Il Natale è, per molti, il periodo festivo per antonomasia, un momento che è spesso sinonimo di convivialità familiare e di condivisione. Non è un caso, dunque, che la maggior parte dei film ambientati durante il periodo natalizio tratti tematiche universali e semplici – non inteso come banali, quanto piuttosto vicine a chiunque – come l’amore, la famiglia e la meraviglia degli affetti più cari.
Se, però, esistono centinaia di commedie e film romantici che attraverso questi macrotemi intendono regalare momenti di gioia e sana commozione, è anche vero che esistono, allo stesso modo, altrettante pellicole che affrontano gli stessi argomenti da un punto di vista più drammatico e doloroso.
Per questo motivo, in questo articolo, verranno presentate entrambe le facce della medaglia cinematografica natalizia, per soddisfare sia chi cerca una commedia da gustare sul divano in compagnia, mentre si discute sull’eterna diatriba Pandoro vs Panettone, sia chi preferisce regalarsi un momento più intimo e riflessivo, al caldo sotto una coperta o vicino a un camino acceso e scoppiettante.
LA COMMEDIA
La commedia romantica ambientata nel periodo natalizio è un sottogenere particolarmente prolifico e sicuramente di successo, all’interno del quale esistono prodotti di qualità così come opere che, alla fine dei conti, non hanno molto da dire e si perdono nel mare magnum del mondo Rom-Com.
Fare una scelta tra la miriade di titoli esistenti, quindi, non è assolutamente cosa semplice per chi in famiglia ha la grande responsabilità – da cui come è noto derivano anche grandi poteri – di decidere quale film proporre nel tentativo di accontentare tutti.
Tra tutte le pellicole che si potrebbero citare, tra le quali bisogna per forza includere Love Actually (Richard Curtis – 2003), Il Diario di Bridget Jones (Sharon Maguire – 2001) e The Family Man (Brett Ratner – 2000), la scelta è ricaduta su un grande classico, un evergreen intramontabile del genere, ovvero L’Amore non va in Vacanza (Nancy Meyers – 2006).
Questo film racconta, in brevissimo, la storia di Iris (Kate Winslet) e Amanda (Cameron Diaz) che interpretano rispettivamente una giornalista londinese e una montatrice cinematografica di Los Angeles che, dopo essersi conosciute su un sito di Home-Swap, decidono di scambiarsi le abitazioni per le vacanze natalizie, nel tentativo di scappare così da tradimenti e delusioni amorose di vario tipo che le accomunano.
Il primissimo punto di forza per il quale questa pellicola è notevole all’interno del suo genere è, sicuramente, il cast d’eccezione: Cameron Diaz e Jude Law, probabilmente all’apice della loro bellezza, formano una coppia credibilissima sia a livello estetico sia a livello di intesa e di chimica. Al contrario, Kate Winslet – che si dimostra decisamente la più convincente e talentuosa del quartetto in più di un’occasione – ricopre un ruolo di maggiore intensità, fragile e sentimentale, laddove Jack Black è il suo perfetto contraltare comico.
Un altro merito della pellicola è rappresentato dalla sceneggiatura, la quale non brilla sicuramente per originalità, ma che si rivela solida e ben scritta, rendendo il film estremamente godibile e scorrevole nonostante le due ore abbondanti di durata, soprattutto grazie all’espediente della doppia narrazione Los Angeles – Inghilterra che mantiene vivo il ritmo dell’intreccio.
Se è vero, quindi, che sotto ogni punto di vista L’Amore non va in Vacanza sia una commedia romantica che poggia salda sugli stilemi classici e tradizionali del filone senza distaccarsene mai nettamente, è vero anche che, guardando più in profondità, si scopre una lettura interpretativa interessante e quasi meta cinematografica dell’amore. Non è un caso, infatti, che la pellicola si apra con l’inquadratura di una coppia felice e sognante in un parco, un’immagine dolcissima di un sentimento perfetto, che però si rivela essere, appunto, solamente l’immagine di un film che il personaggio di Jack Black sta musicando. Rappresentazioni illusorie e idealizzate, quindi, sono ciò che frequentemente si associa al concetto di Amore, anche a causa di elementi socio-culturali, come il cinema, che ne danno una riproduzione spesso molto romanzata ed esagerata.
Leggendo il film in questo senso, il ricadere della trama negli stessi clichè Rom-Com ormai visti e rivisti assume un significato meta-narrativo, come se la regista, con quella prima scena, volesse avvisare gli spettatori che i sentimenti che vedranno sullo schermo non sono altro che immagini non aderenti alla realtà, ma mera finzione cinematografica.
Una dichiarazione di intenti sottile e quasi in sottotesto, dunque, che dà spessore a una pellicola già di per sé molto buona, perfetta per un pomeriggio natalizio in famiglia e adatta sia ai cinefili appassionati sia agli spettatori meno avvezzi al mezzo cinematografico.
IL DRAMA
Sicuramente non frequente e prolifico come il filone comedy, esiste anche tutta una serie di film ambientati in contesti natalizi che prendono le distanze dall’approccio divertente e romantico tipico del genere sopracitato, andando a creare un mondo cinematografico eterogeneo e variegato in cui coesistono pellicole thriller, action e soprattutto drammatiche.
Se opere come Die Hard – Trappola di Cristallo (John McTiernan 1988) o I Tre Giorni del Condor (Sydney Pollack 1975) calano storie ad alta tensione nel contesto natalizio, esistono anche prodotti dalla matrice sicuramente più drama come Eyes Wide Shut (Stanley Kubrick 1999) o come il film di Todd Haynes del 2015, che sarà argomento di questa trattazione, Carol.
La pellicola consiste in un melò estremamente delicato ed elegante che racconta la storia d’amore tra due donne: Rooney Mara interpreta Therese, una giovane commessa alla ricerca di sé stessa, mentre una meravigliosa Cate Blanchett veste i panni di Carol, una madre sulla quarantina alle prese con un divorzio difficile. Le due, conosciutesi nel grande magazzino dove la prima lavora, intrecceranno dapprima un rapporto di tenera amicizia, che sfocerà poi in un amore vero e travolgente, in un periodo storico nel quale l’omosessualità veniva ancora, purtroppo, considerata alla stregua di una malattia mentale.
Tratto dal romanzo omonimo del ’52 di Patricia Highsmith, la pellicola mette in scena una parabola amorosa impossibile per il contesto nel quale è ambientata, trattando tematiche come l’emarginazione sociale, la scoperta e l’accettazione di sé stessi, accompagnando il tutto con una calibratissima dose di dramma famigliare e personale.
Carol si rende notevole, innanzitutto, per il comparto tecnico eccellente, soprattutto in ambito registico, dove la sapiente mano di Haynes – coadiuvato nel suo compito da un comparto fotografico che vale da solo la visione – si dimostra delicata nel tratteggiare una storia d’amore purissima e sincera, ma allo stesso tempo estremamente dolorosa e coinvolgente.
Oltre a ciò, a impreziosire ulteriormente la pellicola, si stagliano due attrici del calibro di Rooney Mara e Cate Blanchett, che regalano qui delle interpretazioni al limite della perfezione, riconosciute entrambe con candidature agli Oscar, e sulle quali si regge, di fatto, tutto il film.
Nonostante il ritmo sia quello classico del melò, e quindi la pellicola si prenda tutto il tempo necessario per entrare nei personaggi e nei loro sentimenti, Haynes riesce a portare su schermo la vera essenza dell’amore in tutte le sue sfaccettature: dalla scintilla dell’innamoramento, passando per il corteggiamento, fino ad arrivare al desiderio fisico, ma anche al dolore più profondo.
In sintesi, quindi, questo film offre una visione mai retorica o didascalica degli argomenti trattati – che, come già detto, non si limitano alla semplice relazione amorosa -, ma espande il discorso anche a livello sociale, familiare e individuale. Una pellicola d’autore, dunque, fortemente consigliata per un Natale un po’ più “cinefilo” e riflessivo durante il quale celebrare o far scoprire a qualche parente il grande cinema contemporaneo.
Questo articolo è stato scritto da:
Scrivi un commento