Al termine della visione di Bone Tomahawk, la prima considerazione che giunge alla mente è che S. Craig Zahler è ufficialmente uno dei registi indipendenti da tenere d’occhio nei prossimi anni. Salito alla ribalta con lo splendido Dragged Across Concrete di tre anni fa, Zahler mostra sin dal suo esordio nel 2015 con Bone Tomahawk di essere capace di creare un cinema estremamente personale e focalizzato sulla creazione di personaggi iconici e al contempo realistici. Il film è ambientato nell’America di fine Ottocento, quando la tranquillità di un piccolo villaggio viene sconvolta da un inquietante accadimento notturno: un’infermiera, un criminale ferito e il giovane vice-sceriffo sono scomparsi nel nulla. A portarli via, si scopre presto, è stata una tribù di cavernicoli cannibali. Lo sceriffo e altri tre uomini, compreso il marito della donna, decidono di partire per ritrovare e trarre in salvo gli sventurati.  Sebbene l’incipit ricordi un incrocio tra Sentieri Selvaggi di John Ford e Le colline hanno gli occhi di Wes Craven, il risultato finale risulta essere uno dei western più originali e riusciti prodotti negli ultimi anni. S. Craig Zahler, anche sceneggiatore del film, costruisce dei personaggi solidi, che impariamo ad amare durante la pellicola, grazie a scambi di battute che sembrano essere scritte da Tarantino e filtrate dalla sensibilità di Jim Jarmusch. Zahler riesce ad aggiungere a questa combinazione un’impronta più realistica rispetto ai due colleghi registi, creando un risultato ancora diverso, in qualche modo più umano. Questo improbabile quartetto di eroi è portato in scena magistralmente da Kurt Russell, Matthew Fox, Richard Jenkins e Patrick Wilson, che lavorano tutti di sottrazione e senza essere mai sopra le righe. Se Kurt Russell si limita a fare Kurt Russell in maniera più bonaria rispetto al solito, le due punte di diamante della pellicola risultano essere un sorprendente Patrick Wilson, che porta in scena un’interpretazione fisicamente ed emotivamente intensa, e il grandissimo  Richard Jenkins, che con la sua parlantina e i continui aneddoti fa entrare il suo Cicoria direttamente nei nostri cuori. Anche Matthew Fox, il mitico Jack di Lost, non sfigura di fianco ai colleghi e dipinge un personaggio molto più profondo di quello che può sembrare a un primo impatto. 

A  S. Craig Zahler non basta però produrre un buon western e decide di rinnovare il genere inserendo elementi di puro horror all’interno della pellicola, con rimandi folcloristici e splatter in abbondanza, realizzato efficacemente nonostante il basso budget con effetti speciali artigianali, soprattutto nella parte finale del film. Il passaggio da un genere all’altro risulta essere naturale e mai forzato anche grazie alla presenza continua di un’ironia di fondo che permette al film di non prendersi mai troppo sul serio e di mantenere un miracoloso equilibrio, caratterizzato da un tono totalmente anticlimatico, sottolineato anche da una colonna sonora pressoché assente. Il regista, oltre a essere una penna sopraffina ed estremamente abile nella direzione degli attori, come confermato anche nel successivo Dragged Across Concrete con Mel Gibson e Vince Vaughn in grande spolvero, sfoggia anche un’ottima padronanza della messa in scena, con un ampio uso della camera fissa e di campi lunghi, che riescono a dare un’idea di grande staticità, di attesa, di frustrazione per l’impossibilità di poter salvare subito i propri cari, sfruttando pienamente lo scenario desertico in cui è ambientata la pellicola. Ed è proprio sull’attesa che è costruito il film, un’attesa realistica e opposta alla classica adrenalina hollywoodiana, esattamente come realizzato da Jim Jarmursh con il suo meraviglioso Dead Man.

L’opera prima di S. Craig Zahler non si può definire un capolavoro, ma risulta essere una pellicola prima estremamente godibile,  originale e capace di dare nuova linfa a un genere come il western, risultato spesso stagnante negli ultimi anni, che però sta vivendo finalmente una nuova giovinezza anche grazie a opere come questa.

Il film è disponibile in streaming su Prime Video.

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Luca Orusa, Redattore