BASSO BUDGET, ALTO STILE

Il passare degli anni ha mutato costantemente il significato del termine B-movie allontanandosi dalle sue origini per assumere sfaccettature forse anche troppo generiche. Con film di serie B si intendeva indicare, in origine, ogni tipo di mediometraggio realizzato sfruttando scenografie, attori ed attrezzature già impegnate su set di riprese cinematografiche di produzioni con budget più alti che, a differenza di quest’ultime, veniva girato e montato in breve tempo. Il reimpiego del materiale e personale, oltre che l’inserimento di pellicola già registrata in precedenza proveniente da altri lavori, consentiva non solo di ridurre le spese ma anche di ottenere ulteriori incassi. Certo, definire i limiti entro i quali possiamo considerare dei film low budget non è semplice e richiede una conoscenza più approfondita del contesto a cui ci riferiamo.

Le prime produzioni di serie B si sviluppavano attorno agli anni Trenta a seguito della Grande Depressione per riempire gli spazi, ormai vuoti, che accompagnavano le proiezioni principali con piccoli spettacoli o cortometraggi. Le major, in un primo momento contrarie alla doppia proiezione, presto formarono nuovi stabilimenti dedicati alle produzioni di serie B per andare incontro al mercato in continua espansione. Mentre l’obiettivo delle major erano gli incassi provenienti dai teatri delle più importanti città, che erano il regno dei kolossal con talentuose star e alto budget, la gran parte delle vendite di questi B-movie proveniva dalle sale di paesini e città più piccole. Per le sale cinematografiche indipendenti potersi accaparrare i film di serie A era molto più complicato, a loro venivano infatti concesse le licenze dei film più rinomati solo a patto che acquistassero anche i film di serie B, meno ricercati. Questa pratica, chiamata block booking, garantiva la redditività di ogni B-movie. Mentre gran parte degli studios della “Poverty Row” erano soggetti a veloci chiusure dopo alcune produzioni, le produzioni delle grandi major come MGM o Warner che si spostavano sui B-movie potevano contare su budget assai più alti rispetto alle produzioni di società più piccole come la Monogram Pictures o la Republic Pictures. Le produzioni di serie B delle Big Five erano facilmente in grado di competere contro i prodotti di punta delle minori. In entrambi i casi, però, questi film venivano spesso sponsorizzati come film di serie A ma su mercati differenti. Un film di secondo piano a New York poteva essere un grande film a Dallas.

I film di serie B si sviluppavano soprattutto in specifici generi cinematografici caratterizzandone anche i tratti specifici: in particolare il western era al centro di tutta la Golden Age delle produzioni di serie B, mentre l’horror e la fantascienza divennero più popolari solamente negli anni Cinquanta. Se da un lato questi film venivano in parte ignorati dalla critica e dal pubblico, dall’altro avevano la libertà di sperimentare sia nuovi spunti narrativi sia nuovi promettenti talent cinematografici, divenendo il banco di prova di molti futuri grandi artisti. Lo scarso numero di set disponibili, la mancanza di star e le numerose limitazioni economiche dovute al budget spinsero gli autori, a mo’ di compensazione, ad adottare soggetti complessi ed intricati. Se gli anni Trenta erano ricchi di commedie, musical e western, a partire dagli anni Quaranta si sviluppò un’importante sotto genere del poliziesco che interessò buona parte delle produzioni RKO negli anni a venire: il noir.

UNO SGUARDO AL NEO NOIR

Nato dai film di serie B come soluzione a diversi problemi di produzione, il noir si è rivelato essere una matrice di grandi classici e sottogeneri cinematografici amati da tutti ancora oggi. Influenzato sia dall’Espressionismo tedesco sia dal Realismo Poetico francese, dalla letteratura hard-boiled e dalla generale disillusione post bellica, il noir dava vita a un mondo alla deriva, specchio del tramonto del sogno americano del secondo dopoguerra. Il suo forte carattere artistico gli ha permesso non solo di sopravvivere al passare degli anni ma anche di riadattarsi e assumere nuove forme, ancora più forti e avvincenti. Grazie all’avvento della televisione e all’espansione del cinema europeo, ora in grado di competere con quello hollywoodiano, le restrizioni presenti nel Codice Hays vennero presto abbandonate. I registi avevano così la libertà di mostrare immagini e di trattare temi prima di allora proibiti, come la violenza e l’erotismo. Il secondo dopoguerra statunitense era caratterizzato da un altissimo tasso di natalità, la cosiddetta generazione dei Baby boomer, e da uno spostamento sostanziale dai grandi centri urbani verso i sobborghi. Il naturale bisogno delle nuove generazioni di trovare delle risposte ai propri dilemmi diede al cinema la giusta spinta per affrontare i problemi sociali, etici e morali che le affliggevano. Forse è anche per questo, più che per il loro stile, che venivano tanto amati questi film. Film che fanno riflettere, creano dubbi e danno vita a discussioni e dibattiti. Non propugnavano un’unica via di pensiero ma lasciavano allo spettatore la capacità di ascoltare e mettersi in discussione. L’antieroe era il simbolo di una generazione, una generazione a cui era data la facoltà di comprendere meglio la dualità della vita e la complessità dell’essere umani. Così si giunse, a partire dagli anni Settanta, a film vicini al noir, che proponevano però conflitti morali dirompenti: da Taxi Driver (1976) a Velluto blu (Blue Velvet, 1987), da Chinatown (1974) a Blade Runner (1982), fino ai più recenti Seven (1995) e I soliti sospetti (The Usual Suspects, 1995). Da questi film traspare la volontà di intrattenere in modo più brutale e diretto, senza mezze misure, ma soprattutto di scavare più approfonditamente di quanto fosse mai stato fatto nell’animo umano e nell’identità dei propri protagonisti. Questi film vengono denominati neo-noir: opere consapevoli delle proprie origini ma rivolte al futuro, un futuro ricco di storie complesse e intricate. Molti dei più grandi successi di critica e di pubblico degli ultimi anni sfoggiano con orgoglio le proprie discendenze dal noir, ringiovanendo il genere e arricchendolo di nuovi significati.

Questo articolo è stato scritto da:

Moreno Tempini, Collaboratore