Ammettiamolo, a tutti noi quando sentiamo il nome “John Krasinsky” viene in mente Jim Halpert dalla sitcom The Office. Ma per i più cinefili, non sarà sicuramente passato inosservato il suo esordio alla regia datato 2018 con A Quiet Place, film con un budget di 17 milioni e che ne ha incassati 340 milioni, per non parlare dei numerosissimi premi e nomination che ha ricevuto. Un successo meritatissimo per un horror grandioso, che portò quindi lo stesso Krasinsky ed i produttori a creare un seguito. 

Si arriva al 2019, con un teaser trailer nel mese di Dicembre ed un trailer vero e proprio il mese successivo. Ma causa pandemia il tutto ha subito un grosso rallentamento ed in alcuni casi (come questo) un blocco totale. Ma finalmente una luce in fondo al tunnel è arrivata e nel mese di Giugno 2021 l’attesissimo sequel è arrivato nelle nostre sale. Proprio il caso di dire “meglio tardi che mai

IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI

Con il primo capitolo si era riusciti a trovare una formula vincente: il silenzio. La presenza di questi mostri iper-sensibili ai rumori, ciechi ma (quasi) immortali grazie alle loro scaglie permetteva al film di mantenersi per un’ora e mezza in costante tensione fino al finale, unico punto leggermente più debole della produzione.

Il sequel inizia con una sequenza di circa 15 minuti che funge da “prequel” delle vicende e ci mostra il Giorno 1, quando tutto ebbe inizio, permettendo così di scoprire qualcosa di più sull’arrivo e la comparsa di queste misteriose creature sulla Terra. Già qui Krasinsky dimostra di saper stare efficacemente dietro la macchina da presa e soprattutto di aver chiaro in mente tutto ciò che deve mostrare e come, riuscendo a confezionare una sequenza che parte nella calma più piatta e che si ribalta completamente nell’arco di alcuni secondi.

Il film procede poi con la vera storia del film. Riprendendo esattamente dove il precedente si era concluso, ci vengono mostrati i restanti membri della famiglia Abbott lasciare il loro rifugio ormai devastato in cerca di una nuova casa. Si procederà poi con un racconto in due archi: nel primo seguiamo Regan Abbott (Millicent Simmonds) alla ricerca di un’isola sicura inseguendo un misterioso segnale radio, aiutata dalla new entry Emmett (Cillian Murphy); nel secondo arco vediamo il tentativo di sopravvivenza di Evelyn Abbott (Emily Blunt) con suo figlio Marcus (Noah Jupe) ed il figlio neonato.

Questi i personaggi che porteranno avanti le vicende del film e che saranno presenti per la quasi totalità del tempo. Sono presenti predoni o altri sopravvissuti, ma dei quali non si conosce nulla (nemmeno il nome) e che hanno ruoli talmente secondari da essere relegati quasi ad essere delle mere comparse

L’elemento vincente del film risulta sicuramente in Cillian Murphy. Era dai tempi di 28 Giorni Dopo (Danny Boyle, 2003) che non lo si vedeva in un ruolo simile ed anche qui risulta completamente calato nella parte. La componente più forte del personaggio è anche quella di essere nuovo, un qualcuno di cui noi spettatori non sappiamo nulla, di cui non sappiamo se poterci fidare completamente e che impariamo a conoscere grazie ad una scrittura asciutta ed efficace, che non si perde quindi in discorsi inutili e che potrebbero rubare l’attenzione.

Ciò non significa però che gli altri personaggi risultino peggiori. Emily Blunt riesce anche qui, come nel primo, a dare un’ottima prova attoriale, grazie anche alla ovvia chimica con il marito/regista, ma lo stesso discorso risulta applicabile ai due attori più giovani che interpretano i figli, soprattutto per Millicent Simmonds che regge il confronto delle scene assieme a Murphy, consci anche del fatto che il suo personaggio è sordo-muto e di tutte le conseguenze che ciò comporta.

ANSIA A MILLE

Compito non da poco, questo seguito riesce a riprendere l’ansia onnipresente del primo capitolo riuscendo addirittura ad ampliarla. Con la sequenza finale del primo capitolo, i protagonisti scoprono un punto debole dei mostri e che premette loro di uccidere l’invasore arrivato alla loro fattoria. C’era quindi il rischio che questo seguito risultasse troppo improntato all’azione, rinunciando all’elemento più horror riuscitissimo nella precedente iterazione. Qui il film fa un enorme passo in avanti, riuscendo a mischiare bene quell’elemento di sopravvivenza e costante pericolo con la (seppur flebile) possibilità di poter uccidere alcuni dei mostri, ma riuscendo ad inserire l’elemento non come conseguente immortalità ed estrema potenza degli umani ma come “ne ho ucciso uno e posso forse avere il tempo di scappare”.

Seguendo questa tecnica il film riesce a diventare probabilmente uno dei migliori horror degli ultimi anni, grazie anche ad una sceneggiatura solida che fornisce allo spettatore sempre ulteriori informazioni sul mondo in cui i personaggi vivono, sui mostri, su cos’è successo in passato. Informazioni magari non di fondamentale importanza, ma che portano a scacciare via la sensazione del “sequel fatto solo per soldi” che sicuramente non si applica a questo caso.

Risulta doveroso spendere alcune parole di elogio per la regia di Krasinsky e la fotografia di Polly Morgan, che riescono a dipingere un viaggio verso l’ignoto ricco di scorci memorabili e sequenze mozzafiato, soprattutto quando i mostri entrano in azione. Doveroso anche fare presente come il design di quest’ultimi sia nettamente migliorato dal precedente, con una cura della CGI di livello superiore con mostri che risultano una gioia per gli occhi ogni volta che compaiono a schermo.

CONCLUSIONI

Dopo un riuscitissimo primo capitolo, Krasinsky riesce a costruire un sequel che riesce a migliorare su tutti i fronti. La regia e la fotografia risultano ottime, con sequenze e scorci che rimarranno nella mente dello spettatore anche tempo dopo la visione, e la sceneggiatura riesce a mettere in atto una storia interessante e spaventosa, con pochi personaggi ma ben caratterizzati. Punto più alto risulta l’interpretazione di Cillian Murphy con un personaggio stupendo, senza dimenticarsi però anche degli altri. Ottima anche la CGI.

Sicuramente da recuperare per chi ha apprezzato il primo e per chi cerca un ottimo film in sala durante l’estate.

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Mattia Bianconi, Redattore