La macchina da presa attaccata alla gru si muove sul binario ricoperta da un grosso involucro di plastica; lì di fronte un gigantesco sommergibile illuminato da una potente luce bianca dall’alto, schizzi d’acqua investono la scena; si sta girando una panoramica su una battaglia in mare all’ultimo sangue.

Un importante caso italiano

Comandante, diretto da Edoardo De Angelis, racconta la storia di un eroe dimenticato, Salvatore Todaro, ufficiale a comando del sommergibile “Cappellini” durante la Seconda Guerra Mondiale. Nell’ottobre del 1940, in mezzo all’oceano Atlantico, l’equipaggio di Todaro viene coinvolto in uno scontro a fuoco con un mercantile belga, che viene affondato poco dopo; il comandante italiano, secondo la legge del mare, prende la coraggiosa decisione di salvare e accogliere i naufraghi condannati a morte certa, per portarli nel primo porto sicuro (Santa Maria delle Azzorre). Comandante (di cui abbiamo parlato anche nell’intervista a uno dei suoi protagonisti, Lorenzo Frediani), oltre a trattare una storia italiana di cui non si è mai parlato abbastanza, ha un grande merito: essere la prima produzione cinematografica italiana a coinvolgere attivamente i tecnici degli effetti speciali sul set durante le riprese, in modo da permettere agli addetti della post-produzione di avere subito un’idea di come sarebbe stata la scena una volta completata. Gli effetti speciali hanno avuto un ruolo profondamente importante nella lavorazione del film, tanto che è stato ricostruito interamente e a grandezza naturale il sommergibile “Cappellini”, che per girare alcune scene è stato posizionato in mare a largo di Taranto. Questa particolare modalità di svolgere le riprese con il coinvolgimento dei tecnici degli effetti visivi si è rivelata un caso unico nel nostro Paese, ma quanto mai importantissimo (e necessario) per lo sviluppo di questo settore della produzione cinematografica.

L’alternativa estera: la saga di Avatar

Se in Italia stiamo ancora lavorando all’inclusione dei tecnici sul set e allo sviluppo degli effetti visivi, non si può dire altrettanto riguardo la situazione all’estero. Uno dei casi più eclatanti riguarda la fortunata saga di Avatar, iniziata con il primo film del 2009, poi proseguita con un primo sequel nel 2022 (Avatar 2 – La via dell’acqua) e destinata ad avere almeno altri due capitoli entro i prossimi anni. È stato proprio nel 2009, quando James Cameron ha presentato per la prima volta il suo più grande progetto al pubblico, che si è avuta un’importante conferma della validità  artistica degli effetti speciali: realizzare un film totalmente in digitale non sembrava più un pensiero folle. Per realizzare questo primo capitolo della saga ci sono voluti anni: nel 2006, dopo aver conosciuto i progressi della computer grafica, James Cameron ha deciso di concentrarsi sul progetto ambizioso di realizzare un film fantascientifico ambientato su un pianeta alieno completamente in digitale e in tre dimensioni. Circa il 60% del film è composto da elementi virtuali, il restante da elementi in live-action: le riprese, iniziate nel 2007, hanno visto gli attori del film recitare e muoversi ricoperti di speciali tute per la cosiddetta “motion capture”, una tecnica usata per rilevare movimenti ed espressioni degli attori in modo da costruirvi intorno il personaggio e la scena in digitale. Nonostante una lavorazione del genere abbia impiegato anni, il successo incredibile del film ha convinto Cameron ad andare avanti con il progetto.

Tredici anni dopo, nel 2022, esce Avatar 2 – La via dell’acqua, un film se possibile ancora più ambizioso del predecessore. Le tecniche utilizzate per il primo capitolo della saga sono state riprese e accompagnate da scene girate sott’acqua, per cui gli attori hanno dovuto imparare a trattenere il fiato a lungo e per cui è stata appositamente sviluppata la motion capture nell’acqua, mai realizzata prima d’ora. Anche i meravigliosi scenari e le suggestive ambientazioni di Pandora sono stati creati unendo insieme inquadrature reali e virtuali, per cercare di raggiungere un’immagine il più vicino possibile alla percezione dell’occhio umano.

I due film successivi, terzo e quarto capitolo della saga, sono  tuttora in lavorazione: lo stesso Cameron ha infatti affermato più volte l’importanza di dover girare rapidamente soprattutto per via degli attori molto giovani. Avatar 3 pare essere addirittura già completo, con un durata di nove ore, e attende soltanto gli effetti visivi prima di procedere con il montaggio finale.

Un’altra rivoluzione: lo Stagecraft

Un’altra tecnica rivoluzionaria sviluppata negli ultimi anni sul set della serie The Mandalorian e poi adottata in diversi altri prodotti è il cosiddetto Stagecraft, che consiste in una riproduzione virtuale sul set degli effetti visivi. L’idea dello Stagecraft è che gli attori e i set siano circondati da pareti video ad alta definizione su cui vengono proiettati gli sfondi della scena, in sostituzione dei classici green screen in cui il tutto viene realizzato in post-produzione. Gli sfondi 3D sono inoltre dinamici e cambiano la scena in tempo reale in base ai movimenti di camera. Le immagini proiettate risultano così essere delle ricostruzioni convincenti dell’universo che verrà poi creato e mostrato dopo la post-production, e permettono una maggiore immersività degli attori nella scena. Questa tecnica necessita chiaramente di un grande lavoro sulla CGI e sugli sfondi realizzati con riprese reali già in fase di pre-produzione.

Renata Capanna,
Redattrice.