Tutti noi amiamo il cinema, ma in quanti conoscono l’industria cinematografica? Senza di essa non esisterebbe questa arte. È, infatti, sempre importante ricordare che ogni opera, anche la più astratta e indipendente, è un investimento economico per qualcuno. In questa nuova rubrica esploreremo questo mondo sconosciuto ai più, in modo semplice ed immediato ma anche esaustivo. L’idea di questa rubrica nasce grazie ad un libro, Economia del film di Marco Cucco, edito da Carocci Editore. Se siete interessati a questo mondo ve lo consigliamo caldamente.
LA PRODUZIONE
La filiera cinematografica rappresenta tutti gli stadi del ciclo di vita di un film: dall’ideazione all’uscita. Si possono distinguere tre macro-fasi: produzione, distribuzione ed esercizio. In genere queste fasi si svolgono in quest’ordine, ma sempre più spesso oggi si mischiano tra di loro, soprattutto in seguito alla capillare diffusione dei servizi in streaming.
La fase della produzione è quella che assorbe la maggior parte delle risorse economiche (sapete chi è e cosa fa il produttore cinematografico? Potete leggerlo qui). I film hanno costi fissi molto elevati e costi variabili che possono essere anche molto bassi o addirittura nulli. Le risorse spese durante quante fase possono essere recuperate solo tramite lo sfruttamento del film nel mercato. Produrre un opera cinematografica è, dunque, un’iniziativa economica molto rischiosa. Questo perché, dato che il film è un prodotto unico, il produttore può solo fare previsioni sulla buona riuscita di un film ma non sarà mai sicuro di rientrare nell’investimento effettuato. È quindi di fondamentale importanza puntare molto sulle risorse cosiddette above the line, cioè le risorse artistico-creative: attori, registi e sceneggiatori. Queste si differenziano da risorse below the line che invece riguardano il comparto tecnico.
Le risorse artistiche, però, sono anche quelle che hanno un costo maggiore, in quanto godono di maggiore fama (tutti sappiamo chi è il regista di Taxi Driver, quasi nessuno sa chi è l’addetto al montaggio). Dunque, ingaggiare un famoso attore è chiaramente molto costoso per la produzione ma garantirà una certa fetta di pubblico che, attratta dalla presenza di quel determinato interprete, deciderà di a guardare il film al cinema o di acquistarlo/noleggiarlo successivamente. Altri due aspetti che fanno lievitare di molto i costi di produzione di un film sono la tecnologia e la competizione. Questi costi così elevati rendono l’industria della produzione cinematografica un settore con una forte barriera all’entrata, in cui pochissime grandi case di produzione (soprattutto statunitensi) producono la maggior parte dei film che ogni anno vengono distribuite nei cinema e che il pubblico generalista tendenzialmente è portato a guardare per i motivi sopra elencati. Tuttavia è importante sottolineare come la maggior parte dei film che ogni anno sono prodotti non appartengono alle cosiddette major, ma non hanno il loro stesso potere distributivo.
LO SVILUPPO
La produzione cinematografica si suddivide in quattro sottofasi: sviluppo, pre produzione, produzione e postproduzione.
La fase di sviluppo ha inizio da una proprietà intellettuale, cioè da un’idea di storia. Nel caso in cui l’idea sia di un terzo, la produzione deve acquistarne i diritti, non solo per produrre il film ma anche quelli relativi alla commercializzazione del film in altri mercati e per la realizzazione di prodotti collaterali come ad esempio il merchandising (pensiamo al caso di Star Wars il cui merchandising è una delle principali fonti di guadagno per i detentori del marchio). Se l’idea è del produttore stesso questo problema non si pone. Dopo l’acquisto dell’idea, viene creato un soggetto e successivamente la sceneggiatura. È in questa fase che viene valutata la potenziale riuscita commerciale del progetto. Se non dovesse convincere da questo punto di vista, verrà scartato, poco importa quanto sia valido da un punto di vista puramente artistico. In caso contrario si inizia a ricercare le fonti di finanziamento.
Queste ultime dipendono molto dal paese in cui si produce il film. Analizziamo qui di seguito le differenze tra Stati Uniti ed Europa, differenze molto evidenti. Negli States le principali fonti di finanziamento sono: le proprie risorse, la co-produzione, la prevendita di diritti per la distribuzione del film e per il merchandising, il product placement (l’inserimento di oggetti di marca in un determinato film, simile ad una pubblicità), e il crowdfunding che però rimane oggi ancora molto poco utilizzato. L’unica forma di finanziamento pubblico presente negli USA è un incentivo fiscale per chi decide di girare il film in alcuni determinati territori locali al fine di incentivare il turismo in quei luoghi.
In Europa, invece, i finanziamenti principali provengono da: Unione Europea, alcuni organi sovrastatali europei, i governi nazionali, i governi locali, imprese che pur non appartenendo alla filiera cinematografico investono in quell’opera per sfruttare incentivi fiscali, i broadcaster televisivi, più tutti i tipi di finanziamento già visti per gli USA.
Come è chiaro, nel nostro continente ci sono molti più modi per ottenere finanziamenti e molti di questi derivano da enti pubblici. Il rischio è che questo potrebbe portare le case di produzione a sottostimare la riuscita di un film in quanto l’eventuale perdita economica non cadrebbe del tutto su di loro. Tuttavia è anche vero che in Europa, spesso, vengono finanziati film non solo per la loro possibile riuscita economica ma anche per la loro importanza per il territorio in cui sono stati girati o per le tematiche trattate, cose che difficilmente possono essere misurate in termini economici.
PREPRODUZIONE, RIPRESE E POSTPRODUZIONE
Durante la preproduzione vengono selezioni tutte le risorse necessarie alla realizzazione del film, queste includono: risorse artistiche, creative, tecnologiche e materiali. Solo dopo aver messo insieme questi componenti possono aver inizio le riprese. Tra queste risorse, quelle artistiche, in particolar modo gli attori, sono quasi sempre quelle più onerose per un produttore.
Il motivo è semplice: essendo il film un bene di esperienza (cioè io non posso sapere prima di averlo visto se quel film mi piacerà) è fondamentale per il produttore attirare quanto più pubblico possibile in base ai loro gusti personali. L’elemento di maggiore richiamo è, appunto, il cast dell’opera, che se molto famoso potrà generare un ingente guadagno seppur a fronte di un alto costo.
L’attore funge da garanzia per lo spettatore. Il potere attrattivo degli attori però diminuisce nel momento in cui il film è reso disponibile al pubblico, qui infatti subentrano altri fattori, tra i quali sono le recensioni (oggi sempre più diffuse grazie al web e ai social media).
Dunque, per poter massimizzare i guadagni è fondamentale far uscire il film nel più alto numero di sale possibile contemporaneamente, in questo modo molta gente andrà a vederlo a scatola chiusa, attirata appunto dalla presenza di uno o più attore o dal regista eccetera. La presenza di risorse artistiche famose permette inoltre al film di essere distribuito senza troppe difficoltà, in quanto è un investimento considerato poco rischioso.
La terza sottofase, cioè le riprese, prevede appunto la realizzazione materiale del film. Qui è fondamentale andare il più spediti possibile per evitare costi e perdite. Questa è inoltre la fase più costosa, in quanto prevede il coinvolgimento di numerose figure sul set e altre spese collaterali come i permessi o l’allestimento di determinate location. È, infine, anche la fase più imprevedibile: l’assenza di una figura chiave può far bloccare tutto e questo comporta, come detto, ingenti perdite economiche.
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