Anche in Italia l’arte del costume vanta eccellenze riconosciute in tutto il mondo. Tra queste risalta il nome di Piero Tosi, costumista che ha contribuito a segnare un’epoca della cinematografia italiana e a rinnovare la tradizione del mestiere.

CARRIERA E COLLABORAZIONI

Nato in Toscana, fortunata terra d’arte, il 10 aprile 1927, muore a Roma, dimora della cinematografia in Italia, il 10 agosto 2019. Tra queste due date 92 anni di cura minuziosa e di attenzione al dettaglio che fanno di Tosi un maestro del costume e del cinema italiano. Dopo gli studi all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, la sua carriera inizia tra le quinte teatrali nel 1947. Nel 1949 è l’amico Franco Zeffirelli a proporlo come assistente costumista per Troilo e Cressida di Shakespeare, andato in scena quello stesso anno nei giardini di Boboli con la regia di Luchino Visconti. È dopo questo incontro che il lavoro di Tosi esce per la prima volta dall’ambiente del teatro e approda in quello del cinema. Già nel 1951, infatti, è proprio Visconti a chiamarlo a occuparsi dei costumi per il film Bellissima. Il primo approccio al grande schermo ha quindi per Tosi il preciso stampo del Neorealismo, cosa che con tutta probabilità rafforza la sua naturale tendenza alla cura millimetrica dei dettagli e all’attenta rappresentazione del vero.

Anna Magnani in una scena di Bellissima

L’incontro con Visconti non è che il primo fortunato di una lunga serie. Nel corso degli anni, e fino ai primi anni Duemila, Tosi collabora infatti con molti grandi nomi della cinematografia italiana. Bolognini, De Sica, Fellini, Cavani, Pasolini e lo stesso Zeffirelli sono solo alcuni dei maestri che affianca nel tempo, contribuendo a definire l’immaginario del cinema italiano di quegl’anni. A metà anni Settanta ha l’occasione di esportare la sua arte anche all’estero: Stanley Kubrick lo chiama per lavorare ai costumi di Barry Lyndon (1975), ma Tosi, che parla l’inglese male e poco volentieri e che detesta volare, declina l’invito e suggerisce al posto suo un’altra brillante, e allora giovanissima, costumista italiana, Milena Canonero. Nonostante ciò, la sua estetica raffinata e il suo approccio allo studio del contesto storico lo portano spesso all’attenzione della critica nazionale e internazionale. Vince nove Nastri d’argento (di cui uno alla carriera), due David di Donatello e due BAFTA Awards. Candidato cinque volte ai premi Oscar, l’Academy lo premierà soltanto nel 2014, con il prestigioso Oscar onorario alla carriera per i suoi “incomparabili costumi che superano il tempo facendo vivere l’arte nei film”.

IL SODALIZIO CON VISCONTI

Non di rado capita che tra registi e costumisti si instaurino proficui rapporti di affinità elettiva grazie a un comune gusto estetico o a comuni tendenze nell’osservazione e analisi delle cose.

È il caso del duraturo sodalizio tra Piero Tosi e Luchino Visconti. Già dalla prima collaborazione per Bellissima, è evidente come i due riescano a muoversi senza fatica con una certa sintonia d’intenti: per il regista neorealista è massima l’urgenza di presentare al pubblico spaccati di realtà che raccontino la quotidianità nel modo più verosimile possibile, e così anche gli abiti indossati da Anna Magnani, splendida protagonista dell’opera,  aderiscono con precisione alla vita autentica, e sono efficaci nel  raccontare la cultura, le condizioni sociali e la psicologia del personaggio.

Anche nei momenti in cui la ricerca del regista si sposta verso altri temi e altri tempi, l’intesa con il costumista resta solida, e i due tornano a collaborare in numerose occasioni. Anzi, è proprio con soggetti meno contemporanei che il genio di Tosi ha la possibilità di emergere a pieno, tanto da diventare, con le sue creazioni, protagonista sullo schermo. Nel 1963 esce Il Gattopardo, accurato dipinto di un’Italia che si muove incalzata dalla storia, tratto dall’omonimo romanzo e caso editoriale di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Ambientato in Sicilia, in un epoca in cui tutto cambia forma ma poco progredisce nella sostanza, il film cattura a pieno il fermento risorgimentale, così come l’attenta ricostruzione storica dei costumi inquadra i personaggi sia nel preciso intreccio delle loro relazioni interpersonali, sia nel più grande panorama del contesto politico e storico. La scena del ballo è in questo senso particolarmente emblematica: qui gli oltre 400 costumi realizzati diventano testimoni del lusso dell’ormai decadente aristocrazia. Indelebile l’immagine di Claudia Cardinale nel maestoso abito da ballo in organza avorio indossato nei panni di Angelica.

Il film Il Gattopardo

Piero Tosi con Claudia Cardinale nel film Il Gattopardo

Anche in Morte a Venezia (1971), pellicola tratta da una novella di Thomas Mann e ideale secondo capitolo della cosiddetta “trilogia tedesca” di Visconti, l’attenzione alla ricostruzione storica è minuziosa. Tosi modella e dipinge i personaggi di un dramma dall’estetica decadente, estetica che assume qui una precisa funzione narrativa e concettuale oltre che di appagamento visivo. Costumi e make up si prestano alla metafora della “malattia” – della città così come dell’uomo – e indagano in maniera teatrale e a tratti grottesca il tema della perenne lotta tra la tendenza apollinea e quella dionisiaca, tensione idealmente rappresentata proprio dal protagonista dell’opera, interpretato da Dirk Bogarde.

Il film Morte a Venezia

Dirk Bogarde in Morte a Venezia

L’EREDITÀ DI UN MAESTRO

Quasi mai pienamente soddisfatto del suo lavoro, perfezionista fino all’eccesso, Tosi è stato a lungo insegnante alla Scuola Nazionale di Cinema presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, e ha contribuito a formare le nuove eccellenze del costume italiano. Stimato dai colleghi, è stato d’ispirazione per molti: sempre Milena Canonero, nel 2017, ritirando il suo Orso alla Carriera alla 67esima Berlinale ha omaggiato il maestro dedicandogli il premio con affetto.

Nel 2008 il Centro Sperimentale di Cinematografia gli ha dedicato il documentario L’abito e il volto. Incontro con Piero Tosi (Francesco Costabile), racconto dell’uomo e del professionista, e del suo rapporto con attori e registi. Sempre il Centro Sperimentale, nel gennaio del 2019 – a pochi mesi dalla scomparsa del maestro – ha realizzato la mostra Piero Tosi: esercizi sulla bellezza, che ripercorre la sua carriera artistica dall’88 al 2016 per mezzo di ritratti, foto di scena, filmati e bozzetti originali.

Questo articolo è stato scritto da:

Anna Negri, Redattrice