Torna al cinema in Italia Kiki – Consegne a domicilio (Majo no takkyūbin). È uscito nel 1989 ed è il terzo film di animazione della casa di produzione Studio Ghibli, nonché quello che ne ha avviato il successo, essendo stato il campione di incassi giapponese di quell’anno. Il regista e produttore Hayao Miyazaki è anche autore della sceneggiatura, mentre il soggetto è tratto dall’omonimo romanzo per ragazzi di Eiko Kadono del 1985.

Kiki è una giovane strega di tredici anni, che vediamo ascoltare con trepidazione le previsioni meteo per decidere se sia il momento buono per partire. Ha infatti l’età per il noviziato, l’anno in cui ogni strega si allontana dalla famiglia per imparare a vivere in modo indipendente. Nonostante le preoccupazioni dei genitori sceglie di partire quella sera stessa, a cavallo di una scopa e accompagnata solo da Jiji, il suo gatto nero. Si ferma in una grande città portuale, dove si trova inizialmente molto spaesata, e incontra Osono, che ha una panetteria e le offre una stanza in cambio del suo aiuto. Dato che il volo è l’unico potere magico che possiede, Kiki decide che la sua attività sarà un servizio di consegne a domicilio. Adattarsi alla sua nuova vita richiederà un grande sforzo per la ragazza, inizialmente ingenua e dal carattere burrascoso, che scoprirà non solo di avere molto da imparare ma anche che può succedere addirittura di perdere – apparentemente – i poteri che ha già. 

A differenza della maggior parte dei film di Miyazaki, che raccontano molto della cultura giapponese (fra i più celebri ricordiamo Principessa Mononoke del 1997), l’ambientazione in questo caso è occidentale. Koriko è una città immaginaria, disegnata mescolando le caratteristiche delle diverse città europee che Miyazaki in persona ha visitato durante la lavorazione. Le insegne dei negozi assomigliano a quello che potevano essere il Belgio o la Germania del secondo dopoguerra, la torre dell’orologio richiama quella di Stoccolma, ma si vedono anche dei tram e alcune vie dall’aspetto più mediterraneo.

Nonostante la protagonista sia una strega a tutti gli effetti, gli elementi fantasy sono pochi e integrati nella società moderna. Il fatto che Kiki sia vestita di nero, possa volare solo sulla scopa e sia accompagnata da un gatto nero non ha alcuna connotazione negativa: si percepisce, soprattutto nei dialoghi con gli abitanti della città, che l’esistenza delle streghe è percepita come un fenomeno raro ma tutto sommato normale. La trama è estremamente semplice, a tratti aneddotica, non c’è un vero antagonista né grandi colpi di scena; tuttavia non si ha mai l’impressione di un film noioso grazie alle atmosfere, sempre leggere e accoglienti, e alla caratterizzazione dei personaggi. Nei suoi svariati tentativi di rendersi indipendente, Kiki non incontra mai un mondo ostile, e viene spesso aiutata da altre donne, in particolare Osono, che assume un ruolo materno nei suoi confronti, e Ursula, una strega più grande che ha già compiuto il percorso del noviziato. Quest’ultima, mentre fa amicizia con la protagonista e le racconta la propria storia, appare quasi come una versione di Kiki dal futuro: ha vissuto le stesse difficoltà, ha anche lei un gatto nero che però non parla da umano (così come Jiji da un certo punto non parla più). Inoltre Kiki fa amicizia con un suo coetaneo, Tombo, dando vita ad alcune delle scene più simpatiche e realistiche. 

Ciò che rende la storia apprezzabile e non banale è il fatto che pur essendo di fatto una fiaba, non ha un finale perfetto: alla fine delle mille peripezie Kiki vola ancora sbattendo contro gli edifici, la consapevolezza che ha acquistato non è un incantesimo che la fa diventare automaticamente adulta. Coerentemente con il realismo di tutto il film, e anche con il tipo di ottimismo concreto e mai illusorio di Miyazaki, Kiki – Consegne a domicilio non promette nulla di fuori dagli schemi ma esalta la bellezza “piccola” delle avventure quotidiane. Vale la pena rivederlo sul grande schermo per godere appieno dei colori e dei disegni, che costituiscono buona parte dell’indiscutibile valore di questa pellicola.

Federica Rossi,
Redattrice.