Nel corso della storia dell’animazione occidentale la figura del padre è stata sviscerata in molte maniere diverse. Padri assenti e padri totalizzanti, imponenti e impacciati, naturali e adottivi. Vediamone alcuni esempi.
Pinocchio: Geppetto e la ricerca della paternità
Il Geppetto disneyano è ovviamente un personaggio assai diverso dall’originale collodiano. L’artigiano toscano logoro e patetico ma dal cuore enorme lascia il posto a un orologiaio tirolese dalle capacità quasi magiche. Il desiderio di paternità nel film Disney suscita più tenerezza che pietismo, rendendo il personaggio più simile a un adorabile nonnetto che a un simbolo dell’umanità che resiste anche alla miseria.
Bambi: la presenza-assenza
Il re della Foresta in Bambi è una delle figure più interessanti di tutto il panorama Disney. Una figura imponente, tanto rassicurante quanto austera, totalmente presente nella sua apparente mancanza. La sua prima apparizione alla nascita del figlio è un biglietto di presentazione maestoso, su una cima a osservare non solo la sua famiglia ma tutta la valle, in una posizione che lascerà a suo figlio quando sarà il momento.
Il libro della giungla: due figure paterne per caso
Altro classico Disney, altro adattamento letterario piuttosto libero. Il cucciolo d’uomo Mowgli trova nell’orso Baloo e nella pantera Bagheera (diversissimi dai corrispettivi letterari) due caronti nell’innocuo inferno della giungla ma soprattutto due buffi e incapaci padri adottivi, distanti dalla fierezza del suo primo protettore, il lupo Akela. Sarà solo la prima di tante strane coppie che vedremo in seguito a badare a una piccola peste.
Tanti padri single per tante principesse
Nei film Disney fiabeschi degli anni 90 i padri ricoprono un ruolo assai più importante rispetto ai loro predecessori tra gli anni ’30 e ’50. Se i padri di Biancaneve e Cenerentola erano scomparsi da tempo lasciando le figlie in balia di crudeli matrigne e quelli di Aurora e Filippo ne La bella addormentata erano troppo impegnati a ubriacarsi per capire cosa succedeva, durante il Rinascimento Disney abbiamo una sequela di padri prodighi nell’aiutare le proprie figlie o almeno a provarci: Re Tritone ne La Sirenetta rinuncia al suo potere e alla sua natura per salvare la propria figlia nonostante avesse costituito per i suoi standard una grande delusione; Maurice ne La bella e la bestia è un geniale inventore che prova in tutti i modi a salvare la propria figlia (che si era offerta prigioniera al suo posto) con buffi risultati; il sultano in Aladdin si rifiuta di dare sua figlia in sposa a Jafar; Powhatan in Pocahontas è tanto un fiero e agguerrito capo popolo quanto un padre saggio e comprensivo verso l’amore che sua figlia prova per lo straniero; Fa Zhou (unico del lotto ad avere ancora moglie, e suocera, al proprio fianco) in Mulan è protagonista di uno degli scambi di battute più preziosi (e per questo bruscamente interrotto) della filmografia Disney.
Il Re Leone: il padre totalizzante
La figura paterna per eccellenza dell’animazione occidentale tutta (e non solo) è senza dubbio quel Mufasa, che con uno screen time abbastanza contenuto, in un film già di suo non lunghissimo, catalizza tutta l’attenzione su di sé costituendo il fulcro della narrazione. La sua morte è la chiave di volta nella vita di tutti i personaggi e nell’ambiente attorno a sé che in seguito alla sua morte diventa arido e nero. Pilastro del regno, pilastro delle vite dei suoi cari, Mufasa trascende anche la morte.
Tarzan: la paternità rifiutata
Il gorilla Kerchak si rifiuta di accogliere la piccola vita capitatagli tra le mani. Lui era già padre e nonostante un crudele destino lo abbia portato ad incontrare un Tarzan appena nato e unito a lui dalla stessa sfortuna, non riesce ad accettarlo come figlio suo, trovando la pace solo nel suo finale.
Monsters & Co.: due scapoli e una bimba
In maniera abbastanza analoga a Il libro della giungla troviamo qui due figure maschili, ancora più impacciate e spaventate dalla bambina qui presente. Sully è più dolce, affezionato e apparentemente razionale, Mike è istrionico, rabbioso e vorrebbe solo fuggire dalla piccola Boo che considera un portatore di germi. I due non sono in grado di prendersi cura di lei ma vanno oltre le proprie perplessità per proteggerla.
Kung Fu Panda: il padre come maestro
La paternità è un tema centrale nella saga del panda Po, e viene sviscerata in maniera diversa nell’arco dei tre film. Nel primo il rapporto padre-figlio spesso si sovrappone a quello maestro-allievo. Il signor Ping è tanto il padre adottivo di Po quanto il suo mentore nella cucina, Shifu cresce il promettente Tai Lung in ogni veste, mentre non riesce a esprimere lo stesso affetto nei confronti dei suoi allievi successivi (soprattutto Po) e vive l’inferiorità nei confronti del suo maestro Oogway; nel secondo film, Po vuole ricercare la sua famiglia naturale ormai scomparsa in un conflitto silente che esploderà nel terzo film tra il signor Ping e il padre naturale di Po, con una risoluzione abbastanza sbrigativa in un film sicuramente frenetico ma altrettanto commovente.
Il Pianeta del tesoro: sopperire alle mancanze
Jim Hawkins è un ragazzo adolescente ribelle cresciuto da una madre amorevole ma esausta. Non ha una guida e il destino non sembra promettere grandi cose per lui, lavorare nella locanda nel migliore dei casi o finire in riformatorio nel peggiore. La versione steampunk del romanzo d’avventura più famoso di sempre lo porterà poi sul veliero spaziale RLS Legacy alla ricerca di un tesoro in compagnia di un cuoco-pirata cyborg. Nell’unico momento musicale del film ripercorriamo la sua dolorosa esperienza con un padre prima noncurante e poi definitivamente assente. Jim bambino corre verso il padre che sta per uscire definitivamente dalla sua vita e a questi si sovrappone il volto sporco e accogliente di John Silver, pronto ad accogliere un figlio che si è sempre sentito respinto.
Shrek e il terrore della paternità
Il terzo e il quarto atto della saga di Shrek sono certamente la metà debole della saga dell’orco verde. In entrambi vediamo il nostro eroe superare la fase eremitica della sua vita, affrontando prima l’idea di diventare padre e poi la massacrante routine nell’accudire i tre bambini. Di certo l’idea di rappresentare il rifiuto della paternità dagli occhi del protagonista in un film per l’infanzia poteva essere un’idea molto rischiosa ma la scommessa può dirsi vinta a metà. I due film, infatti, non riescono a compiere quella maturazione ulteriore e i problemi del personaggio sono soffocati da un umorismo troppo tirato via.
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