Prima di poter parlare di Blackout Love bisogna capire che genere di film è. Il lungometraggio confezionato da Francesca Marino viene definito una commedia non romantica, definizione più che adatta. Questa non è una storia d’amore, ma una storia che parla dell’amore, nello specifico della parte più dolorosa di quest’ultimo, dei graffi e delle ferite che possono lasciare le relazioni. Ciò che risulta è una commedia che tende spesso ad avere picchi drammatici, e che esce quindi dai canoni della commedia romantica classica.
Seguiamo la storia di Valeria (Anna Foglietta) che già dalle prime scene si vuole mostrare come una donna tanto forte quanto solitaria, saltando di letto in letto senza volere alcun legame e mantenendo orgogliosamente un completo controllo sulla sua vita. Ma l’unica cosa forte e ruvida è la corazza che ha costruito attorno a sé per proteggere un animo sensibile e ancora scottato dalla spiacevole fine di un grande amore. Quando si ritrova il suo ex compagno Marco (Alessandro Tedeschi) in casa dopo che l’uomo ha subito un grave incidente con conseguente perdita di memoria, a Valeria verrà chiesto di stare al gioco per evitare ulteriori shock a Marco. Riluttante all’idea di rivivere in modo fittizio una storia così dolorosa, deciderà infine di sfruttare l’occasione per attuare la sua vendetta.
Oltre alle costante presenza di momenti drammatici in un film che sostanzialmente è una commedia, c’è anche il delineamento dei protagonisti a rendere più difficile l’immersione per il pubblico. Valeria e Marco tendono a mostrare solo i loro difetti caratteriali, che li rendono dei personaggi a volte fastidiosi e pungenti per i loro modi di fare, soprattutto quando interagiscono tra loro, rendendo lo spettatore un elemento esterno che fatica ad amalgamarsi e immedesimarsi nelle vicende.
Ma nonostante il film prenda decisioni particolari che rendono più complessa la possibilità di immergersi nel racconto, tutto è gestito nel migliore dei modi per ottenere comunque un buon risultato.
Anna Foglietta ci mostra una grande prova attoriale, con una versatilità eccezionale in grado di passare senza problemi dalla spensieratezza della commedia alla profondità del dramma.
Dal lato registico si denota la capacità di gestire questi grandi cambi di stile, mantenendo la storia un tutt’uno e coerentemente sviluppata per quanto possibile, con un lievissimo calo verso il finale che può sembrare non prenda la direzione più logica, dovuto al crescendo dei toni tragici pur restando di fondo una commedia.
Per quanto i personaggi siano costruiti per essere distanti e in un costante conflitto interiore ed esteriore, risulta possibile empatizzare con loro. In particolare Valeria, che tenta continuamente di non mostrare le sue debolezze tanto ai personaggi quanto allo spettatore, non riesce ad evitare di nascondere un dolore a cui tutti, chi più chi meno, sono familiari per esperienze personali o vicine. Il dolore sentimentale della fine obbligata di un rapporto senza possibilità di spiegazioni, un elemento portante della propria vita che da un giorno all’altro sparisce senza motivo, lasciandoti ferito e desideroso di un riscatto per riprendere le redini della tua vita. Un riscatto che Valeria cerca disperatamente, sentendo di essere uscita sconfitta dalla rottura e privata della possibilità di esprimere le proprie opinioni al riguardo.
Il film porta con sé un grande quesito. Quando finisce un amore c’è chi lascia e chi viene lasciato, un vincitore e uno sconfitto, oppure si vince e si perde insieme?
Ci viene mostrato il lato peggiore dell’amore, quello che consuma, che fa nascere il risentimento, il suo essere competitivo, una corsa a chi si riprende meglio alla fine del rapporto.
Blackout Love è un progetto coraggioso per le sue particolarità, ma che riesce ad essere interessante e a conciliare due generi che di base sono divergenti. Il film merita la visione per quanto non sia per tutti. Ma se si riesce a vedere oltre le problematiche date dall’inconciliabilità dei generi su alcuni punti, si potrà osservare un prodotto ben confezionato che vale la pena di conoscere.
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