In Italia, il 19 marzo è la festa del papà. Sembra che per la prima volta fu celebrata negli Stati Uniti nei primi anni del 1900, dove una giovane donna decise di dedicare un giorno a suo padre. La festa del papà è un’occasione per ricordare l’importanza di questa figura, che va comunque celebrata ogni giorno. La figura paterna è fondamentale per la crescita dei figli e nella formazione della loro personalità, ma ha anche un ruolo fondamentale nel supportarli nelle difficoltà che può incontrare nel percorso di crescita. Oggi comunque non esiste più solo la famiglia tradizionale composta da madre, padre e figlio.

Nella società moderna abbiamo assistito a una ridistribuzione dei ruoli tra padri e madre. Inoltre, le famiglie possono essere composte solo da due figure femminili o due figure maschili, oppure monoparentali, cioè con un solo genitori che si prende cura dei figli.

Analizzare il ruolo del padre nella società moderna è sicuramente una tematica molto complessa e che merita ampio spazio. In questo articolo, in occasione della festa del papà, abbiamo preso in considerazione tre film esaminano la relazione tra padre e figlio in tre situazioni particolari.

Cosa succede se il figlio rifiuta l’aiuto che il padre desidera dargli?

Il padre è generalmente visto dai figli come un punto di riferimento e un rifugio nei momenti di difficoltà, soprattutto nella fase adolescenziale. Ma non è sempre così. Beautiful Boy (2018), la pellicola di F.V. Groeningen, racconta la storia di David, un giornalista che si trova a fare i conti con la tossicodipendenza del figlio Nicholas. Indubbiamente è stato un duro colpo per il padre e fa di tutto per cercare di aiutarlo. Tuttavia, come spesso accade, il percorso di Nicholas non è lineare: entra ed esce dalle cliniche alla ricerca di un sostegno per disintossicarsi, pur sempre affiancato dalla sua famiglia.

Il film non si limita a raccontare la sofferenza di Nicholas, ma anche le ripercussioni sulle persone che lo circondano: una situazione impossibile da sopportare per i genitori, ma soprattutto per il padre accettare che il figlio rifiuti l’aiuto che vorrebbero dargli. In fin dei conti, David è consapevole che non si può aiutare chi non vuole essere aiutato, per cui non gli resta che rimanere disponibile e comprensivo nei confronti di Nicholas.

Il film è tratto dalle biografie del giornalista David Sheff Beautiful Boy: A Father’s Journey Through His Son’s Addiction (2008) e del figlio Nic Tweak: Growing Up on Methamphetamines (2007). Il film è molto fedele alla storia vera a cui è ispirato: Nic è caduto nel vortice della tossicodipendenza in tenera età, già alle scuole medie, come ha dichiarato in un’intervista per Today. Dopo avere preso coscienza della dipendenza del figlio, il primo passo è stato proporre al figlio un percorso di recupero, che però inizialmente Nic ha rifiutato. Così come nel film, a David non restava che tentare di convincere il figlio che avesse bisogno di aiuto.

Close your eyes

Have no fear

The monster is gone

He’s on the run

And your dad is here

Beautiful, beautiful, beautiful

Beautiful boy

Beautiful, beautiful, beautiful

Beautiful boy

Questa è la dolcissima ninna nanna che nel film David cantava al figlio quando era piccolo. Si tratta dell’omonima canzone di John Lennon, al quale è stato ispirato il titolo del film. Questa canzone aveva un significato particolare per David Sheff, che aveva intervistato il cantante all’inizio della sua carriera. Lennon aveva dedicato la canzone al figlio Sean, avuto con Yoko Ono, per esprimere la gioia che il figlio ha portato nella sua vita e la sua volontà a dedicarsi a pieno a lui.

Cosa succede invece se è il padre a trovarsi in difficoltà ed è il figlio a doversene prendere cura?

Nebraska (Alexander Payne, 2013) ci racconta la storia di David che si trova a dover fare i conti con la demenza del padre, Woody Grant, convinto di aver vinto un milione di dollari e di dovere intraprendere un viaggio verso il Nebraska per riscuotere il premio. Dopo vani tentativi di dissuadere il padre, David decide di assecondarlo e accompagnarlo in questo lungo viaggio.  David è consapevole del fatto che la malattia di Woody possa peggiorare da un momento all’altro e che probabilmente non sarà lucido ancora per molto tempo, per questo vuole fargli vivere l’illusione ancora per un po’. Nonostante si muovano verso un obiettivo ben definito, quello che conta non è la meta ma il percorso, che è fatto di tappe che lasciano affiorare ricordi del passato e che permettono ai due di ristabilire un legame che pensavano essere andato perso per sempre. 

Se in Beautiful Boy il padre fa uno sforzo immane per stabilire una relazione col figlio, qui la situazione si capovolge: il figlio non smette mai di essere comprensivo nei confronti del padre e lo asseconda, spinto dalla voglia di ristabilire il loro legame.

Cosa succede se un padre deve scegliere tra il figlio con cui condivide un legame di sangue o il bambino che ha cresciuto fino ai sei anni?

Father and son (Hirokazu Kore’eda, 2013) racconta la storia di due famiglie che scoprono che i loro figli sono stati scambiati alla nascita. Le due famiglie si trovano a dover prendere una brutale decisione: decidere se scambiarsi i figli così da riprendersi il figlio biologico. Il titolo originale del film è Like Father, like Son, molto fedele all’idea di fondo del film. In seguito, è però uscito in sala con il titolo semplificato Father and Son, allontanandosi così dal significato profondo. Di fatto, il focus della pellicola di Kore’eda non è la storia dello scambio, ma l’analisi dei rapporti che si vengono ad instaurare tra le famiglie, in particolare tra i padri e i rispettivi figli. Un’attenzione particolare è dedicata al modo di vivere la paternità di Ryota che, una volta scoperto di non avere un legame biologico col figlio, entra in una complessa situazione psicologica. Si scontra con la moglie Midori: mentre lei crede che “i figli sono di chi li cresce”, lui pensa che “quello che conta veramente è il sangue”. Il film svela anche un’altra importante verità: il modo di approcciarsi alla paternità non può essere slegato dalla personale esperienza in quanto figlio. In effetti, il modo differente modo di approcciarsi ai figli e di educarli da parte dei padri delle due famiglie, cioè Ryota e Yudai, riflette la relazione che questi avevano avuto con la figura paterna.

Conclusioni

Se più di frequente si parla sempre dell’importanza della madre per la crescita del bambino, questi film si concentrano sull’importanza del legame paterno al figlio e valorizzano il ruolo che il padre ricopre nella formazione del figlio. Numerosi sono i film che hanno affrontano la tematica, ma abbiamo deciso di dedicarci alle pellicole che hanno raccontato storie coraggiose e complesse. E voi quale film aggiungereste alla lista?

Cristiana Agosta
Cristiana Agosta, 
Redattrice.