Il passaggio tra gli anni ’20 e gli anni ’30 ha costituito un momento particolarmente difficile per la storia, soprattutto per quanto riguarda gli Stati Uniti d’America. Dopo il crollo della borsa nel 1929, la grande crisi economica mette a dura prova la società americana, la disoccupazione cresce senza sosta, e chi non riesce a reggere il crollo finisce per suicidarsi. Anche il mondo del cinema vive un momento complicato, specialmente per le difficoltà nell’affrontare il passaggio dal muto al sonoro e l’ascesa di nuovi generi: nel 1927 era uscito The Jazz Singer (diretto da Al Jolson per Warner Bros), passato alla storia come il primo film sonoro con canzoni e alcuni dialoghi parlati. L’avvento del suono porterà con sé un’enorme ondata di cambiamenti per tutti gli anni ’30, andando a costituire forse la più grande rivoluzione della storia del cinema.

La necessità di adattarsi le nuove tecnologie e allo stesso tempo di superare la grave crisi economica si uniscono alla comparsa di generi che avranno un grande successo negli anni a venire. Sull’onda dei nuovi film sonori, alcune case di produzione iniziano ad interessarsi anche al musical.

IL MUSICAL DEGLI ANNI ’30: WARNER BROS E RKO

La RKO, nata come “prolungamento” della RCA nel 1928, è una delle prime case di produzione ad avvicinarsi al musical, genere su cui si concentrerà per tutti gli anni ’30 insieme alla Warner Bros. Entrambe le case scelgono di utilizzare il musical rapportandolo alla situazione in cui si trovava la società statunitense: il genere viene usato come modo per fuggire dalle preoccupazioni e dalle difficoltà del mondo moderno, per potersi rifugiare nel grande sogno di Hollywood.

La Warner Bros si caratterizza subito come una casa di produzione più “impegnata” a livello sociale, lo dimostrano sia i film dedicati al mondo della criminalità organizzata (gangster movies) sia i musical che produce in collaborazione con il leggendario coreografo Busby Berkeley. I film musicali prodotti da Warner presentano chiari riferimenti alla società americana del periodo, si parla esplicitamente di difficoltà della vita, di crisi economica, di problemi sociali: 42nd Street e Gold Diggers of 1933 sono due pellicole che si inseriscono perfettamente nell’America degli anni ’30 , comprendono e affrontano i suoi problemi, e attraverso questi riferimenti riuscirono ad infondere un’aura di speranza nelle menti del pubblico statunitense.

Dall’altro lato troviamo la RKO, una piccola casa di produzione che non poteva contare su contratti con star già affermate né permettersi di ingaggiare attori, registi e sceneggiatori prestigiosi. Il punto di svolta sarà l’arrivo del produttore David O. Selznick, una delle personalità più importanti del cinema di quegli anni: nonostante la brevità del suo periodo alla RKO, Selznick farà alcune scelte molto importanti che aiuteranno la casa a superare la crisi, tra cui la firma di un contratto con un misterioso ballerino di origini austriache.

Frederick Austerlitz, noto al mondo come Fred Astaire, entrerà alla RKO nel 1933, dopo essere stato rifiutato in numerose audizioni. “Non sa recitare, non sa cantare. È mezzo pelato. Un po’ sa ballare” dicevano di lui prima che passasse sotto l’occhio di Selznick. Tra gli anni ’20 e gli anni ’30. Astaire recitava e ballava a teatro al fianco della sorella Adele, e aveva raggiunto una certa fama a Broadway prima di spostarsi ad Hollywood. Appena firmato il contratto con la RKO, Astaire entra nel cast del musical Flying down to Rio (in Italia arrivato con il nome di Carioca), al fianco di Dolores del Rio, Gene Raymond e Ginger Rogers.

Can’t act, can’t sing. Slightly bald. Can dance a little.

Nata come Virginia Katherine McMath, la giovane Ginger Rogers aveva già qualche anno di esperienza alle spalle prima di diventare una stella della RKO: all’inizio degli anni ’30, oltre ai numerosi b-movies, aveva conquistato il pubblico con i suoi ruoli di Fay Fortune in Gold Diggers of 1933 e Ann “Anytime Annie” in 42nd Street. Nel primo film interpretava un personaggio secondario ma molto importante all’interno del famoso numero musicale We’re in the money, un inno al materialismo e alla ricerca di denaro, ma allo stesso tempo una grande occasione per dimostrare le sue doti di cantante, attrice e ballerina. Nel 1933, quindi, Ginger era già affermata, e la bravura che dimostrerà nel lavorare con la RKO non farà altro che portarla ancora più in alto.

Fred e Ginger diventeranno presto una delle coppie più iconiche della storia del musical, uno dei simboli dell’età d’oro del cinema, tra le stelle più brillanti che la RKO abbia mai avuto. E con loro andranno a delinearsi anche le caratteristiche del genere che la casa porterà avanti: al contrario di quanto si vedeva alla Warner, i musical RKO presentano pochissimi riferimenti al mondo reale e alla società statunitense del periodo; i film si svolgono in un ambiente elegante, quasi aristocratico, ma che allo stesso tempo sembra essere senza luogo e senza tempo. Il mondo messo in scena dal musical RKO è come un sogno in cui i problemi reali non esistono, in cui tutti riescono a risolvere le incomprensioni e il lieto fine non manca mai. Le pellicole si guadagnano infatti l’appellativo di “fairy tale musical”.

FRED E GINGER ALLA CONQUISTA DEL PUBBLICO

Flying down to Rio sarà per Fred e Ginger un vero e proprio trampolino di lancio verso la fama mondiale: i due interpretano Fred Ayres e Honey Hale, personaggi secondari il cui rapporto si sviluppa grazie a un fantastico numero di danza, la “Carioca”, che finirà per conquistare i cuori di tutto il pubblico fino quasi a gettare ombra sui due veri protagonisti del film. Il sodalizio artistico di Fred e Ginger inizia quindi a prendere forma e diventerà più solido che mai attraverso i film The Gay Divorcee (1934) e Roberta (1935), in cui il talento e la chimica della coppia portano sullo schermo esibizioni di danza e canto che sono rimaste nella storia del genere. I numeri musicali iniziano a configurarsi come veri e propri elementi di trama, al loro interno i personaggi si sviluppano, esplorano il loro rapporto, confessano sentimenti, provano a risolvere incomprensioni. In Swing Time (1936, in Italia Follia d’inverno) Fred interpreta Lucky, un ballerino con la passione per il gioco d’azzardo che durante un viaggio a New York si innamora di Penny, ballerina e insegnante di danza interpretata da Ginger. Il loro amore inizia a svilupparsi ma i due non sembrano essere in grado di dichiararsi. Così, attraverso la canzone A Fine Romance, Ginger dirà:

We should be like a couple of hot tomatoes

But you’re as cold as yesterdays mashed potatoes

Penny è innamorata di Lucky, ha capito di essere ricambiata ma non riesce a comprendere come mai lui non voglia ammettere i suoi sentimenti. Ed ecco che poco dopo Fred risponde:

You never gave the orchids I sent a glance

No, you like cactus plants.

Quello che può sembrare un semplice numero di ballo diventa un modo per confrontarsi e per sviluppare il rapporto tra i personaggi, facendo in modo che le vicende raccontate possano proseguire senza che le sequenze musicali le “mettano in pausa”.

In Shall We Dance (1937, in Italia Voglio danzare con te) i personaggi di Petrov (Astaire) e Linda (Rogers) cercano di risolvere i loro problemi e trovare un punto di incontro con la canzone Let’s call the whole thing off, mentre scherzano sui diversi accenti in cui pronunciano alcune parole:

You say laughter and I say larfter

You say after and I say arfter

Laughter, larfter, after, arfter

Let’s call the whole thing off

[…]

So if you go for oysters and I go for ersters

I’ll order oysters and cancel the ersters

For we know, we need each other

So we better call the calling off, off

Let’s call the whole thing off

Questo modo di costruire e rapportare le scene musicali alla narrazione si configura come una delle caratteristiche su cui si fonda il musical RKO.

TOP HAT, WHITE TIE AND TAILS

Top Hat (arrivato in Italia con il titolo Cappello a cilindro) esce nel 1935 ed è considerato il miglior musical dei dieci in cui la coppia si trova a lavorare. La trama è molto semplice, una classica storia da commedia romantica ricca di equivoci e sentimenti mal confessati che trova sempre il modo di risolversi al meglio, ma sono state le canzoni e i numeri di ballo a far guadagnare a Top Hat ben sette nomination agli Oscar (tra cui il miglior film!). Impossibile dimenticare le splendide scenografie Art Déco in cui si svolge la storia, le canzoni di Irving Berlin e le coreografie come sempre impeccabili. Top Hat rientra tra i film più “sofferti” sia per Fred che per Ginger: lui, terribilmente perfezionista, pretendeva che le scene di ballo venissero girate e rigirate senza sosta anche per ore, e molte volte si lasciava scappare commenti poco carini sugli abiti di scena di lei (specialmente l’iconico vestito ricoperto di piume). Ricorderà in seguito la Rogers:

I adored Mr. A, but all the hard work, the months of non-stop dancing, singing and acting. We just worked it out and had a lot of fun and get very exhausted. And Mr. A was quite divine.

Tuttavia, nonostante sul set l’atmosfera non fosse sempre delle migliori, ciò che il film costruisce è qualcosa di a dir poco magnifico, a partire dal numero in solitaria di Astaire all’inizio fino all’unico momento di ballo corale con la canzone Top Hat, White Tie and Tails, in cui al fianco dello smoking compare per la prima volta l’iconico bastone da passeggio con cui l’attore “fucila” gli altri ballerini. I punti più alti si toccano tuttavia nei numeri di coppia, in cui la chimica tra Rogers e Astaire concede alle sequenze una spontaneità e una delicatezza mai viste prima. Nella scena più famosa del film, il ballo sulle note di Cheek to Cheek, Fred e Ginger sembrano volteggiare staccati da terra, impegnati in una danza che evoca la nascita e lo sviluppo di un amore profondo e sincero. Top Hat è più di un semplice musical, è una storia in cui ci si può rifugiare, tanto romantica ed elegante da venire omaggiata nel commovente finale de Il miglio verde (1999), come ultimo desiderio del condannato a morte Coffey.

Fred Astaire e Ginger Rogers sul set di Top Hat insieme all’autore delle musiche Irving Berlin

A metà degli anni ’30 la coppia Astaire-Rogers arriva al culmine della fama: si susseguono uno dopo l’altro Top Hat, Follow the fleet (1936, Inseguendo la flotta), Swing Time, Shall We Dance e Carefree (1938, Girandola), film che hanno un grande successo con il pubblico ma che allo stesso tempo iniziano a mostrare qualche difficoltà. I costi di produzione per i musical erano infatti diventati troppo alti e la RKO non era più in grado di sostenerli; la casa realizza un’ultima pellicola insieme alla coppia dal titolo The Story of Vernon and Irene Castle (1939), il cui finale triste voleva un po’ annunciare la fine di un sodalizio che aveva fatto sognare le sale di tutto il mondo. A partire dagli anni ’40, Fred Astaire e Ginger Rogers continueranno a lavorare separatamente a Hollywood, riscuotendo un discreto successo e senza perdere mai quel talento e quel carisma che li aveva resi la coppia più famosa degli anni ’30. Nel 1949 Fred e Ginger torneranno insieme per un ultimo musical, questa volta prodotto da Arthur Freed per MGM, The Barkleys of Broadway: si conclude così un sodalizio artistico tra i più emozionanti della storia del cinema, con le uniche scene di ballo a colori che i due abbiano mai registrato insieme.

Sia Fred che Ginger hanno recitato, ballato e cantato con tanti altri attori nel corso della loro carriera, eppure hanno sempre dichiarato di non aver mai avuto una chimica e un’intesa come quella che avevano conosciuto lavorando insieme. Ed ecco che le parole di Astaire in Carefree assumono tutto un altro significato:

Won’t u change partners and dance with me?

[…] 

Won’t you change partners and then

You may never want to change partners again

Questo articolo è stato scritto da:

Renata Capanna, Redattrice