È il 5 agosto del 1962, alla presidenza degli Stati Uniti c’è John Fitzgerald Kennedy, impegnato a non far precipitare i rapporti con l’Unione Sovietica durante la crisi missilistica di Cuba. I Beatles stanno iniziando la loro ascesa nell’impero delle leggende musicali, al cinema danno Lawrence d’Arabia, mentre mancano pochi mesi all’arrivo nelle sale americane de Il buio oltre la siepe (To Kill a Mockingbird, in inglese), lo splendido film con Gregory Peck tratto dal romanzo omonimo di Harper Lee. Il leggendario supereroe Spiderman compare per la prima volta nei fumetti Marvel, facendo innamorare perdutamente migliaia di ragazzini. Eppure, il 5 agosto 1962 i giornali non parlano di tutto questo, i titoli sulla crisi missilistica cubana vengono messi da parte per far spazio ad altro: in prima pagina c’è infatti l’immagine inconfondibile di una delle donne più importanti e influenti del mondo, l’attrice Marilyn Monroe, morta durante la notte in circostanze misteriose nella sua casa di Los Angeles. Il cinema piange una delle star più talentuose e affascinanti del Novecento, e la sua morte avvolta dal mistero genera ancora oggi decine e decine di teorie. Ma chi era davvero Marilyn Monroe? Oggi ripercorriamo la sua storia e scopriamo cosa si celava dietro l’immagine della donna bellissima e sorridente che il mondo amerà per sempre.

LA DURA VITA DI NORMA JEANE E LA NASCITA DI MARILYN

Nata il 1 giugno 1926, Norma Jeane Mortenson ha da subito una vita molto difficile. L’abbandono da parte del padre e gli svariati problemi mentali della madre la portano ad entrare nel durissimo sistema di affidamento statunitense, all’interno del quale Norma cambia numerose famiglie nel giro di pochissimi anni. La sua infanzia è purtroppo costellata di numerosi abusi psicologici e sessuali in almeno tre delle famiglie in cui la piccola si trova a vivere. Al compimento dei 16 anni (allora età legale da matrimonio negli Stati Uniti) viene data in sposa al suo primo marito, uno degli uomini che, nel corso della sua vita, la intrappoleranno in relazioni controllanti, tossiche e distruttive. Poco tempo dopo, Norma inizia ad essere notata per la sua incontestabile bellezza, comincia così una breve carriera da modella, e la gelosia ossessiva del marito la porterà presto a chiedere il divorzio. Ora Norma ha vent’anni, è single, e, memore degli splendidi film in cui si rifugiava da ragazzina per scappare dai dolori del mondo, decide di fare carriera ad Hollywood. Verrà subito notata da Ben Lyon, regista della Fox, e sarà proprio lui a suggerirle il nome d’arte Marilyn Monroe, utilizzando il cognome da nubile della madre di Norma. E così nasce Marilyn Monroe, che di lì a qualche anno sarebbe diventata uno dei simboli del cinema in tutto il mondo. Purtroppo nel mondo di Hollywood, soprattutto in quel periodo, non era affatto semplice lavorare e arrivare in alto: se si era una donna, anche con del talento, con una bella immagine e tanta ambizione, si doveva obbligatoriamente passare oltre l’approvazione dei dirigenti, uomini che molto spesso chiedevano in cambio svariati favori sessuali. Marilyn inizia il suo lavoro di attrice con qualche piccola parte in film della Fox, prende lezioni di recitazione e dizione, si tinge i capelli castani del suo iconico biondo dorato. Alla soglia degli anni ’50, con l’uscita del film Eva contro Eva (All About Eve), Marilyn inizia ad acquisire molta popolarità, che crescerà ulteriormente pochi anni dopo quando alcune foto di nudo che la donna aveva scattato anni prima vengono usate dai fotografi con lo scopo di ricattarla. L’attrice risponderà a questa minaccia con grande onestà e classe, dichiarando di aver posato nuda per potersi pagare l’affitto in un periodo particolarmente difficile della sua vita: il pubblico è stregato dall’umiltà e dall’eleganza della donna, e sempre più persone iniziano ad ammirarla.

GLI ANNI ’50: LA CARRIERA A HOLLYWOOD, LE RELAZIONI, LA DEPRESSIONE

Nel corso degli anni ’50 Marilyn cerca di staccarsi un po’ dall’immagine della “bionda svampita” che le era stata affibbiata da tempo, e comincia a ricoprire ruoli cinematografici più importanti e drammatici in cui il suo talento di attrice può uscire allo scoperto e conquistare il pubblico. Nel 1953 escono due film che la consacreranno tra le star di Hollywood: Niagara, Come sposare un milionario e Gli uomini preferiscono le bionde, commedia diretta da Howard Hawks in cui vediamo Marilyn recitare e cantare; iconico è ancora oggi il numero musicale in cui l’attrice canta Diamonds are a girl’s best friend con uno splendido vestito rosa che verrà citato e ricreato nella musica e nel cinema da molte altre attrici e cantanti. Nello stesso periodo Marilyn conosce e inizia una relazione con il giocatore di baseball Joe DiMaggio, che sposerà nel 1954. I due diventano subito la coppia più importante del momento, costantemente negli obiettivi dei paparazzi, e il loro ha tutta l’aria di essere il matrimonio perfetto. Tuttavia, anche questa relazione si rivela essere profondamente tossica data la gelosia ossessiva di Joe; il regista Billy Wilder ricorda che, durante le riprese di Quando la moglie è in vacanza, mentre girava l’iconica scena in cui il vestito di Marilyn viene sollevato dall’aria di una grata, Joe DiMaggio era presente, e che il suo sguardo di odio in quel momento fosse impossibile da dimenticare. Anche questo matrimonio finì molto presto, e ancora una volta Marilyn si rende conto di non avere controllo su se stessa e sul proprio corpo, che pare sempre appartenere ad altri e mai a se stessa. È in questo periodo che la donna inizia a soffrire di forte depressione e sbalzi d’umore: l’abbandono da parte del padre e l’infanzia traumatica la portano a cercare approvazione in uomini più grandi e a sessualizzare fortemente la sua figura, l’unico modo che conosceva per poter essere amata. Il nuovo matrimonio con il drammaturgo Arthur Miller nel 1956 non migliora la situazione: Marilyn inizia a pensare a un figlio, ma la sua endometriosi e la dipendenza dai farmaci la portano ad avere numerosi aborti. Nonostante ciò la sua immagine pubblica rimane sempre impeccabile, elegante, sorridente; non poteva mostrare la sua sofferenza al mondo intero, che era abituato a vederla come la bionda più bella e affascinante del cinema. L’ultimo film che riuscirà a completare sarà The Misfits (Gli spostati, 1961), di lì in poi la sua salute fisica e mentale peggiora, e con essa anche la dipendenza dai farmaci. A restarle accanto rimasero solo il suo psichiatra e l’ex marito Joe DiMaggio, a cui si era riavvicinata in amicizia.

I RAPPORTI CON I KENNEDY E LA MORTE

Gli ultimi anni di Marilyn la vedono avvicinarsi alla famiglia Kennedy: inizia una relazione con John F. Kennedy, divenuto presidente degli Stati Uniti nel 1960, e successivamente anche con il fratello Robert Kennedy, detto Bob. I due si incontravano in segreto a casa di Peter Lawford, cognato di Bob, ma i rapporti tra Marilyn e la famiglia restano misteriosi e furono insabbiati dai Kennedy stessi, anche a causa delle voci che vedevano l’attrice far parte del partito comunista. Pochi mesi prima di morire Marilyn regala al mondo un altro momento iconico sigillato nelle menti di tutti: il 19 maggio del 1962 l’attrice si fa confezionare uno splendido abito ricoperto di cristalli e davanti ad oltre 15 mila persona al Madison Square Garden di New York canta la famosissima Happy Birthday Mr. President, proprio per il compleanno di John Kennedy. L’evento suscita scandalo, sia per il vestito di Marilyn, che viene giudicato troppo provocante, sia per la conferma di un qualche tipo di relazione tra i due.

Passano pochi mesi e arriviamo a quella notte del 4 agosto 1962. Marilyn si trova nella sua casa di Los Angeles e il periodo che sta passando è molto particolare: la depressione continua a provocare sbalzi d’umore, è ancora fortemente dipendente dai farmaci, persone a lei vicine hanno la sensazione che si stia quasi arrendendo alla grande sofferenza che porta dentro di sé. La domestica vede andare a letto Marilyn intorno alle 21, l’attrice va in camera da letto e telefona a Peter Lawford: la chiamata è molto strana, Marilyn non sembra molto in sé, pare essere piuttosto confusa, così Lawford decide di avvertire Mickey Rudi, avvocato della donna. L’uomo decide quindi di telefonare lui stesso intorno alle 22, e la domestica lo rassicura, dicendo che tutto è sotto controllo. Alle 3.30 di quella notte la governante nota che la luce della camera di Marilyn è ancora accesa, così cerca di entrare per sincerarsi che tutto sia tranquillo, ma la porta è chiusa a chiave e non risponde nessuno. La domestica chiama immediatamente lo psichiatra di Marilyn, che decide di entrare nella stanza sfondando una delle finestre, e trova così la donna sdraiata nel letto, completamente nuda e con la cornetta del telefono in mano, senza vita. Alle 4 del mattino arriva l’ambulanza e viene dichiarato il decesso; si pensa subito al suicidio, dato che sul comodino erano presenti molte confezioni di farmaci, e l’autopsia conferma la loro presenza, tuttavia sin da subito moltissime persone vicine all’attrice non accettano questa versione, primo tra tutto lo psichiatra stesso. La mattina del 5 agosto tutti i giornali parlano della morte di Marilyn, il mondo del cinema piange una delle star più influenti e promettenti del momento, il mistero che avvolge l’intera situazione non fa che portare allo sviluppo di teorie che continuano a nascere ancora oggi. I primi sospetti si rivolgono alla famiglia Kennedy e al sindacalista Jimmy Hoffa, grande nemico di Bob Kennedy, intenzionato a distruggerlo sfruttando proprio la relazione con Marilyn: Hoffa aveva fatto piazzare delle cimici in casa della donna, e aveva così provato che quella notte del 4 agosto Marilyn e Bob si erano visti e avevano avuto un’accesa discussione. I due si stavano allontanando, anche a causa delle tante voci riguardanti il partito comunista, e la donna accusava lui di vederla soltanto per andare a letto, ed era quindi stufa di «essere trattata solo come un pezzo di carne». Bob Kennedy potrebbe quindi essere l’ultima persona ad aver visto l’attrice in vita, ma la famiglia Kennedy ha sempre negato qualsiasi tipo di coinvolgimento nella situazione. Il mistero si infittisce se consideriamo anche la testimonianza di un autista di ambulanze: quest’ultimo ha dichiarato di essersi recato a casa di Marilyn proprio la notte del 4 agosto, intorno alle 23, per portarla in ospedale dato che pare fosse ancora viva. La donna sarebbe poi morta durante il tragitto e lo psichiatra, insieme all’addetto stampa Arthur Jacobs, avrebbero deciso di riportarla in camera da letto e quindi “inscenare” il ritrovamento del corpo. Tuttavia anche qui non possiamo essere sicuri di cosa sia realmente successo, se Marilyn avesse deciso di porre fine alla sua vita oppure se qualcun altro fosse intenzionato a farla sparire. Quel che ci rimane è l’immagine straziante di una delle tante donne che Hollywood e il mondo dello spettacolo in generale hanno sfruttato e tormentato fino alla completa distruzione. Ci restano fotografie e film in cui Marilyn ride, amica all’obiettivo, balla, sfoggia abiti meravigliosi, ma dietro quel caschetto biondo si nascondeva la capigliatura mora della fragile e triste Norma Jeane, quella che pochissimi hanno avuto modo di conoscere davvero.

LO SFRUTTAMENTO CONTINUO DELL’IMMAGINE DI MARILYN

Chi non ha mai visto la famosissima fotografia in cui Marilyn ride con il vestito bianco sollevato che lascia scoperte le gambe al vento? È tratta dal film Quando la moglie è in vacanza di Billy Wilder, ed esprime perfettamente come il mondo dello spettacolo non si sia fatto molti problemi a sfruttare fino allo sfinimento l’immagine dell’attrice. Il sistema hollywoodiano tra gli anni ’40 e ’50, e le difficoltà che presentava sul cammino delle donne intenzionate a fare carriera, portavano spesso le aspiranti attrici a venire ricattate e costrette favori sessuali, e tra queste Marilyn non era l’eccezione. Gli abusi subiti durante l’infanzia e l’occhio di Hollywood sempre puntato sul suo corpo, avevano portato l’attrice a convincersi che l’unico modo per essere amata fosse proprio questo, mostrare il proprio corpo e sessualizzare la propria immagine. L’etichetta che le era stata applicata sin dal principio non era affatto facile da rimuovere e le è rimasta incollata addosso fino alla morte: Marilyn era la “bionda svampita e un po’ stupida”, che non si accorgeva di ciò che le accadeva intorno, che come unico obiettivo aveva quello di conquistare il cuore di un uomo sempre nuovo. Dietro quell’immagine c’era però l’intelligente e ambiziosa Norma Jeane, che voleva fare carriera come attrice, che voleva essere presa sul serio per il suo talento e l’impegno che dimostrava e non soltanto per le forme del suo corpo e la bellezza unica del suo viso. In molti hanno reso omaggio alla meravigliosa Marilyn, in molti hanno ripreso fotografie e scene di film che la vedevano protagonista, ma non tutti sfortunatamente hanno saputo portarle rispetto. L’evento più recente che ha suscitato enorme scalpore ha avuto luogo nel giugno di quest’anno, durante il red carpet del Met Gala, in cui abbiamo visto l’imprenditrice e modella Kim Kardashian sfilare con lo stesso identico abito di cristalli che Marilyn aveva indossato per cantare Happy Birthday Mr. President nel maggio del ’62. Non si trattava di una replica, ma dello stesso abito, divenuto ormai un pezzo d’arte incredibilmente importante. Se consideriamo anche il fatto che Marilyn si era fatta confezionare il vestito in modo da poter aderire perfettamente al proprio corpo ed essere così indossato solo e soltanto da lei, possiamo capire la gravità della cosa. Inutile dire che l’abito, nonostante la cura con cui è stato trasportato e indossato da Kim, ha ovviamente riportato dei danni. Tutto ciò ha quindi suscitato molto scalpore, dato che l’abito non tornerà mai come prima. Uno dei tanti momenti in cui Marilyn ha smesso di essere una persona ed è diventata una semplice immagine da sfoggiare.

Concludiamo così questo omaggio verso un’attrice meravigliosa e splendida donna, ricordando a tutti di come il mondo dello spettacolo sia tremendamente difficile: soffrire non è ammesso, l’immagine è tutto. Un amico di Marilyn ricorda un momento in cui i due si trovavano insieme a Los Angeles e hanno visto l’installazione di un enorme cartellone su uno dei palazzi. Sul cartellone c’era proprio la fotografia dell’attrice, nella famosa scena (ancora) della gonna bianca che si alza scoprendo le sue gambe agli occhi dell’intera città. Guardando la foto Marilyn avrebbe sospirato all’amico «Vedi? È questo quello che la gente si aspetta da me.»

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Renata Capanna, Redattrice