Meravigliosamente girato, estremamente curato nelle scenografie e nella fotografia, dalle atmosfere surreali che interagiscono con i personaggi e guidano lo spettatore lungo gli eventi della storia.

Si sta parlando di uno dei grandi classici del cinema dell’orrore italiano, Suspiria. Dopo più di quarantacinque anni dalla sua uscita, lo spettacolare horror di Dario Argento non ha mai smesso di influenzare il cinema tutto, sia italiano che straniero. Sapevate che la terribile trappola di filo spinato presente in Saw – L’enigmista è ispirata alla scena della morte di Sara? Luca Guadagnino ci ha regalato una personale versione della storia nel suo Suspiria, uscito nel 2018 e profondamente diverso dall’originale (naturalmente anche questo meritevole di infinite visioni!).

La storia raccontata è molto semplice: una giovane ballerina americana viene ammessa in una prestigiosa scuola di danza in Germania, dove una serie di “incredibili e assurdi avvenimenti” la porteranno sulle tracce di un’antichissima e misteriosa congrega di streghe.

Il cinema di Dario Argento è caratterizzato da simbologie ricorrenti, e Suspiria andrebbe inserito tra le opere più simboliche del regista. Ci sono infinite sequenze e singole inquadrature cariche di simboli e riferimenti ad altre opere, tuttavia in questa sede è opportuno concentrarsi unicamente su due momenti fondamentali: l’incipit e il finale del film, l’ingresso e l’uscita.

Suzy arriva in Germania: l’ingresso

La giovane ballerina Suzy è appena giunta a Friburgo, dove si è trasferita per poter frequentare l’accademia di danza più importante della Germania. Nei primissimi minuti del film possiamo vedere la ragazza che si dirige verso l’uscita dell’aeroporto, le cui porte automatiche si aprono e si chiudono seguendo il ritmo delle suggestive musiche dei Goblin. Suzy sta attraversando l’ingresso che la porterà verso un mondo del tutto sconosciuto, è piena di speranze ma anche di tanti timori. Già in queste prime scene, se osservate con un occhio attento, compaiono elementi che ritroveremo nel corso del film e che in un certo senso “anticipano” ciò che succederà.

Molto importante ai fini di questa analisi è l’uso che fa Dario Argento degli elementi naturali all’interno del film. In questi primi minuti dopo il suo ingresso in Germania, Suzy si scontra con un terribile temporale, con pioggia fitta che rende faticoso trascinare i bagagli. Appena pochi secondi dopo, quando riesce finalmente a saltare su un taxi, la ragazza è completamente inzuppata d’acqua dalla testa ai piedi. L’insistenza di Argento sull’elemento acqua è molto particolare: ne viene fatta menzione nella breve conversazione che Suzy ha con il tassista, ma soprattutto viene enfatizzato attraverso due inquadrature che mostrano un canale di scolo (in cui si sta formando una vera e propria cascata) e un tombino. L’acqua ha un potere, quello di inondare tutto ciò che trova davanti a sé; l’elemento acquatico rimanda al pericolo, a qualcosa di contaminato da un male che avvolge tutto ciò che trova, proprio come l’acqua. Non è un caso che sotto la pioggia si sia rifugiata anche la povera Pat Hingle, che Suzy vede uscire dalla scuola in tutta fretta e correre spaventata verso la propria morte. Non è un caso, ancora, che Suzy e l’amica Sara parlino apertamente di Pat e dei segreti più assurdi nascosti all’interno della scuola proprio mentre fanno il bagno in piscina.

L’insistenza sulla pioggia all’inizio di Suspiria serve a mettere in guardia lo spettatore, avvertirlo che c’è qualcosa di malvagio nascosto in questa storia. Il tutto assume poi ancora più significato se confrontato con il segmento finale del film.

Suzy fugge dall’accademia: l’uscita

L’improvvisa scomparsa di Sara dalla scuola mette subito in allarme Suzy, già scossa da tutti gli assurdi avvenimenti successi durante il corso della sua breve permanenza a Friburgo. Un brutto malore durante gli allenamenti, la violenta morte del pianista cieco appena cacciato dalla scuola, la scoperta che ogni notte le insegnanti in realtà non lasciano l’edificio come hanno sempre sostenuto di fare, o ancora l’inaspettata visita della direttrice che si diceva essere in viaggio ancora per molto tempo. Sara sapeva troppo e Suzy è convinta che la sua sparizione non sia una coincidenza; peggio ancora, potrebbe sparire in circostanze misteriose anche lei stessa.

La notte decisiva, la protagonista scopre il grande segreto dell’accademia: tutte le insegnanti fanno parte di una congrega di streghe capitanata da Helena Markos, una delle entità più malvagie del mondo soprannaturale. Le ultime scene del film si svolgono in ambienti angusti con atmosfere pesanti e immagini decisamente disturbanti, come il corpo della povera Sara che viene “riportato in vita” e si getta sulla protagonista brandendo un coltello. Ma Suzy, da ottima final girl qual è, non ci mette molto a sbarazzarsi di Helena Markos (la “testa del serpente”) e insieme a lei crolla tutto il sistema che aveva messo in piedi. La scuola inizia a collassare su se stessa e le fiamme la avvolgono divorando chiunque vi fosse all’interno, mentre Suzy riesce a salvarsi quasi per miracolo e a fuggire. E mentre il fuoco divampa da una delle finestre dell’edificio iniziano pian piano a scorrere i titoli di coda.

È evidente la contrapposizione forte con la scena di apertura: qui abbiamo una prevalenza di fuoco e non di acqua. Il riferimento più diretto è la famosa caccia alle streghe, in cui donne giudicate come maestre delle arti occulte venivano giustiziate il più delle volte in roghi pubblici, bruciate vive davanti al popolo. Il fuoco è per Argento un simbolo di purificazione, distruttivo come l’acqua, ma capace di spazzare via il male, ripulire un luogo dalle energie maligne. Allora come mai anche in questi ultimi minuti è presente l’acqua? Appena Suzy esce dalla scuola e tira un sospiro di sollievo si ritrova nel bel mezzo di un temporale, così come la prima notte in cui era giunta a Friburgo. Eccoci davanti a un altro importante avvertimento: il male è stato sconfitto, ma non può ancora (o forse mai) essere distrutto del tutto. Il fuoco ha vinto stavolta, l’acqua continuerà a scorrere in altri luoghi.

I colori di Suspiria

Gli elementi della natura svolgono un ruolo fondamentale nel comprendere l’opera di Argento, ma non bisogna dimenticarsi del valore dei colori. Suspiria rientra tra i film dell’orrore più colorati della storia, è famoso anche per questo motivo soprattutto all’estero. A partire dall’edificio della scuola, dipinto di un iconico rosso acceso, fino all’inquietante corridoio che conduce nelle stanze delle streghe, ogni singolo colore viene reso il più vivace possibile, quasi a schiaffeggiare lo spettatore. Persino il sangue, che dovrebbe essere di un colore naturale per concedere un certo realismo, risulta quasi arancione!

Tre sono i colori fondamentali di Suspiria, ognuno con un suo significato e un ruolo specifico all’interno del film.

Primo tra tutti il rosso, il colore più iconico nel cinema di Dario Argento. Il rosso può rappresentare passione sfrenata ma anche un grave pericolo. Nell’aeroporto, tinge gli abiti di alcune donne che circondano Suzy e la carta di un piccolo manifesto che, guarda caso, recita proprio “Ballet”. Che sia una premonizione? Be’, sembrerebbe strano il contrario visto che quasi tutti gli interni della scuola (e l’intero esterno del palazzo!) sono dipinti o illuminati da un rosso talmente acceso da far male agli occhi. Se poi lo uniamo alle assordanti musiche dei Goblin otteniamo un’atmosfera da film horror perfetta! Senza dimenticare poi il rosso del vino servito a Suzy per cena in cui è chiaro che vengono disciolti dei sonniferi, o ancora le luci rossastre che illuminano la scena della palestra.

C’è poi il colore blu, simbolo dell’ignoto e del mistero, utilizzato spesso per sequenze che si svolgono in ore notturne. Non a caso, di blu erano tinte le pellicole del primo cinema muto qualora il regista decidesse di ambientare alcune scene di notte. Il blu rimanda a qualcosa di misterioso, di completamente sconosciuto, di conseguenza genera un senso di angoscia e impotenza: lo stesso che deve aver provato la povera Sara mentre veniva braccata dal suo assassino in stanze labirintiche e dalle luci bluastre.

Infine c’è il giallo, un colore vivace spesso legato a sentimenti positivi, che qui viene sbattuto sullo schermo quasi fosse una pugnalata. Il giallo diventa così un colore quasi violento, simbolo di ambienti ostili e spaventosi. È usato negli spogliatoi delle ballerine, dove viene messo subito in chiaro (anche in modo piuttosto brusco) come il mondo della danza possa essere competitivo e feroce. La stanza gialla è la sala d’allenamento in cui Suzy ha quello strano malore che la costringe a rimanere nella scuola nonostante volesse alloggiare in città, ma anche nell’inquietante corridoio che conduce alla stanza di Helena Markos.

Questi tre colori si uniscono poi alla fine del film, proprio davanti al letto della “strega madre”: sono tre fasci di luce, rosso, blu e giallo a illuminare la statuetta di un uccello con delle piume molto particolari: l’arma con cui Suzy metterà fine al suo incubo.

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Renata Capanna,
Redattrice.