Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino.

Con queste parole, pronunciate in latino al Concistoro la Canonizzazione dei Martiri di Otranto l’11 Febbraio 2013, Benedetto XVI annunciò le sue dimissioni. Un evento che sconvolse il mondo intero e che Meirelles ci racconta nel film I Due Papi. Un film magistrale, con un cast superlativo che vede protagonisti Anthony Hopkins e Jonathan Pryce, visivamente straordinario e con delle inquadrature che sembrano essere in grado di farci leggere nell’animo dei personaggi. 

“ISPIRATO A EVENTI REALI”

Il film segue fedelmente il corso degli eventi storici: dalla morte di Giovanni Paolo II, all’elezione di Benedetto XVI e la sua rinuncia, seguita dall’elezione di Papa Francesco. Il film è molto aderente alla realtà, questa percezione ci è trasmessa anche dal fatto che all’inizio si alternano servizi giornalistici in diverse lingue e ci sembra di rivivere quei momenti. Anche gli abiti sono estremamente fedeli, possiamo notare le maniche del maglione nero che escono dall’abito papale durante la prima benedizione di Benedetto XVI il 19 Aprile 2005 ma anche gli abiti con cui Papa Francesco si presentò durante la sua prima benedizione il 13 Marzo 2013, rifiutandosi di indossare la cappa rossa e le scarpe papali scegliendo di portare la sua croce episcopale al petto.

…MA NON DEL TUTTO

Ma, nonostante il film ci avverta che è “ispirato a eventi reali”, lascia ampio spazio alla fantasia del regista e degli autori. È il caso dell’incontro tra Benedetto XVI e Bergoglio nella residenza estiva di Castel Gandolfo nel 2012: con ogni probabilità, si tratta di finzione cinematografica. Infatti, non esistono fonti che confermino un viaggio del Cardinal Bergoglio in Italia per incontrare il Papa e presentargli una lettera di dimissioni. Non c’è neanche ragione di affermare che Benedetto XVI volesse affidare l’ufficio papale proprio al cardinal Bergoglio, come mostra il film. Il che si basa sul fatto che Papa Francesco fosse già uno dei possibili eletti al conclave del 2005.

Il regista ha inventato anche le conversazioni tra i due nella Cappella Sistina, oltre che le riunioni tra i due in varie occasioni, come quelle più divertenti e rilassate mentre guardano la finale dei Mondiali di Calcio del 2014. Tuttavia, queste conversazioni, seppur frutto della fantasia, sono fondamentali per conoscere meglio i punti di vista e le idee che li caratterizzano. 

Ancora, viene raccontato lo scoppio dello scandalo Vatileaks all’inizio del 2012, quando trapelarono informazioni di documenti segreti che rivelavano una serie di irregolarità nel funzionamento degli uffici del Vaticano. Il film inserisce l’evento tra le possibili cause della rinuncia di Benedetto XVI ma di fatto quest’ultimo non ha mai confermato pubblicamente i motivi della sua scelta.

I RICORDI DI BERGOGLIO IN ARGENTINA

Ampio spazio viene dedicato alla vita passata di Bergoglio in Argentina. Per raccontarla, gli autori si sono probabilmente rifatti ai dati della biografia Francisco. Vida y revolución di Elisabetta Piqué (2016). In particolare, il film permette allo spettatore di ripercorrere la vita precedente alla presa dei voti: conosciamo il suo lavoro nel laboratorio chimico prima di entrare in seminario, la donna che avrebbe sposato se non avesse sentito la vocazione sacerdotale, le sue grandi passioni cioè il calcio e il ballo, la drammatica vita sotto la dittatura del generale Jorge Videla. Grazie a questo racconto, impariamo a conoscere un uomo che porta sulle spalle ferite e rimorsi, ma che pubblicamente riesce a nascondere dietro il suo sorriso contagioso.

L’UNIONE DEGLI OPPOSTI

Proprio grazie al fatto che il film non si limiti a raccontare i fatti reali, ci permette di conoscere i protagonisti non solo in quanto figure istituzionali ma in quanto persone, colme di dubbi, di incertezze dovute all’umano timore di non essere all’altezza della responsabilità che gli è stata assegnata. Meirelles mette in scena la Chiesa Cattolica, oggi sempre più divisa tra apertura e chiusura, ma il film diventa simbolo dell’unione e dell’armonia tra gli opposti. Le differenze che caratterizzano i due protagonisti non li allontanano nel corso del film, anzi, uniti dall’obiettivo di salvare e riformare la Chiesa, costruiscono una relazione ancora più profonda, basata sulla comprensione reciproca.

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Cristiana Agosta, Redattrice