“Congiungimenti sono l’intero e il non intero, concorde e discorde, armonico e disarmonico. 

Da tutte le cose l’uno e dall’uno tutte le cose” 

Eraclito – Frammento 10 

L’obiettivo di questa seconda parte è ampliare e continuare l’analisi iniziata con il precedente articolo (clicca qui per recuperarlo), sapendo bene, però, che il cinema di Nolan è difficilmente esauribile in poche pagine di approfondimento. Dopo aver affrontato già due pellicole fondamentali nella produzione del regista inglese, ovvero Interstellar e Il Cavaliere Oscuro, sottolineando come in entrambi i film lo scontro e la sintesi degli opposti sia argomento centrale e portante, appare chiaro, quindi, come il cinema di Nolan viva di queste dicotomie concettuali e che esse non rappresentino solamente  una semplice necessità di sceneggiatura. Guardando alla filmografia del cineasta britannico e allargando lo sguardo è importante prendere in considerazione altre due contrapposizioni tra estremi che ricorrono molto spesso: in primis il dualismo Realtà-Illusione e in secondo luogo la contrapposizione tra Passato e Presente

In Inception, ad esempio, tutta la narrazione ruota intorno all’ambiguità tra mondo reale e sogno. Queste due entità vengono inizialmente presentate allo spettatore come ben distinte e opposte, ma molto presto iniziano a mischiarsi, fino a confondersi l’una con l’altra.

Dom Cobb (Leonardo DiCaprio), in questo senso, è la rappresentazione del dualismo che permea tutta la pellicola: egli infatti conosce benissimo i limiti e le leggi che regolano il mondo dei sogni, è in grado di plasmarlo in base alla propria volontà, tanto da arrivare a crearsi un’esistenza parallela in cui vivere la vita che ha perso e nella quale vorrebbe tornare. 

Il rifugiarsi del protagonista nel mondo onirico è chiaramente un tentativo di fuggire dalla realtà talmente forte che i confini tra sogno e veglia iniziano a confondersi. Egli vive, infatti, uno sdoppiamento del reale: di giorno conduce una vita sulla quale non ha nessun potere, piena di rimorsi per un passato che lo perseguita, mentre di notte evade in un illusione artificiale estremamente lucida, nella quale può dimenticare tutti i rimorsi che lo affliggono e trovare un momento di pace e di serenità. 

In questo senso sorge spontanea una domanda, ovvero quale è la realtà per Cobb? 

La risposta di Nolan è che Dom è libero di scegliere e di decidere a quale mondo vuole appartenere: seguendo questa lettura il tanto discusso finale di Inception non è più aperto, al contrario segna la definitiva chiusura del percorso del protagonista. Non è importante, infatti, se il suo riconciliarsi con i figli avvenga nel Sogno o nel mondo reale, ciò che conta davvero è che il personaggio di DiCaprio abbia finalmente fatto pace con sé stesso e con i propri demoni, che sia riuscito a perdonarsi per ciò che ha commesso e che abbia scelto il mondo nel quale vuole vivere. La ritrovata pace di Cobb esula, quindi,  dalla trottola, al punto che egli non si preoccupa nemmeno di controllare se il totem si stia fermando oppure no. Gli opposti, dunque, si annullano e si perdono nel momento in cui Dom prende la sua decisione e si ritrova, finalmente, pronto a vivere nella realtà che si è scelto, sia che la trottola si fermi, sia che non si fermi.  

Allo stesso modo anche Memento riflette sullo stesso dualismo, facendo però contemporaneamente anche da ponte verso una riflessione legata al Tempo

Il protagonista del film, infatti, è incapace di afferrare e di comprendere la realtà che lo circonda ed è costretto a crearne una propria, nella quale può fidarsi solamente di sé stesso. 

La genialità di questa pellicola sta nel riuscire a far immergere completamente lo spettatore nella confusione del protagonista, insinuando continuamente il dubbio che il punto di vista di Leonard non sia quello reale, ma sia il risultato di un’illusione frutto della mente del personaggio di Guy Pearce.

Al contrario di Inception, in cui il rifugiarsi in una realtà potenzialmente illusoria è  metafora del raggiungimento di una serenità a lungo agognata da parte di Dom Cobb, in Memento Leonard si aggrappa alla propria visione della storia per dare un senso alla propria vita. 

È possibile, infatti, che la versione di Teddy sia di fatto corrispondente alla realtà e che egli abbia già trovato e ucciso diversi uomini convinto, ogni volta, di aver trovato l’assassino della moglie, come potrebbe essere altrettanto vera quella di Larry che trova nell’uccisione del fantomatico John G., ovvero Teddy stesso, il  compimento finale della vendetta così a lungo (o forse no?) ricercata. 

Anche in questa pellicola, però, la Realtà e l’Illusione si scontrano, rivelandosi alla fine totalmente soggettive e inutili: qualsiasi sia la verità dei fatti, Leonard continuerà a vivere seguendo il punto di vista che si è trovato costretto a seguire, cercando disperatamente di rimanere aggrappato a dei ricordi che potrebbero essere falsi o veri allo stesso tempo, non avendo la possibilità di fare nient’altro se non questo. 

È importante sottolineare come in Memento, oltre al conflitto tra reale e illusorio, sia fortemente presente anche il dualismo Passato-Presente. La voluta ambiguità temporale del film è il primo esperimento nolaniano in questo senso, fattore che diventerà successivamente il marchio di fabbrica del regista. Pellicole come i già citati Interstellar e Inception, ma anche Dunkirk, hanno nell’incastro temporale uno dei loro punti di forza maggiori, ma è solo con Tenet del 2020 che il Tempo diventa il vero e proprio perno centrale del film. 

Questo lungometraggio, che è probabilmente il più divisivo ed estremizzante di tutta la filmografia di Nolan, fonda infatti le proprie radici tematiche nella dicotomia Passato-Presente. Ribaltando completamente la concezione umana del tempo lineare, infatti, Tenet pone al centro della scena un quesito paradossale: è possibile, cambiando ciò che è stato, cambiare ciò che è e ciò che sarà?

Questo argomento, sicuramente, è stato affrontato e proposto già moltissime volte nella storia del cinema, ma mai come è riuscito a fare Nolan in questa pellicola.  

L’inversione dell’entropia in Tenet  risulta essere nuovamente un tentativo di avvicinare due opposti: il dualismo del Tempo, infatti, viene destrutturato, smontato e ricomposto secondo una nuova logica. Ciò che è stato e ciò che è si fondono in un tutt’uno dando vita a una nuova entità, una nuova concezione, ovvero un circolo temporale in cui ogni momento può essere contemporaneamente Presente, Passato o Futuro.

Per profondità e complessità degli argomenti trattati, per la maestria nel metterli in scena e per la straordinaria abilità narrativa, quindi, Nolan può essere definito il regista dell’estremo, un cineasta costantemente alla ricerca di sfide filosofiche che portano lo spettatore a riflettere continuamente sul mondo e sulla realtà che lo circonda, una realtà fatta di opposti che si allontano per poi riavvicinarsi fin dall’alba dei tempi. 

Questo articolo è stato scritto da:

Alessandro Catana, Redattore