, 3, e vari spin-off), ambientato sul desolato e lontano pianeta Pandora nel cui sottosuolo si nasconde una misteriosa cripta aliena che si dice contenga straordinarie tecnologie e segreti inestimabili. Uno degli aspetti più affascinanti è rappresentato dai personaggi della serie, ognuno con una propria personalità e capacità uniche in grado di essere potenziate man mano che si avanza nel gioco. Per rendere giustizia al materiale d’origine, Borderlands avrebbe dovuto regalarci una sfilza di personaggi accattivanti e ben caratterizzati, in grado di legarsi tra di loro ed emozionare lo spettatore. Crediamo che il compito non sia riuscito nel migliore dei modi.
Come già detto, la trama del film ricorda la storia del primo videogioco della serie: la giovanissima Tina (Ariana Greenblatt) è scomparsa dalla struttura in cui si trova in cura, rapita dallo “psicopatico” Krieg (Florian Munteanu) e dal soldato Roland (Kevin Hart). Il padre della piccola, Atlas, assume Lilith, esperta cacciatrice di taglie interpretata da Cate Blanchett, per ritrovare la figlia. La cacciatrice localizza la ragazzina su Pandora, grazie al robot Claptrap (in originale doppiato da Jack Black), non si sa come programmato per attivarsi solo al ritorno di Lilith sul pianeta. Il ritrovamento di Tina si intreccia con la storia della misteriosa Cripta e ben presto Lilith si ritroverà alla sua ricerca in compagnia di uno strano gruppo di amici, dei quali fa parte anche la dottoressa Patricia Tannis (Jamie Lee Curtis). Tutto faceva pensare a un buon film d’azione, in grado di intrattenere anche chi non conoscesse il videogioco. La storia che Borderlands costruisce, tuttavia, si perde in una scrittura che vuole essere eccessivamente trasgressiva, battute non molto divertenti e rapporti tra i personaggi caratterizzati da una chimica quasi inesistente. Anche il casting poteva essere promettente, ma a volte gli attori sembrano essersi ritrovati sul set casualmente e all’improvviso, senza la minima idea di come comportarsi. Dalle recensioni in lingua inglese pare che l’unico a essersi effettivamente divertito sia stato Jack Black al doppiaggio, ma come potete ben immaginare, nella versione italiana lo perdiamo completamente. Dev’essere successo qualcosa durante la realizzazione di questo film, ma cosa esattamente?
Sia chiaro, la scrittura magari non è totalmente da buttare, ma non dobbiamo per forza far sì che ogni singola scena abbia una gag. Se si tratta di una gag vista e rivista, poi, è ancora peggio.
Quanto c’è di accurato?
Naturalmente, adattare uno sparatutto in prima persona come Borderlands per il cinema implica la necessità di costruire una trama più complessa rispetto ai videogiochi. I personaggi protagonisti del film sono, infatti, presi da più di un titolo della saga (Tina, ad esempio, compare solo dal secondo), i loro rapporti e backstories sono stati modificati per favorire la scrittura cinematografica. Per quanto riguarda costumi, design delle armi e scene d’azione, è tutto molto vicino alla materia d’origine. Gli abiti dei personaggi e gli oggetti di scena sono praticamente perfetti, le scene d’azione caotiche e psichedeliche rendono omaggio alle sequenze di combattimento nei videogiochi. Tuttavia, il loro essere così confuse e spericolate le rende spesso poco comprensibili, riducendo l’effetto spettacolare, che per un film d’azione di questo tipo è fondamentale. Anche la regia di Roth, sebbene il più delle volte fluida e coerente, finisce per perdere di molto durante le sequenze più dinamiche e animate. L’azione rimane l’elemento fondamentale, ma si trova in uno spazio sospeso tra l’essere troppo caotica per annoiare, ma allo stesso tempo troppo poco comprensibile per intrattenere come vorrebbe; un limbo particolarmente sfortunato in cui ritrovarsi.
C’è poi da affrontare la questione della grafica unica dei videogiochi, realizzata tramite un sistema non fotorealistico di visualizzazione di modelli 3D chiamato cel-shading. Questo stile ha come scopo quello di far risultare i personaggi (che siano protagonisti di un film d’animazione o di un videogioco) come se fossero disegnati a mano, con bordi neri molto spessi e colori a tinta unita. La grafica del videogioco trova spazio all’interno dei bellissimi titoli di coda del film, in cui ai nomi degli attori viene abbinato il rispettivo personaggio. A questo punto sorge spontanea una riflessione: Borderlands avrebbe avuto più successo se avesse seguito la strada dell’animazione rispetto a quella del live-action? È forse una domanda a cui non avremo mai risposta.
Che ne sarà di Borderlands? Per ora il pubblico ha parlato, e le parole non sono state molto carine. È abbastanza chiaro che il progetto originale di Eli Roth prevedesse più di un film, dato che alcuni dei personaggi della saga preferiti dai giocatori non sono presenti in questo Borderlands. Resta solo da chiedersi se questo progetto continuerà ad andare avanti, e per ora, vedendo le opinioni di audience e critica, l’ago della bilancia pende verso una risposta negativa. Ma non è bello sperare che un progetto fallisca, soltanto che Eli Roth adotti un approccio un po’ diverso alla scrittura e decida di eliminare del tutto quelle fastidiosissime gag di cui non sentivamo per niente bisogno.
Mentre aspettate l’esito della situazione, magari date un’occhiata ai videogiochi di Borderlands, che oltre a essere appassionanti hanno un ottimo rapporto qualità-prezzo!
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