Le opere shakespeariane sono state da sempre una grande fonte di ispirazione per il cinema. Sono tanti i registi che si sono confrontati con le opere del Bardo e che hanno voluto realizzare la propria versione, dimostrando come la stessa storia possa essere raccontata da più punti di vista e con esiti assolutamente diversi l’uno dall’altro. Tutto ciò emerge con chiarezza con una delle opere più famose dell’autore britannico: Macbeth.
DALL’ OPERA…
L’opera letteraria è ambientata in Scozia in epoca medievale. Racconta la storia di Macbeth, un valoroso guerriero e nobile scozzese che, tornando da una battaglia col suo compagno Banquo, si imbatte in tre streghe. Queste profetizzano che Macbeth sarebbe diventato Barone di Cawdor e poi addirittura re di Scozia, mentre da Banquo sarebbero nati i futuri sovrani scozzesi. Non appena si avvera la prima previsione, Macbeth crede nella veridicità della profezia. Fomentato dalla moglie, comincia a compiere i peggiori delitti. Il prezzo che il protagonista e l’iconica Lady Macbeth devono affrontare è il senso di colpa, che peserà sulla loro salute mentale, tanto da essere causa della morte prematura della moglie.
Nell’opera, Shakespeare si focalizza sul tormento interiore dei personaggi causato dalla consapevolezza delle proprie azioni. Macbeth è un uomo coraggioso che, accecato dall’ambizione e dalla sete di potere, diventa uno spietato assassino e poi un tiranno. Lady Macbeth è indubbiamente uno dei personaggi più crudeli creati dal drammaturgo, che impone la propria volontà e manipola facilmente il marito. Nonostante abbia mantenuto i nervi saldi sin dall’inizio, nel corso della storia anche lei inizia a provare rimorso, perde la ragione e si uccide.
… AL FILM
Gli adattamenti di Macbeth sono estremamente numerosi e molto diversi tra loro.
Uno tra i primi a confrontarsi con le opere del drammaturgo è stato Orson Welles: le sue versioni rivelano sempre delle differenze col testo originale, come un diverso ordine delle scene o un minor numero di soliloqui. Nel 1948, Welles ha diretto Macbeth, con non poche difficoltà, considerato il breve tempo di produzione (soli 21 giorni) e il budget estremamente basso. Il risultato fu una versione molto teatrale, con scenografie essenziali, una fotografia molto lugubre e performance caricaturali.
Nel 1957, Akira Kurosawa ha realizzato la sua versione con Il trono di sangue. Si tratta di una versione molto libera che ambienta l’opera nel Medioevo nipponico. Le differenze col testo originale sono numerose, pensiamo alle tre streghe che qui sono rappresentate da uno spirito che due nobili nipponici incontrano nella foresta. Questo film ha provato l’eccezionalità di Kurosawa, che è riuscito a orientalizzare un baluardo del teatro occidentale, riuscendo così a mettere in contatto due mondi diversi.
Nel 1971 Roman Polanski ha realizzato The tragedy of Macbeth. Si tratta di uno dei film più violenti del regista, potremmo dire, infatti, che sangue e nudità sono le due peculiarità principali del film. In effetti, si tratta del primo film realizzato dopo l’omicidio della moglie Sharon Tate, a seguito del quale l’autore cadde in depressione, e in molti ritengono che questo evento avesse influenzato il film.
Una versione più recente è stata realizzata nel 2015 dal regista australiano Justin Kurzel. Un adattamento rigoroso e storicamente corretto che segue l’arco di trasformazione del personaggio: Macbeth, da eroico combattente a tiranno senza umanità a uomo fragile che la moglie riesce a manipolare con facilità. Il film lascia spazio all’introspezione attraverso una serie di monologhi interiori recitati dall’attore stesso. Un film visivamente magistrale con una colonna sonora che sa dare la giusta suspence.
Infine, nel 2021 è uscito sulla piattaforma streaming Apple+ il primo film da solista di Joel Coen: The Tragedy of Macbeth. Per un’analisi più approfondita di questa pellicola vi rimandiamo alla nostra recensione.
I SIMPSONS
Non sono pochi i riferimenti alle opere di Shakespeare anche in televisione. Si tratta indubbiamente di una strategia vincente che permette di innalzare la qualità dell’offerta televisiva e di rendere Shakespeare fruibile a un pubblico più ampio. A questo proposito, possiamo pensare all’episodio de I Simpsons: Four Great Women and a Manicure. Marge porta Lisa in un salone per la sua prima manicure, suscitando un dibattito sul fatto che una donna possa essere contemporaneamente intelligente, bella e potente. L’episodio è diviso in quattro parti, ognuna delle quali descrive la storia di una donna che è passata alla storia: Elisabetta I d’Inghilterra, Biancaneve, Lady Macbeth e Maggie Roarke. La storia di Macbeth è raccontata da Marge: la scena si apre sul palco del teatro di Springfield, dove alcuni attori amatoriali stanno mettendo in scena Macfield. A Homer viene assegnato il ruolo di un albero, così Marge, inasprita dal ruolo marginale assegnato al marito, lo convince a uccidere colui che avrebbe interpretato il ruolo del protagonista. Alla fine, dopo aver eliminato tutti gli altri attori, si trova solo a portare in scena l’opera e solo così riuscirà ad essere il migliore sul palco. Ad applaudirlo c’è solo il fantasma di Marge, che era morta di spavento dopo avere incontrato i fantasmi degli attori uccisi. L’entusiasmo di Homer dura poco: non appena prende coscienza di tutte le altre opere shakespeariane che avrebbe dovuto interpretare si uccide. Ormai diventato fantasma, dice a Marge che imparare tutte le altre opere sarebbe stata la vera tragedia per lui, così è di nuovo libero di essere pigro.
Si tratta di un adattamento geniale, che è riuscito ad adeguare il testo originale ai nostri tempi. In particolare, colpisce la banalità del movente degli omicidi commessi da Homer: la posta in gioco è indubbiamente più bassa rispetto al testo originale, non si tratta di diventare re di Scozia ma di un semplice un attore teatrale. Con la loro inimitabile leggerezza, i Simpsons ci fanno riflettere su come la scala dei valori oggi sia cambiata e la vita venga sacrificata per motivi futili.
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