Essi vivono (They Live) è un film del 1988 scritto e diretto da John Carpenter. Il protagonista di quest’opera è John Nada (interpretato da Roddy Piper), un uomo di mezza età trasferitosi a Los Angeles in cerca di un lavoro. Dopo essere stato assunto come operaio edile, passa la sua prima notte in un campo di baracche insieme ad altra gente senza fissa dimora. In seguito al brutale sgombero del campo da parte della polizia, Roddy riesce a recuperare un paio di occhiali che permettono, a chi li indossa, di vedere la realtà del mondo in cui vive. La scena in cui Roddy indossa per la prima volta queste lenti è intensa e spiazzante. Anche noi spettatori, tramite gli occhi del protagonista, vediamo al di là delle apparenze, guardando per la prima volta quello che ci sta intorno senza filtri. Scopriamo così che tra gli esseri umani vivono degli extraterrestri, la cui vera natura è mascherata da un segnale emanato attraverso i televisori di tutto il mondo. Gli alieni hanno delle sembianze umanoidi ma un volto scheletrico (impossibile da vedere per chi non indossa gli occhiali) quasi a voler simboleggiare la loro morte interiore. L’unico scopo di questa specie è infatti quella di arricchirsi, sfruttando le risorse del pianeta Terra fino al loro esaurimento e causando, di conseguenza, la distruzione del nostro mondo.

Il film venne prodotto e distribuito nel 1988, durante il secondo mandato da presidente di Ronald Reagan e nel pieno dell’applicazione della cosiddetta Reaganomics, una dottrina economica di stampo neoliberista, caratterizzata dalla riduzione della spesa pubblica e dei sussidi statali e del conseguente impoverimento di un’ampia fascia della popolazione americana. È dunque in questo contesto che Essi vivono si inserisce, riuscendo a descrive alla perfezione, soprattutto nella sua prima metà, la società statunitense di allora e il tessuto sociale dei lavoratori americani che andava sgretolandosi.

Carpenter non ha alcuna intenzione di celare la sua critica al consumismo sfrenato, al capitalismo e alla televisione (e, più in generale, alla tecnologia). Ogni scena di questa pellicola, fin da subito, è pregna di critiche più o meno velate alla società in cui viviamo e di cui facciamo parte.

Gli alieni che dominano il mondo e soggiogano l’intera umanità altro non sono che l’élite globale, coloro che decidono delle nostre vite, che ci inducono al consumo sfrenato per mantenerci assopiti e bloccati nella nostra ignoranza. Il fatto che il loro piano venga messo in atto grazie alla tecnologia non è un caso. Carpenter ci vuole ammonire contro il rischio di alienazione che l’uomo corre a causa della televisione: nel film questo strumento viene rappresentato come un oggetto quasi mistico, in grado di ipnotizzare lo spettatore e distrarlo dai veri problemi che lo circondano.

Un altro aspetto fondamentale è la critica alla pubblicità che ogni giorno ci induce ad acquistare oggetti di cui non abbiamo veramente bisogno. Qualsiasi tipo di pubblicità, che siano riviste, cartelloni o insegne di negozi, una volta indossati gli occhiali mostra il suo vero significato: obbedisci, non svegliarti, non infastidire i potenti, acquista!

Infine, oltre ai volti degli alieni e alla pubblicità, c’è un altro elemento che si mostra per ciò che è davvero: il denaro. Sulle banconote non sono più presenti i volti trionfanti dei padri fondatori d’America, ma la scritta “Questo è il tuo Dio”.

Ogni dettaglio è un monito, ogni fotogramma ci racconta qualcosa di noi e del nostro mondo, mostrandocelo per quello che veramente è: corrotto, malsano, falso.

Carpenter ci dimostra, inoltre, come gli alieni non siano i soli responsabili di tutto questo. Il regista punta il dito contro quegli esseri umani che, per una mera questione economica o per semplice opportunismo, si sono lasciati corrompere, voltando le spalle alla propria razza noncuranti della terribile fine che attende il pianeta Terra. Questi individui fanno parte della classe agiata, della borghesia, che decide di non lottare al fianco dei propri simili lasciandosi corrompere dal denaro e da una mera illusione di potere.

Nonostante non abbia ricevuto un grande clamore all’uscita, Essi vivono è diventato negli anni un cult, tanto che alcuni suoi elementi sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo. Quasi tutti ci siamo trovati, infatti, di fronte alla classica scritta OBEY, ironicamente stampata e venduta su capi d’abbigliamento di ogni tipo (chissà cosa ne pensa Carpenter: un film contro il consumismo che, nel giro di qualche anno, arriva ad alimentarlo).

Visto l’argomento del film non è un caso che il protagonista del film sia un uomo qualunque, un americano medio che, ingenuamente, crede ancora nel sogno a stelle e strisce. Egli è infatti convinto che col duro lavoro e il sacrificio sia possibile farsi strada nel mondo. Ciò che gli viene mostrato è, però, proprio il contrario di tutto questo: non importa quello che fai nella vita, non importa quanti sacrifici tu possa fare nel tuo lavoro, la tua esistenza sarà comunque sempre controllata e dominata dagli altri, da chi ha più potere, e l’unico modo per innalzare il proprio status sociale rimane quello di soggiogarsi ai nuovi padroni. John Nada, come detto, è un uomo semplice e anche stereotipato: quasi tutte le sue battute sono frasi fatte tipiche di film action di serie B anni ’80. Questa è chiaramente una caratteristica voluta dallo stesso Carpenter (che, ricordiamo, si è occupato anche della sceneggiatura oltre che della regia) per rimarcare il fatto che si sta parlando di un uomo qualunque, un uomo così comune da essere quasi una “macchietta”.

Guardando quest’opera per la prima volta si può avere l’impressione che alcune scene siano eccessivamente dilatate, ad esempio la scazzottata tra il protagonista e il suo collega/amico. Tuttavia, facendo riferimento a questa scena nello specifico, questa lotta altro non è che una metafora. Frank Armitage (Keith David), l’amico di John, simboleggia l’uomo che non vuole essere messo di fronte alla realtà, perché ne è intimorito, ed è disposto a tutto pur di continuare con la sua vita da uomo qualunque. Questa visione delle cose ci viene presentata anche da Slavoj Zizek nel documentario Guida perversa al cinema (disponibile su Prime Video) in cui il filosofo e psicanalista sloveno analizza le tematiche di alcuni tra i film più importanti mai realizzati.

Venendo al finale, seppur molto suggestivo e totalmente in sintonia con il resto della pellicola, esso risulta quasi tronco, quando invece sarebbe stato valorizzato maggiormente da un’analisi più approfondita. Questa è forse l’unica vera pecca del film.

Per concludere, bisogna segnalare la meravigliosa regia di John Carpenter e il lavoro di montaggio di Gib Jaffe e Frank E. Jimenez. Questi aspetti, insieme anche alle suggestive musiche che accompagnano tutto il film (curate in parte da Carpenter stesso), vanno a delineare un’opera completa che, oltre a portare un messaggio di critica sociale di grande impatto, mette in scena una storia action e sci-fi nel migliore dei modi.

Ad un certo punto del film, ci troviamo di fronte un’emblematica scritta che recita “They Live, We Sleep” (“Essi vivono, noi dormiamo”). Questa risulta essere la frase che meglio descrive il messaggio di Carpenter. A 30 anni di distanza, nonostante il nostro mondo sia stato completamente stravolto, Essi vivono rimane un film estremamente attuale. Il sistema economico dei paesi occidentali è rimasto pressoché lo stesso di allora, con un capitalismo e un consumismo sfrenato, a cui si aggiunge l’alienazione causata dalle nuove tecnologie e dai nuovi media. Il rischio che la nostra società “dorma”, dunque, non è mai venuto meno, anzi, forse oggi è più alto che mai. Un’opera che va vista e rivista per poterla comprendere a pieno, che ci porta a riflettere ma che allo stesso tempo diverte e intrattiene. Una perla da riscoprire.

Questo articolo è stato scritto da:

Rosario Azzaro, Direttore editoriale