Lunedì 16 gennaio 2023 l’attore statunitense Kevin Spacey è stato omaggiato al Museo Nazionale del Cinema di Torino, che ha la sua sede nel simbolo della città, la Mole Antonelliana. La carriera cinematografica di Spacey, costellata di cult degli anni ‘90 come Se7en ed L.A. Confidential, premiato con due Oscar per I soliti sospetti e American Beauty, si è arrestata nel 2017, a seguito delle prime accuse di molestie sessuali ai danni di un giovane attore, secondo fatti accaduti negli anni ’80.
La città di Torino lo ha simbolicamente accolto, attraverso una giornata dedicata al suo contributo alla settima arte. Alla consegna del premio Stella della Mole, istituito nel 2020, sono seguite una Masterclass e una proiezione speciale di American Beauty, film che gli è valso il secondo Oscar. Ha fatto gli onori di casa il presidente del Museo Nazionale del Cinema Enzo Ghigo e il direttore Domenico De Gaetano, che hanno consegnato il riconoscimento insieme a Vittorio Sgarbi, sottosegretario del Ministero della Cultura (MIC). Il soggiorno torinese era iniziato già da qualche giorno con gli avvistamenti per il centro, ed era proseguito con l’invito ad assistere alla partita Torino – La Spezia di domenica 15 gennaio presso lo Stadio Grande Torino.
Già nel corso del 2021 Kevin Spacey fu nel capoluogo piemontese per una visita privata al Museo del Cinema e per le riprese del film L’uomo che disegnò Dio, seconda regia di Franco Nero. Spacey ha voluto esprimere la propria gratitudine nei confronti dell’attore e regista italiano per avergli dato occasione di tornare sul set, offrendogli un film quando tutti gli altri avevano paura: «Il ruolo non ha importanza, importante è il suo gesto, quello che ha fatto in un momento particolare per la mia vita. Mi ha chiamato e mi ha detto “indipendentemente da tutto” voglio che tu sia nel film e questo non solo come persona ma come attore ha significato moltissimo».
Nell’ottobre 2022 Kevin Spacey è stato assolto dagli USA dalla prima pesante accusa di molestie rivoltagli da Anthony Rapp, ma ha altri procedimenti attualmente in corso, fatto che ha suscitato polemica anche durante l’ospitata torinese. Eppure l’attore ha voluto precisare di non essersi mai ritirato: «Quello che si vede nei media non è la vita vera, non mi sto riappropriando della vita pubblica perché non l’ho mai lasciata. […] Vivo la mia vita ogni giorno, vado al ristorante, incontro le persone, guido, gioco a tennis, ho sempre incontrato persone generose, genuine e compassionevoli». La carriera hollywoodiana è finita, ma ora ci sono produzioni minori: «La vita è piena di occasioni e opportunità di imparare. A volte è importante stare in silenzio e ascoltare, e nel silenzio trovare le risposte», ha dichiarato Spacey, oggi 63enne.
La cerimonia di lunedì 16 gennaio è cominciata con un minuto di silenzio dedicato a Gina Lollobrigida, la diva italiana mancata nel giorno stesso. È seguito il discorso del critico d’arte Vittorio Sgarbi: «Il cinema coincide con la vita, mentre la grande arte del passato manteneva una distanza tra sé stessa e la realtà. Quindi non posso che compiacermi nel dare un premio, la mia fiducia e considerazione a un artista che ha fatto coincidere le due cose. […] L’uomo è mortale, mentre l’attore che stiamo per premiare è immortale e vivrà per l’eternità nei suoi film che continueremo a vedere per il tempo che ci verrà concesso di vivere». La motivazione del premio è stata letta in diretta dal doppiatore Roberto Pedicini, storica voce italiana di Spacey: «per aver apportato, con la sua filmografia, un personale contributo estetico e autoriale allo sviluppo dell’arte drammatica».
Kevin Spacey in apertura al suo discorso di accettazione ha mostrato gratitudine per tutte le persone che hanno reso possibile la sua carriera in oltre 40 anni di cinema, e più polemicamente ha ringraziato il Museo del Cinema per aver avuto ‘le palle’ (detto in italiano) di invitarlo per ricevere questo premio. Il riferimento implicito è all’onda di silenzio e sdegno subito da parte di Hollywood in seguito all’uscita delle prime accuse nel novembre 2017, in particolare la sostituzione completa del suo personaggio in Tutti i soldi del mondo di Ridley Scott, e la cacciata e richiesta di risarcimento di Netflix per la serie House of Cards. L’attore successivamente si è commosso mentre ringraziava il manager e compagno Evan Lowenstein che l’ha sempre supportato in questi anni spronandolo nei momenti più difficili.
Durante la Materclass Kevin Spacey ha ripercorso le tappe più importanti della sua carriera, citando aneddoti come la telefonata ricevuta da Jack Lemmon durante la Cerimonia degli Oscar, rievocando i personaggi più conosciuti dal pubblico, da Keyzer Söze a John Doe, da Jack Vincennes a Lester Burnham, da Lex Luthor a Frank Underwood, e narrando delle esperienze di collaborazione con registi come Sam Mendes, David Fincher e Bryan Singer. In serata invece Kevin Spacey ha introdotto una proiezione speciale di American Beauty presso la gremita Sala Uno del Cinema Massimo: ha ricordato la tagline, ispirata casualmente da una scritta che appariva sul fondale di una scena del film, una frase che per Spacey appare tuttora significativa come approccio alla vita: “Look Closer” (“guarda da più vicino”).
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