Olive è una bambina e, come tale, non sa ancora quanto la vita possa essere difficile. Olive vuole soltanto partecipare a un concorso di bellezza, mostrare di cosa è capace, rendere fiera la sua famiglia. Olive non sa quanto la vita e la società possano essere crudele nei confronti di una donna, ancor di più nei confronti di una bimba. Nel film che andremo a trattare oggi vedrete una bizzarra famiglia americana imbarcarsi verso un viaggio straordinario che cambierà il loro (e il vostro) modo di guardare il mondo. Ai registi Valerie Paris e Jonathan Dayton va il merito di aver costruito dei personaggi indimenticabili e di averli inseriti in una grande riflessione su come vita e società si pongano verso ognuno di noi, specialmente verso le ragazze, che siano già donne cresciute o ancora bambine. La vita e la società si aspettano qualcosa da noi? Oggi proveremo a rispondere a questa domanda insieme a Little Miss Sunshine.

La famiglia Hoover ha come pilastri fondamentali due donne, la piccola Olive di appena sette anni (interpretata da una giovanissima Abigail Breslin) e sua madre Sheryl (Toni Collette). Non si può dire che la loro sia una famiglia davvero felice, ma sono proprio questi due personaggi femminili a mantenere un equilibrio tra i suoi membri: Sheryl si fa in quattro per prendersi cura di tutti, mentre sua figlia è in grado di portare un fascio di luce sui volti bui degli uomini che la circondano. Olive è un raggio di sole, ma non quel raggio di sole che i giudici del contest “Little Miss Sunshine” stanno cercando. Mentre assistiamo alle avventure della famiglia nel viaggio verso la California, capiamo come Olive e Sheryl siano la rappresentazione di ciò che la società pretende da una donna: un aspetto gradevole, conforme a degli standard di bellezza che conosciamo tutti; la capacità di assumersi delle responsabilità, di prendersi cura degli altri, arrivando se necessario ad annullare se stesse. Gli uomini della famiglia Hoover non sentono queste esigenze: il più delle volte i loro pensieri girano vorticosamente intorno a se stessi e ai propri obiettivi, mostrando come il loro atteggiamento sia di chiusura nei confronti degli altri. L’unico ad essere più aperto è il nonno di Olive, Edwin (interpretato dal premio Oscar Alan Arkin), profondamente affezionato alla nipotina, tanto da averle insegnato il numero di ballo che lei presenterà al concorso di bellezza.

Ecco, il concorso è completamente al centro della vita di Olive, ancora troppo piccola per capire cosa prevale all’interno di questo ambiente. Ciò che vediamo verso la fine del film, infatti, è un mondo in cui delle bambine vengono a tutti gli effetti sfruttate per appagare i desideri e l’orgoglio dei loro genitori, o comunque di persone adulte; impossibile dar la colpa alle piccole, che non hanno coscienza di quanto quella situazione sia dannosa per loro. In questo caso, è facile estendere il concorso di bellezza all’intera società: basta guardarsi un attimo intorno e ci si rende conto che, molto spesso, l’unica cosa che conta in una donna è il suo aspetto esteriore, deve essere gradevole e rientrare in determinati standard che di per sé non dovrebbero esistere. In varie scene del film vediamo Olive toccare con mano queste esigenze che la vita e la società le richiedono: basta pensare ai momenti in cui suo padre le vieta di mangiare del gelato altrimenti metterebbe su peso, oppure quando le scarica addosso la sua inutile retorica del “vincitori vs vinti”. Sheryl, invece, vuole solo che sua figlia sia felice, esibendosi sul palco con il numero di danza che il nonno le ha insegnato con tanto amore. Non molto tempo dopo, tuttavia, Sheryl si renderà conto del fatto che sua figlia potrebbe essere vittima della società, annullando se stessa per il solo scopo di soddisfare gli altri: una donna (una ragazzina) è molto altro al di là di questo, oltre un aspetto gradevole e oltre il ruolo di madre curatrice che le è sempre stato attribuito.

“La vita è come un concorso di bellezza dopo l’altro” dirà Dwayne, il fratello di Olive, dopo aver scoperto di non poter entrare nell’aeronautica; in qualsiasi veste saremo, qualcuno troverà sempre un modo per giudicarci, per cui tanto vale essere se stessi. Non esistono vincitori e perdenti, come vuole far credere il capofamiglia Richard. Esistono solo persone con diverse ambizioni e diverse possibilità, sta a loro decidere come e dove mettersi in gioco. Quando Olive si esibisce (in una scena a dir poco esilarante che vi consigliamo di recuperare) ci sembra di sentire la sua voce ribadire il suo diritto di essere ciò che più ama, di essere la ragazza che vuole, anche se non conforme allo standard voluto dal mondo. Anche se i severi giudici del concorso non la apprezzeranno come merita, per noi Olive resterà la nipotina tanto amata dal nonno Edwin, “la bambina più bella che esista al mondo, sia fuori che dentro”.

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Renata Capanna, Redattrice