“Ho girato spesso fuori dalla Sicilia, ma è un tema e una realtà alla quale tornerò sempre.”

Giuseppe Tornatore, originario di Bagheria (in provincia di Palermo), è tra i registi più celebri e riconosciuti nella storia del cinema italiano. Sin da giovanissimo si appassiona al mondo dell’arte: inizia a lavorare nel campo della fotografia e riceve diversi riconoscimenti dalle riviste cinematografiche internazionali; appena sedicenne si avvicina al mondo del teatro e mette in scena due opere, una di Pirandello e una di Eduardo De Filippo.

Le prime realizzazioni cinematografiche sono dei documentari. Negli anni ’80 ne realizza alcuni per Rai Tre, sempre sulle tradizioni isolane, come Incontro con Francesco Rosi (1981) e Le minoranze etniche in Sicilia (1982, premiato al Festival di Salerno).

Nel 1986 esordisce al cinema con Il camorrista, tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Marrazzo. Il film riceve un’ottima accoglienza e vince il Nastro d’argento al miglior regista esordiente. 

IL REGISTA COME UN “ARTIGIANO”

Tornatore prova una straordinaria fascinazione per l’arte del racconto. Afferma di raggiungere il massimo di intensità ad energia vitale nello “smarrirsi nelle viscere della storia che sta raccontando”, perché “raccontare storie è semplicemente un mestiere e chi le racconta è un artigiano”. Un artigiano che parte dagli eventi, li analizza e poi li riorganizza secondo un “codice emotivo tanto solido quanto occulto per risarcire la storia dell’originario senso del racconto”.

Nella maggior parte dei suoi film il tema delle origini è predominante, un passato nel quale rispecchiarsi. Ci mette a confronto con dei personaggi ben consapevoli del proprio passato e del proprio vissuto, che diventerà un punto di riferimento dal quale partire per andare avanti ed evolversi. Come li definisce Mario Sesti, possiamo parlare di “personaggi-mondo” che portano dentro di sé il mondo in cui sono nati, gli eventi e le relazioni che li hanno segnati.

LA SICILIA: “UN LUOGO CINEMATOGRAFICO”

La Sicilia è una terra ricca di storia e di cultura, che ha ispirato artisti e autori. Tra questi vi è sicuramente Tornatore, che non si è mai stancato di raccontare la sua terra di origine. Sostiene di avere un teorema assolutamente personale: 

“amo la Sicilia ma per esprimere tutto il mio amore ne devo stare lontano”.

Cresce con l’esempio di artisti siciliani, quali il pittore  Renato Guttuso, il poeta Ignazio Buttitta, il fotografo Ferdinando Scianna, la scrittrice Dacia Maraini: degli artisti che avevano saputo raccontare con intelligenza e artisticità il proprio paese. Tutto ciò ha stimolato il celebre regista ad approfondire sempre di più le proprie origini siciliane e, nello specifico, di Bagheria. Definisce l’isola come un serbatoio di idee, di storie e persino di contraddizioni, forse perché i suoi abitanti sono dei sognatori “costretti ad immaginarsi cosa ci sia dall’altra parte dell’orizzonte”; una vena che sente gli appartenga.

Ripercorriamo insieme i quattro film più emblematici ambientati nel territorio siciliano. 

NUOVO CINEMA PARADISO (1988)

Si rivela fortunato l’incontro con Franco Cristaldi, uno dei pochi produttori italiani che capì l’importanza di investire in film di qualità, film che acquistano valore con gli anni. 

Da questo incontro nasce il suo grande capolavoro Nuovo Cinema Paradiso. La notizia della morte di un certo Alfredo è l’occasione per Salvatore Di Vita di ripercorrere tutti i momenti della sua infanzia trascorsi nell’immaginario paesino Giancaldo, in provincia di Palermo. Con la mente torna ai momenti trascorsi con Alfredo al Cinema Paradiso, in cui apprende tutti i trucchi del mestiere per diventare proiezionista. Tuttavia, il ritorno in Sicilia in occasione del funerale lo mette a confronto con il suo passato: il cinema ormai è chiuso e ha  perso il suo splendore.

Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, il successo del film non fu immediato. La prima edizione, della durata di 173 minuti, venne criticata perché troppo ridondante e prolissa. Nel novembre dello stesso anno lo riduce a 157 minuti: l’afflusso di pubblico è talmente basso che decidono di toglierlo dalla circolazione. Nel tentativo di riportarlo in sala, Cristaldi chiede al regista di accorciarlo a massimo 2 ore. Sebbene Tornatore abbia accettato a malincuore, il successo di pubblico e di critica andò sempre crescendo e venne coronato dall’Oscar come Miglior film straniero

L’UOMO DELLE STELLE (1995)

Joe Morelli è un truffatore che sbarca in Sicilia per vendere agli abitanti di un piccolo paese il sogno del cinema, della fama e del successo attraverso finti provini. 

Seguendo Morelli in folli spostamenti, Tornatore ci porta alla scoperta di Ragusa Ibla, Monterosso Almo e Marzamemi.

Nello stesso anno Tornatore riceve un David di Donatello come Miglior regia, tuttavia l’accoglienza della critica fu parecchio contrastante. Paolo Merenghetti stronca l’opera affermando che si tratta di “un’inutile riflessione sulla cattiveria del cinema”.

MALÈNA (2000)

La storia della ventisettenne Malèna, interpretata da Monica Bellucci, è ambientata nell’immaginario paesino di Castelcutò. La giovane, considerata la più bella del paese, abita sola perché il marito è partito per lottare nella seconda guerra mondiale.

Malèna è un soggetto di Luciano Vincenzoni, il quale aveva ambientato la vicenda in una cittadina di provincia del Veneto. Tornatore ha ritenuto necessario ambientarlo nell’isola, per tornare ad una realtà che conosceva bene e che aveva chiara nella memoria. A rendere riconoscibile Castelcutò è la provincia di Siracusa. Il regista costruisce una Sicilia suggestiva e ricca di stereotipi, che renderanno Malèna oggetto di odio e invidia delle donne del posto.

BAARÌA (2009)

Baarìa racconta la storia d’amore clandestina tra Peppino Torrenuova, un giovanissimo membro del Partito Comunista Italiano, e Mannina, i cui genitori non consentono all’unione a causa delle precarie condizioni economiche di Peppino. 

Il film racconta la vita nel comune di Bagheria (Baarìa in siciliano) tra gli anni ’30 e ’80. Attraverso la storia dei due giovani innamorati, Tornatore dissemina reali avvenimenti della storia italiana, dal fascismo allo sbarco degli alleati in Sicilia. Tuttavia, per motivi produttivi, gran parte del film fu girato in Tunisia.

«“Baarìa” è un suono antico, una formula magica, una chiave. La sola in grado di aprire lo scrigno arrugginito in cui si nasconde il mio film più personale. Una storia divertente e malinconica, di grandi amori e travolgenti utopie. Una leggenda affollata di eroi… Baarìa è anche il nome di un paese siciliano dove la vita degli uomini si dipana lungo il corso principale. Ma percorrendole avanti ed indietro per anni, puoi imparare ciò che il mondo intero non saprà mai insegnarti.»

Tornatore stesso non riesce a spiegarsi fino in fondo la grande attrazione che la Sicilia è in grado di esercitare nei confronti di molti artisti. Lo ha persino chiesto a Leonardo Sciascia, il quale rispose: “Si è sempre fatto e sempre si farà cinema sulla Sicilia perché la Sicilia è di per sé cinema”.

Ad ogni modo una cosa è certa: con grande sensibilità e delicatezza è riuscito a raccontarci tanti personaggi, ognuno con il propri sogni e con le proprie speranze, tante storie e tante sfaccettature di questo territorio che non si è mai stancato di raccontare.

Questo articolo è stato scritto da:

Alessia Agosta, Redattrice