Dal 18 al 24 luglio torna in sala Pane, amore e fantasia di Luigi Comencini. La versione restaurata del celebre film del 1953 è inclusa in una cinquina di capolavori scelta da Titanus, Nexo Cinema e Rai Com per celebrare il 120º anniversario della casa di produzione fondata a Napoli nel 1904 da Goffredo Lombardo. L’iniziativa, denominata Titanus 120 Classics, è parte della campagna estiva Cinema Revolution.
Gli spettatori avranno la possibilità di ritrovarsi nell’immaginario paesino di Sagliena (nella realtà Castel San Pietro Romano), lasciandosi abbracciare da una sana spensieratezza e una buona dose di romanticismo.
La pellicola di Comencini, scritta insieme a Ettore Maria Margadonna, si inserisce in un breve periodo storico del cinema denominato Neorealismo Rosa, in cui si passa dai contrasti drammatici e sociali delineati dal Neorealismo alla messa in scena di sentimenti gioiosi e autentici. Questa fase apre la strada a quella che negli anni successivi sarà la commedia all’italiana.
Le tematiche trattate risultano molto più leggere e riflettono il desiderio di evasione dopo un momento tormentato e doloroso.
Nonostante il filone abbia spesso fatto storcere il naso alla critica, Pane, amore e fantasia si è aggiudicato nel 1954 l’Orso d’argento a Berlino e il Nastro d’Argento per la miglior attrice protagonista, nel 1955 è stato invece nominato agli Oscar nella categoria Miglior Soggetto.
Il film è il primo episodio di una tetralogia e sarà seguito da Pane, amore e gelosia (1954), Pane, amore e… di Dino Risi (1955) e Pane, amore e Andalusia di Javier Setó (1958)
“La vicenda che stiamo per raccontarvi è immaginaria. Ma è tuttavia una vicenda umana”, queste parole compaiono sullo schermo dopo i titoli di testa, a sottolineare il carattere misto del racconto nel quale stiamo per addentrarci.
Il maresciallo Antonio Carotenuto (Vittorio De Sica) viene trasferito in un piccolo borgo del centro Italia, nel quale si troverà di fronte alle vicissitudini di diversi abitanti del posto: il carabiniere Pietro Stelluti (Roberto Risso), segretamente innamorato della giovane ribelle Maria, detta La bersagliera (Gina Lollobrigida); la posata e risoluta levatrice (Marisa Merlini); la domestica Caramella (Tina Pica) e altri personaggi, le cui peripezie si intrecceranno dando vita a una quotidianità composta da malintesi e genuinità.
I 7000 membri del villaggio rurale rappresentano un pubblico interno alla narrazione, pronto a spiare i movimenti dei loro compaesani e a formulare giudizi e congetture.
Ogni avvenimento è scrutato da occhi vicini, che si pronunciano con sentenze poco generose sin dall’arrivo di Carotenuto.
I cittadini sembrano muoversi intorno al concetto di religione: la processione, la festa del santo, la grazia ricevuta e la funzione salvifica del sacerdote risolutore degli equivoci (interpretato da Virgilio Riento). Nonostante questa assennata fede, la popolazione viaggia parallelamente sul binario della scaramanzia e delle maledizioni. Viene inoltre scardinato il ruolo dei carabinieri che non vengono più visti solo in veste di eroi, come succedeva in precedenza, ma assumono dei tratti addirittura comici.
Il personaggio più emblematico è sicuramente quello della bersagliera che si caratterizza per il temperamento irruento e per la spontaneità. È una donna libera, incurante dei pregiudizi e pronta a battersi per le sue convinzioni. Gina Lollobrigida la interpreta con grande naturalezza, rendendosi diva nonostante l’essenzialità del vestito sdrucito e dei codini arruffati.
La recitazione di De Sica, invece, è molto più stilizzata e volutamente portata a un’enfasi e a una teatralità che si sposano con il carattere del maresciallo.
Il linguaggio utilizzato è un dialetto comprensibile, tanto che Maria e Stelluti riescono a comunicare nonostante le evidenti differenze regionali.
Tutto è alla portata di tutti, si vive alla giornata, pregando di evitare sventure e catastrofi, affidandosi a un santo protettore e aggrappandosi alla speranza. La semplicità (che non va confusa con la retorica) è fondamentale e così una bicicletta diventa il luogo della nascita di un amore, un uccellino è segno di libertà e i fuochi d’artificio ci confermano un lieto fine. La storia descritta riflette l’identità di un Paese che vuole dimenticare un passato di stenti e che è pronto a spalmare sul pane un ingrediente fondamentale: la fantasia. Quella di un futuro migliore.

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