Kevin Spacey torna sul grande schermo dopo anni di assenza. La notizia, confermata ieri dalla ABC News, segna il ritorno dell’attore dopo il suo ultimo – non troppo fortunato – film, Billionaire Boys Club (James Cox, 2018), e dopo gli scandali che hanno investito la sua carriera.
Sono passati quasi quattro anni, infatti, da quando Kevin Spacey è stato accusato di molestie sessuali. Era il 2017 e il caso Harvey Weinstein aveva appena scoperchiato il vaso di Pandora degli abusi e delle molestie che hanno coinvolto, e tuttora coinvolgono, non pochi volti noti di Hollywood. Le prime accuse nei confronti di Spacey vengono mosse dall’attore Anthony Rapp per fatti avvenuti nel 1986, anno in cui Rapp aveva appena 14 anni. In seguito numerose altre accuse ricadono sull’attore, e ciò porta in breve tempo all’interruzione di gran parte dei progetti che lo vedevano coinvolto: Netflix prende le distanze dai fatti annunciando il termine, alla sua sesta stagione, dell’acclamata serie House of Cards e bloccando l’uscita del film Gore, che vedeva l’attore nei panni del protagonista. Spacey viene inoltre sostituito da Christopher Plummer per il ruolo di J. Paul Getty in Tutti i soldi del mondo, di Ridley Scott, pellicola già in lavorazione ai tempi dello scandalo e per la quale è stato necessario rigirare numerose scene. L’unica produzione che si salva è proprio Billionaire Boys Club, che era però già stata da tempo conclusa e aspettava solo di uscire nelle sale.
Franco Nero e Vanessa Redgrave
Quattro anni dopo questi fatti l’attore, premio Oscar per I soliti sospetti e American Beauty, tornerà a recitare in L’Uomo che disegnò Dio, film italiano diretto e interpretato da Franco Nero e che vedrà anche la partecipazione di Vanessa Redgrave, premio Oscar per Giulia (Fred Zinnemann, 1977) e moglie del regista. La pellicola racconterà la storia di un artista cieco che ha lo straordinario dono di realizzare ritratti fedelissimi solamente ascoltando la voce delle persone, e Spacey dovrebbe ricoprire un ruolo secondario, quello di un poliziotto impegnato nelle indagini di un caso di pedofilia. Una parte che, seppur piccola, potrebbe rilanciare la carriera dell’attore.
Quella che pareva dunque una condanna alla damnatio memoriae viene ora rimessa in discussione: tutto sta nel vedere se il pubblico si dimostrerà capace di archiviare le accuse – vere, presunte, o troppo datate per essere vagliate da un tribunale – che sembravano aver stroncato una brillante carriera.
La notizia del ritorno di Kevin Spacey ci pone di nuovo davanti a un quesito che ritorna ciclicamente e con una certa frequenza: è possibile separare l’uomo dall’attore? O meglio, quanto è giusto che la condotta personale di un attore si rifletta anche sul suo successo come artista? La domanda resta aperta.
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