In occasione dell’uscita della miniserie The Beatles – Get Back (disponibile su Disney+ e di cui potete leggere la nostra recensione qui), vi proponiamo altri 5 documentari che raccontano altrettanti gruppi o artisti di fama internazionale.
IT MIGHT GET LOUD
It might get loud (di Davis Guggenheim) è un documentario del 2008 che racconta e mette a confronto tre chitarristi con personalità molto diverse: Jimmy Page, The Edge e Jack White. Il film vede i tre musicisti in dialogo, in un confronto aperto tra generazioni e scene artistiche differenti (vuoi per gli anni, vuoi per il contesto geografico).
Il punto di partenza è il rapporto con Lei, la chitarra, l’approccio ad essa, il percorso di conoscenza e corteggiamento tra strumento e musicista.
Inizialmente di una nostalgia un po’ stucchevole (probabilmente anche a causa del fastidioso doppiaggio imposto), il documentario prosegue in crescendo – così come le carriere che documenta -, muovendosi lungo i tre percorsi artistici a partire dai luoghi originali dello svezzamento musicale, delle prime sperimentazioni e della nascita delle tre band. Interessante scoprire i diversi approcci allo strumento, al suono e al processo creativo delle linee melodiche.
It might get loud è disponibile su Amazon Prime.
GIMME DANGER
Diretto da Jim Jarmusch, Gimme Danger segue il percorso di una delle band che maggiormente hanno influenzato lo sviluppo del genere punk rock: gli Stooges. Il documentario del 2016 parte dal disfacimento della band per poi ripercorrere dall’inizio tutta la sua storia.
Una vera e propria narrazione cronologica sviluppata sotto forma di intervista mischiata a materiali dell’epoca. La band di Iggy Pop si apre in un onesto racconto della follia dei primi anni di carriera: dagli insuccessi ed eccessi di quel periodo di fermento musicale e culturale che sono stati gli anni ‘60/’70, fino ad arrivare agli anni della reunion e delle ultime esibizioni. Attraverso le loro voci, oltre ad immergerci nelle loro sonorità arrabbiate e nelle loro esibizioni più che esagerate, è possibile esplorare la scena musicale statunitense e le diverse anime che la popolavano da est a ovest.
Gimme Danger è disponibile su RaiPlay.
AMY
Moltissimo materiale d’archivio, interviste alle amiche, ai genitori, a produttori e manager compongono Amy, documentario del 2015 diretto da Asif Kapadia. Un racconto intimo della debolezza e della forza di un’artista, Amy Winehouse, che è stata al centro dell’attenzione mediatica fin dei primissimi anni della sua carriera, iniziata a soli 18 anni e finita, tragicamente, nemmeno 10 anni dopo. Circondata da persone ma immersa nella solitudine, Amy viene raccontata nella complessità della sua vita artistica ma ancor più in quella della sua vita privata, le quali sono, inutile a dirsi, intrinsecamente legate. Dall’amore per il jazz allo status di star “commerciale”, è spesso la voce di Amy (tramite registrazioni audio e video originali) a raccontare alcune tappe salienti di un percorso di distruzione. Tra rapporti tossici e drammi sentimentali, il film mostra un overview della scena musicale londinese dei primi anni 2000, così come tutte le pressioni e aspettative che spesso si legano alla fama improvvisa, fagocitante e – delle volte – non ricercata.
Amy è disponibile su Amazon Prime.
THE VELVET UNDERGROUND
Del regista statunitense Todd Haynes, The Velvet Underground è stato presentato al Festival di Cannes nel luglio di quest’anno. Più che un vero documentario sul gruppo, il film è un viaggio culturale, un omaggio per suggestioni sonore e visive al mondo delle arti dei mid-sixties statunitensi.
Il materiale originale è inframmezzato da interviste ai membri sopravvissuti, a collaboratori e parenti, ma il risultato è molto lontano dall’essere didascalico o esplicativo, anche grazie a un importante e particolare uso del montaggio. Volti, frequenze e colori formano un collage narrativo sullo sfondo della città di New York e della Factory di Andy Warhol, vero motore propulsore della scena artistica newyorkese di quel periodo.
Gli insuccessi, l’evoluzione, l’arrivo di Nico, i dissapori, lo scioglimento, fino alla reunion degli anni ‘90: il documentario è per certi versi ipnotico, ma risulta poco intimo e sicuramente a tratti complesso se non si ha un minimo di familiarità con la band di Lou Reed.
The Velvet Underground è disponibile da ottobre su Apple TV+.
ROLLING THUNDER REVUE: A BOB DYLAN STORY BY MARTIN SCORSESE
Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan Story by Martin Scorsese. Probabilmente tutto quello che c’è da sapere è già contenuto nel titolo, ma proveremo a spendere due parole anche per questo film del 2019, il secondo che Scorsese dedica alla figura di Bob Dylan, dopo averlo già omaggiato nel 2005 con No Direction Home.
Si tratta di un viaggio dentro al viaggio, un flusso di coscienza fatto di immagini d’epoca inframmezzate da rari spezzoni di interviste – contemporanee e d’archivio – che racconta, appunto, del Rolling Thunder Revue Tour del 1975. Un tour lunghissimo e con molte tappe che ha impegnato Dylan e un’enorme carovana di artisti per due anni.
Quasi un film-concerto, 142 minuti di racconto di fatti veri mescolati a finzione filmica che sviscerano non solo la figura di Dylan in questa sua seconda parte della sua carriera, ma anche una miriade di altri personaggi dell’epoca, finendo pure per toccare diverse questioni di quel particolare e delicato periodo della storia politica statunitense.
Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan Story by Martin Scorsese è disponibile su Netflix.
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