Con Rocky e Toro Scatenato abbiamo visto come il pugilato sia lo sport che meglio si presta alla macchina da presa e al viaggio dell’eroe.

Con Febbre a 90 e Il Maledetto United abbiamo capito invece che al cinema il calcio si mostra nel suo vestito migliore quando lo sport è sullo sfondo e la frustrazione del protagonista è il motore principale della narrazione.

Con L’Idolo delle Folle, Moneyball e l’Uomo dei Sogni abbiamo capito che il baseball è il miglior sport possibile per incarnare il sogno americano. E con Ogni Maledetta domenica vediamo che anche il football americano può andarci vicino.

Con una singola partita di basket invece ci accorgiamo di quanto questo sport sia estremamente telegenico, grazie al suo ritmo dinamico e al gioco aereo. In più il grandissimo lavoro trentennale del commissioner NBA David Stern ha contribuito enormemente ad esaltare la dimensione mediatica della lega e di riflesso del basket tutto. Atleti come Michael Jordan, Kobe Bryant, LeBron James e Shaquille O’Neal sono diventati quindi figure mediatiche a tutto tondo e in una maniera in cui nessuno sport ha avuto eguali. Il mondo del calcio ad esempio ha avuto le figure semi-mitiche di Pelé e Maradona, il dualismo assoluto tra Leo Messi e Cristiano Ronaldo, l’istrioneria di Ibrahimovic, l’icona fashion David Beckham, e l’unico atleta che possa dire di aver avuto una dignitosa carriera da attore (Vinnie Jones), ma non c’è mai stato un vero e proprio star system equivalente a quello hollywoodiano. I giocatori della NBA, anche quelli secondari, erano e sono tuttora star internazionali, mescolandosi ad altri mondi, soprattutto quello musicale, per il semplice fatto di essere giocatori NBA.

Tra drammi sportivi eccellenti, farsesche baracconate per elevare lo status di alcuni atleti e deliziose perle, ecco qui una list dei più importanti film collegati al mondo del basket.

Colpo Vincente (Hoosiers; David Anspanaugh, 1986)

Lo sport a livello scolastico e collegiale è molto seguito negli USA soprattutto nei territori privi di squadre di alto livello (un equivalente simile in Italia può essere il tifo per le squadre nelle categorie dilettantistiche), e questo film ne è la perfetta rappresentazione.

Gene Hackman è un disilluso allenatore di basket e si ritrova a guidare questi ragazzi in un liceo montanaro dell’Indiana (Hoosiers è uno slang per definire gli abitanti del luogo). Giovani campioni dal passato tormentato, talenti repressi, teste calde e insicuri, diffidenza verso il forestiero, storie d’amore e giant killing. Il classico film strappa applausi americano e assolutamente gradevole.

Voglia di Vincere (Teen Wolf; Rod Daniel, 1985)

Michael j. Fox prima di Ritorno al Futuro (anche se in Italia è arrivato dopo e per il personaggio fu ribattezzato Marty) e idea di lancio per la fortunata serie young adult uscita nel 2011. Un teen horror sportivo in cui un 17enne sfigatello scopre di essere un licantropo e sfrutta la cosa per diventare la star della squadra di basket. Tutto lineare, prevedibilissimo ma con un’iconografia assolutamente riconoscibile, che ha consegnato il film alla storia insieme al suo protagonista.

Chi non Salta Bianco è (White Men Can’t Jump; Ron Shelton, 1992)

Probabilmente il più grande film ambientato sul playground. Wesley Snipes, Woody Harrelson e Rosie Perez a metà tra il film sportivo e il film di truffatori (due generi che molto spesso si intersecano basti il colore dei soldi) con accenni di romanticismo, tantissimo humor e decostruzione dei pregiudizi razziali ambo i lati. Un film simbolo degli anni ’90. 

Kazaam – Il gigante rap (Kazaam; Paul Michael Glaser, 1996)

La grandezza in tutti i sensi (fisica, sportiva e mediatica) di Shaquille o’Neal, forse il più grande intrattenitore mai apparso in NBA, tanto monocorde in campo (la sua imponenza fisica cancellava tutte le sue mancanze tecniche) quanto versatile nel pubblico. Comico, rapper e attore con risultati altalenanti, qui interpreta un simpatico (?) genio della lampada in un film per ragazzi certamente dimenticabile. Sicuramente Shaq ha dato il suo meglio altrove

Double Team – Gioco di Squadra (Double Team; Tsui Hark, 1997)

Dennis Rodman è sempre stato un po’ il jolly oscuro della NBA. Arrivato ad alti livelli in età matura dopo una vita difficilissima, giovane operaio nei terribili Detroit Pistons di fine anni ‘80, Terzo moschettiere dei Chicago Bulls di Michael Jordan e Scottie Pippen. Nel mezzo tanti look eccentrici, capelli tinti prima che diventassero di moda, ammiccamenti Queer e le relazioni da copertina con Madonna e Carmen Electra. Un difensore sontuoso in campo, un mago dell’intrattenimento in pubblico, un animo tormentatissimo nel privato. Qui lo si vede in coppia con Jean Claude Van Damme contro un cattivissimo Mickey Rourke in un thriller di spie ambientato a Roma diretto da Tsui Hark vincitore, si fa per dire, di tre Razzie Awards.

Space Jam (Joe Pytka, 1996)

Michael Jordan e Bugs Bunny. Titoli di testa che rappresentano il sogno che si avvera di ogni ragazzino degli anni 90 in poi. E sicuramente quello che segue dopo è un gigantesco spot pubblicitario con tanti giocatori NBA, Bill Murray e i Looney Tunes utile solo a cementare ulteriormente il mito di Jordan, che nel periodo in cui girava il film si stava rimettendo in forma per tornare sui campi di basket dopo un primo ritiro e una fugace carriera nel baseball. Comunque meglio dell’ignobile sequel con Lebron James.

Coach Carter (Thomas Carter; 2005)

Samuel L. Jackson nella risposta nera a Hoosiers. Non serve dire altro per guardarlo.

Diamanti Grezzi (Uncut Gems; Josh e Benny Safdie, 2020)

La più grande prova attoriale di Adam Sandler, forse l’attore più pigro e altalenante di Hollywood. Qui interpreta un gioielliere ebreo con una serissima dipendenza dal gioco d’azzardo che finisce in una storia con: una quantità immensa di soldi impegnati, presi in prestito da usurai e prontamente scommessi, una pietra dai poteri “magici”, Kevin Garnett nell’interpretazione più convincente mai offerta da un giocatore di basket sullo schermo, la regia meravigliosa dei Fratelli Safdie. Imperdibile.

Hustle (Jeremiah Zagar, 2022)

Di nuovo Adam Sandler, di nuovo su Netflix, di nuovo a fianco di un giocatore NBA, stavolta Juancho Hernangomez.

Uno scout dei Philadelphia 76ers deve a tutti i costi trovare un nuovo talento per fare felice il suo nuovo capo e poter avere un posto fisso nello staff della squadra senza dover più viaggiare. Trova in un playground in Spagna un operaio edile dal talento immenso e scommette tutto su di lui. Stupendo l’utilizzo delle musiche.

Air – La Storia del Grande Salto (Air; Ben Affleck, 2023)

Un piccolo caso mediatico degli ultimi mesi, la storia di come un executive della Nike, allora azienda totalmente secondaria nel settore sportivo, riuscì a mettere sotto contratto l’astro nascente della pallacanestro creando la prima linea di scarpe personalizzata. Vedere la coppia Matt Damon – Ben Affleck (che aveva già recitato in Tornare a Vincere) è sempre un piacere ma il film non lo hanno scritto loro e si vede. La scelta pregevole di non mostrare His Airness sullo schermo non rende il film più interessante.

The Last Dance (Michael Tolin, 2020)

La serie documentaristica targata Espn copre la storia dei Chicago Bulls e di Michael Jordan al 1984 al 1998. Nel mezzo 3 titoli NBA su 3 finali, il Dream Team alle Olimpiadi del 1992, l’omicidio di Jordan Sr. che ha portato il figlio a ritirarsi e a darsi al baseball, il ritorno e altri tre titoli, una sidekick rancoroso (Scottie Pippen), un cavallo pazzo (Dennis Rodman) e un saggio mentore (Coach Phil Jackson).

Osannata da tutti ma invisa a molti fan poiché mancante di obiettività nei confronti di Jerry Krause, general manager dei Bulls dai pessimi rapporti con Jordan nel frattempo deceduto. Pregevole.

Dear Basketball (Glen Keane, 2017)

La commovente lettera di addio di Kobe Bryant allo sport giocato animata da un genio come Glen Keane e musicata da John Williams. Vincitore di un Oscar al miglior corto animato e ammantato di un’aura di malinconia soprattutto dopo il destino di Kobe.

Nicolò_cretaro
Nicolò Cretaro,
Redattrice.