A VENT’ANNI ALL’USCITA DE IL RITORNO DEL RE, 9 CURIOSITÀ IN ATTESA DELLA SERIE TV AMBIENTATA NELLA TERRA DI MEZZO

Il 22 gennaio 2004 usciva al cinema il capitolo conclusivo della meravigliosa saga Il Signore degli Anelli, capolavoro della letteratura e, grazie all’ambizione del neozelandese Peter Jackson, del cinema mondiale. Nata dalla mente del geniale scrittore e filologo inglese J. R. R. Tolkien, la trilogia de Il Signore degli Anelli si è guadagnata un posto d’onore nell’immaginario collettivo, sia come libro che come film. Il terzo capitolo della trilogia, Il Ritorno del Re, viene considerato universalmente come uno dei film fantasy più spettacolari di tutti i tempi, e con i suoi 11 premi Oscar è tra le pellicole con più riconoscimenti al mondo, alla pari con Ben-Hur e Titanic. Proprio in questo giorno di diciotto anni fa Il Ritorno del Re veniva proiettato per la prima volta in Italia, dove ha incassato quasi 23 milioni di euro. In occasione di questo anniversario e in attesa della nuova serie televisiva prodotta da Amazon, vogliamo portarvi con noi nella Terra di Mezzo alla scoperta delle curiosità più interessanti sulla saga. Mettete in tasca giusto un po’ di pane elfico, vi basterà per il nostro piccolo viaggio!

UNA CURIOSA AMICIZIA

Negli anni ’20 J. R. R. Tolkien, allora professore di filologia a Oxford, era solito frequentare amici e colleghi con cui affrontare discussioni sugli argomenti più disparati, meglio se al bancone di un pub. Tra i suoi amici più stretti vi era anche C. S. Lewis, che molti di voi conosceranno come autore della fortunata saga fantasy in sette libri Le Cronache di Narnia, dalla quale sono stati tratti tre film. I due autori saranno legati da una profonda amicizia, tanto da inserire nelle rispettive opere dei personaggi molto particolari. Nel primo libro de Le Cronache di Narnia, dal titolo Il leone, la strega e l’armadio, quattro fratelli vengono accolti a causa della guerra nella residenza dell’anziano professor Kirke, e qui troveranno l’armadio magico che li porterà nel mondo di Narnia. Come dichiarato dallo stesso Lewis, proprio il professor Kirke è ispirato alla figura di Tolkien, nella sua eccentricità e nel modo unico che ha di rapportarsi ai ragazzi protagonisti. Dal canto suo, Tolkien ha forse fatto un passo più in là: nel secondo libro de Il Signore degli Anelli, Le Due Torri, compaiono gli Ent, giganteschi alberi con sembianze umane che si riveleranno decisivi nella battaglia per sconfiggere il male. Pare che per scrivere il personaggio di Barbalbero, uno degli Ent più importanti con cui i protagonisti avranno a che fare, Tolkien si sia ispirato all’amico Lewis.

LE LINGUE SONO NATE PRIMA DEI ROMANZI

La prima opera appartenente all’universo della Terra di Mezzo, Lo Hobbit, viene pubblicata nel 1937, mentre Il Signore degli Anelli, pubblicato negli anni ’50, era soltanto un’idea nella mente dello scrittore. Tolkien, tuttavia, essendo un appassionato filologo e linguista, aveva già elaborato le due lingue fantastiche che vengono utilizzate nei racconti, anni e anni prima di redigere i libri. Basandosi sui suoi studi riguardanti la lingua inglese antica, fu in grado di creare da zero il Sindarin, la lingua di Mordor, e il Quenya, il linguaggio elfico. Di lì in poi, pare che la storia e la terra fantastica in cui è ambientata si siano sviluppate da sé.

IL SIGNORE DEGLI ANELLI NON FU PENSATO COME UNA TRILOGIA

Ormai l’opera di Tolkien si è inserita così tanto nella cultura popolare, grazie soprattutto ai film di Peter Jackson, che ci viene naturale etichettarla come una trilogia. Nonostante ciò, Il Signore degli Anelli fu pensato per essere distribuito come un unico racconto diviso in sei grandi capitoli. La decisione di pubblicare il romanzo in tre volumi tra il 1954 e il 1955 è stata probabilmente dettata da varie ragioni economiche ed editoriali. Ognuno dei tre volumi si divide al suo interno in due libri, i cui titoli non vennero mai fissati ufficialmente; in una lettera di Tolkien tuttavia compaiono sei titoli non ufficiali, Il ritorno dell’ombra, La Compagnia dell’Anello, Il tradimento di Isengard, Il viaggio a Mordor, La Guerra dell’Anello e Il Ritorno del Re. Oggi è uso comune parlare dell’opera come “la trilogia de Il Signore degli Anelli”, ma è bene tenere a mente che non era stata concepita in questo senso dal suo autore.

MACBETH A ISENGARD

Macbeth non sarà vinto

fino a quando di Birnam la foresta

non moverà verso il colle di Dùnsinane

contro di lui

Riconoscete queste parole? Fanno parte della profezia che Macbeth, protagonista dell’omonima opera di Shakespeare, riceve in merito alla sua sconfitta. Macbeth non cercò di interpretare le parole, ma le prese letteralmente, e giudicò irrealizzabile una profezia che vede una foresta prendere vita e attaccarlo. Tuttavia, Shakespeare riuscì a rispettare queste parole tramite un ingegnoso espediente letterario: durante la battaglia, i soldati nemici si muoveranno verso Macbeth cercando di mimetizzarsi usando dei rami, dando l’impressione di essere realmente una foresta viva, pronta ad attaccarlo.

Tolkien era un grandissimo appassionato di Shakespeare e in una lettera risalente agli anni ’50 parla da un amico di come fosse rimasto deluso dal fatto che la profezia non facesse realmente riferimento a una foresta. Quando iniziò a scrivere Il Signore degli Anelli, Tolkien decise di prendere in prestito l’idea da Shakespeare per modificarla (e forse migliorarla) in modo da creare una foresta che potesse andare in guerra. Da ciò è nata la celebre marcia degli Ent verso Isengard, la torre del malvagio stregone Saruman, uno dei momenti più epici della saga.

IL TATUAGGIO DEI NOVE

Il 9 è un numero ricco di simbologia, basta pensare che nella tradizione cristiana è considerato simbolo di Dio, in quanto il contrario del 6, numero associato al Diavolo. Non stupisce quindi che Tolkien abbia voluto sfruttare queste sue caratteristiche e inserire il numero 9 nell’opera: gli anelli forgiati da Sauron e donati agli uomini sono infatti 9, e i membri della Compagnia che partirà per distruggere l’Unico Anello sono 9. In numerose interviste, il cast dei film ha spesso affermato di aver sviluppato dei legami di amicizia e affetto moto forti durante le riprese, soprattutto gli attori facenti parte della Compagnia; così i nove attori hanno deciso di fare un tatuaggio comune, il numero 9 in caratteri elfici. Elijah Wood, l’attore che interpreta il protagonista Frodo, ha dichiarato in un’intervista: «Lesperienza che abbiamo vissuto è stata sia meravigliosa sia profonda, così abbiamo deciso di imprimerla sulla pelle.» Pare che i tatuaggi siano stati realizzati appena due settimane prima che le riprese de Il Ritorno del Re venissero terminate.

CAMEO DEL REGISTA

Peter Jackson è diventato famoso per essere un regista decisamente eccentrico e bizzarro, e queste sue caratteristiche possono essere ritrovate anche ne Il Signore degli Anelli. Oltre alla regia senza dubbio ambiziosa e spettacolare, il regista ha inserito tre cameo di se stesso all’interno dei tre film, talmente rapidi che quasi è impossibile riconoscerlo. Ne La Compagnia dell’Anello, Peter Jackson interpreta un cittadino di Brea, che vediamo camminare nella pioggia mentre mangia una carota, ne Le Due Torri è un soldato Rohirrim alla battaglia del Fosso di Helm, mentre ne Il Ritorno del Re interpreta un corsaro che viene ucciso poco dopo. Anche i due figli di Jackson, all’epoca bambini, hanno delle piccole parti nei film, e ogni volta che compaiono sono davvero adorabili!

ERRORI E INCIDENTI

Come accade per qualsiasi film, anche durante le riprese de Il Signore degli Anelli sono stati commessi degli errori, ma alcuni sono stati talmente esilaranti da essersi guadagnati un posto nella pellicola. I due più famosi possono essere belli da vedere per noi spettatori, tuttavia per gli attori protagonisti non sono stati un’esperienza fantastica. Il primo si trova all’inizio de La Compagnia dell’Anello ed è la divertente testata che Gandalf dà a una trave sul soffitto della casetta di Bilbo. Sir Ian McKellen ha dichiarato che quel piccolo incidente non era assolutamente previsto, e gli ha provocato anche un grosso bernoccolo sulla testa! Peter Jackson ha adorato la scena, così decise di non scartarla ed inserirla nella pellicola finale. Ian McKellen non è stato l’unico a farsi del male sul set: Viggo Mortensen, nella famosa scena di Le Due Torri in cui Aragorn dà un calcio all’elmo di un orco, si è addirittura rotto due dita dei piedi. L’urlo che lancia il personaggio non è dunque frutto di un’ottima recitazione, bensì di dolore reale, ma lì per lì nessuno si accorse dell’incidente!

GIRARE LE SCENE CON GLI HOBBIT

Nel realizzare i film, Peter Jackson aveva bene in mente un’idea fondamentale: avrebbe cercato il più possibile di non usare la computer grafica, puntando invece su effetti speciali “artigianali”. Uno degli espedienti più famosi, utilizzato soprattutto per le scene in cui erano presenti gli Hobbit è quello della “prospettiva forzata” tramite i movimenti di macchina. Jackson e i suoi tecnici avevano elaborato un sistema di macchine da presa e oggetti di scena mobili per riprendere gli attori su due piani prospettici differenti (solitamente uno più lontano e uno più vicino all’obiettivo) in modo da dare l’illusione che si trovassero sullo stesso piano. La tecnica si è rivelata particolarmente efficace per girare le scene con Hobbit e Nani, dato che gli attori avevano tutti un’altezza nella media e sarebbe stato complicato dover utilizzare sempre delle controfigure. Nella famosa sequenza in cui vediamo Gandalf e Frodo discutere seduti a un tavolo, durante le riprese la macchina da presa si spostava su un carrello, in sincronia con la parte di set in cui si trovava Elijah Wood, posta molto più indietro rispetto a Ian McKellen. Addirittura gli oggetti di scena, come le tazze da tè o la teiera presenti sul tavolo, avevano delle dimensioni proporzionate ai due personaggi. Tramite questi espedienti si riesce a dare l’illusione della differenza di altezza tra lo Hobbit e lo stregone (ma anche della piccolezza di casa Baggins), senza dover ricorrere eccessivamente a controfigure o alla computer grafica. Molti dei tecnici che lavorarono ai film hanno dichiarato quanto fosse divertente costruire questi oggetti di scena e soprattutto vederli funzionare perfettamente nel girato.

“LA TANA DEL DRAGO” A DOZZA

Sapevate che anche in Italia abbiamo il nostro centro studi dedicato alle opere di Tolkien? Il primo ad essere fondato nel nostro Paese è “La Tana del Drago” a Dozza, un borgo poco fuori Bologna famoso per i suoi edifici medievali, su cui compaiono vere e proprie opere d’arte in forma di murales. Lo scopo fondamentale del centro è quello di riordinare il patrimonio culturale legato allo scrittore e al genere fantastico, in modo che possa essere a disposizione di chiunque volesse approfondire le proprie conoscenze sul mondo di Tolkien.

Il Signore degli Anelli fa parte del nostro immaginario ormai da tantissimo tempo, ha affascinato i cuori e le menti di tantissime persone, per cui era inevitabile che qualcun altro dopo Peter Jackson potesse prendere in mano un progetto ambizioso. Qualche giorno fa Amazon ha finalmente reso pubblica la data di uscita e il titolo della nuova serie televisiva Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, che arriverà sulla piattaforma Prime Video a settembre. Nel tanto suggestivo quanto breve trailer rilasciato il 19 gennaio, vediamo il titolo formarsi da un fiume di metallo fuso, che ricorda vagamente le fiamme del Monte Fato. La serie tv sembrerebbe quindi svolgersi molto prima della Terza Era in cui sono ambientati i film, all’epoca della creazione dei Grandi Anelli da parte dell’Oscuro Signore Sauron.

Oggi noi di Frames Cinema vi abbiamo portato in un piccolo viaggio alla scoperta dei segreti della saga; ora non ci resta che aspettare pazientemente settembre per tornare ancora una volta nel magico mondo di Tolkien, dalle dimore degli Hobbit e alle splendide foreste elfiche, fino ai luoghi più remoti della Terra di Mezzo, dove sorge l’oscura torre di Mordor.

Questo articolo è stato scritto da:

Renata Capanna, Redattrice