Venerdì 3 maggio è andata in onda in prima serata su Rai 1 la cerimonia di consegna dei David di Donatello 2024, uno spettacolo televisivo squisitamente scialbo e amatorialeggiante. Conducono Carlo Conti annerito di polvere e Alessia Marcuzzi divertente ma vestita di splendente inadeguatezza, coadiuvati da Fabrizio Biggio (quello dei Soliti Idioti che non è Mandelli, o la spalla di Fiorello, come dir si voglia) mandato in pellegrinaggio per gli studi di Cinecittà.

I premi: Matteo Garrone e la squadra di Io capitano conquistano la serata con 7 vittorie su 15 n nomination, tra cui miglior film e miglior regia. Lo segue C’è ancora domani di Paola Cortellesi, che porta a casa 6 statuette delle 19 a cui era candidato, incluso miglior attrice protagonista e non protagonista ad Emanuela Fanelli. Rapito di Marco Bellocchio ottiene 3 premi e l’unica vera sorpresa della serata è il miglior attore protagonista a Michele Riondino, anche regista di Palazzina Laf.

Sommersi e salvati

Sui premi si può essere più o meno d’accordo, in Italia quella appena conclusa è stata un’annata piuttosto ricca dal punto di vista cinematografico: infatti, tra i film candidati che non hanno vinto nulla c’erano anche le produzioni di Nanni Moretti, di Alice Rohrwacher e tre film con Pierfrancesco Favino. I punti deboli sono, soprattutto, le scelte e la struttura della serata e l’inadeguatezza dell’organizzazione generale, carenze che finiscono per mortificare, abitualmente, l’arte cinematografica, che dovrebbe al contrario essere celebrata durante la serata.

Anzi, volendo, le critiche si possono indirizzare anche verso la baracconata dell’Accademia del Cinema Italiano che stabilisce candidati e vincitori con metodi questionabili, in particolare scegliendo la cinquina di registi esordienti tra attori o altri professionisti già inseriti nel mondo del cinema che semplicemente hanno provato un mestiere diverso. E, se i risultati sono comunque lodevoli come nel caso della vincitrice Paola Cortellesi, è comunque deprimente vedere che non vengano selezionati giovani veramente esordienti.

Perché non si rischia? Le distribuzioni preferiscono andare sui nomi noti e quindi non ripongono fiducia nei talenti emergenti, o anche solo proposte artistiche meno note ma non inferiori: almeno l’accademia di eccellenza potrebbe non preoccuparsi di incassi o di share. Il risultato è che i candidati, in fin fine, sono i soliti quattro o cinque titoli in tutte le categorie. Fa bene a ironizzarci Paola Cortellesi, che quantomeno è brava a intercettare il sentimento popolare verso questo “magna magna” dei soliti tre volti.

Per dire, Alice Rohrwacher è adorata da chiunque all’estero (ha realizzato un cortometraggio candidato all’Oscar insieme ad Alfonso Cuaròn!), ma l’unica a menzionarla sul palco dei David di Donatello è stata l’autrice francese Justine Triet nel ritirare il premio per Anatomia di una caduta miglior film internazionale, mentre l’Accademia del Cinema Italiano la snobba da anni. In qualche modo sarebbe potuto essere incluso nella serata anche l’attore inglese Josh O’Connor, protagonista de La Chimera e ora al cinema con Challengers, ma hanno preferito tenerlo tutto il tempo in sala per nulla.

Palazzina Rai 1

I problemi, infatti, vanno anche e soprattutto ricondotti ad una serata inadeguata, grossolana e apparentemente un po’ improvvisata senza criteri. Sicuramente Carlo Conti appare un presentatore di vecchia maniera, anche troppo ingessato rispetto all’Amadeus che ha riportato il furor di pubblico su Rai 1 con Sanremo. Ciononostante, si risveglia un certo interessamento per la serata dei David, che ha fruttato il 17.3% di share, pari a 2.818.000 spettatori, il miglior dato dai tempi della prima serata (fonte: Pedro Armocida). Senz’altro il successo della trasmissione non può essere attribuito alle domande vaghe e imbarazzanti poste da Carlo Conti ad ospiti e premiati a proposito di emozione e magia.

Questa conduzione tanto sciocchina e apparentemente priva di competenza abbassa il livello, passando l’idea di una seratina come tante in un qualsiasi salottino Rai e non la consegna di premi d’eccellenza cinematografica italiana che riempiono la bocca di salamelecchi a chiunque calchi quel palco. L’audio che salta, i microfoni da passare e i premiati assenti ricordano il trionfo trash di Una voce per San Marino, e infatti Fabrizio Biggio sembra lì apposta perché assuefatto all’approssimazione.

Siccome comunque Biggio è simpatico e si adatta, lo hanno mandato a presentare i premi tecnici nel sottoscala. Questa dimensione priva i candidati del calore dell’applauso e del pubblico della sala d’onore, evidentemente riservata soltanto ai soliti nomi ed ai premi più in vista. Del trattamento decisamente poco lusinghiero riservato a quest’industria di magia per cui tutti sprecano paroloni ha fatto bene a lamentarsi Sergio Ballo, benché infervorato e prolisso, dopo aver vinto la statuetta ai migliori costumi per Rapito di Bellocchio.

L’altro momento surreale e imbarazzante dalla periferia di Cinecittà è stato la consegna dei David al miglior montaggio e ai migliori effetti speciali di Io capitano: siccome i vincitori erano assenti nella serata, Biggio ha consegnato le statuette ai presenti invitandoli a dire due parole di accettazione a nome dei colleghi che hanno vinto al posto loro. Possibile che non fosse stata prevista l’evenienza, o che non fosse stata riletta la lista dei presenti effettivi della serata?

Ieri, oggi e domani

A proposito di presenti non indispensabili, invece, ci sono stati tre cantanti di Sanremo senza alcun legame con il cinema a cantare canzoni non esattamente pertinenti, con coreografie decisamente troppo sgargianti e fuori luogo. Quale sarà l’insondabile legame tra Malika Ayane che canta What a Wonderful World e l’omaggio a Marcello Mastroianni e Sophia Loren?

E quale avrebbe dovuto essere il bersaglio da osservare, esattamente, mentre Irama eseguiva Ovunque sarai salendo e scendendo una scaletta mentre scorrevano ricordi dei professionisti del cinema defunti durante l’anno? Per non parlare dei nomi scritti in piccolo e fatti scorrere rapidamente e tutti insieme nel finale a mo’ di titoli di coda. E intanto un saggio di danza moderna interposto tra il cantante e lo schermo: chi l’ha ideato? Come non ci si è resi conto che era troppo?

Salvano la serata, come possono, i David speciali assegnati a protagonisti eccezionali del mondo dello spettacolo: Vincenzo Mollica ammaliante, brillante e commovente nonostante i malanni, Giorgio Moroder che si è prestato a vari espedienti d’intrattenimento, e l’elegantissima e commossa Milena Vukotic. Inversamente proporzionale è la piacevolezza dell’ospitata di Lucia Borgonzoni, sottosegretaria al Ministero della Cultura che fa l’autospot di un’iniziativa del governo non così trasparente come Cinema Revolution, vantando i risultati dell’estate 2023 ottenuti grazie a pellicole non previste dall’iniziativa.

Chiude questa serata di stelle e di stalle un discorso della presidentessa dell’Accademia del Cinema Italiano Piera Detassis a proposito di caselle spuntate nella selezione dei candidati (donne, grandi maestri, grandi valori, esordi) come se quelli premiati fossero meriti acritici e non scelte misurate sul valore artistico delle produzioni. Per dirla con una citazione popolare che rispecchia il livello di gestione della serata, “Anche quest’anno, i David di Donatello ce li siamo levati dalle palle”.

I vincitori dei David di Donatello 2024

Miglior film

Io capitano

Miglior regia

Matteo Garrone, Io capitano

Miglior esordio alla regia

Paola Cortellesi, C’è ancora domani

Migliore attrice protagonista

Paola Cortellesi, C’è ancora domani

Migliore attrice non protagonista

Emanuela Fanelli, C’è ancora domani

Miglior attore protagonista

Michele Riondino, Palazzina Laf

Miglior attore non protagonista

Elio Germano, Palazzina Laf

Miglior sceneggiatura originale

Paola Cortellesi, Furio Andreotti, Giulia Calenda, C’è ancora domani

Miglior sceneggiatura non originale

Marco Bellocchio e Susanna Nichiarelli, Rapito

Miglior scenografia

Andrea Castorina e Valeria Vecellio, Rapito

Migliori costumi

Sergio Ballo e Daria Calvelli, Rapito

Miglior autore della fotografia

Paolo Carnera, Io capitano

Migliore canzone originale

Diodato, La mia terraPalazzina Laf

Miglior compositore

Subsonica, Adagio

Miglior trucco

Enrico Iacoponi, Rapito

Miglior acconciatura

Alberta Giuliani, Rapito

Miglior Montaggio

Marco Spoletini, Io capitano

Miglior effetti visivi

Laurent Creusot, Massimo Cipollina, Io capitano

Miglior suono

Maricetta Lombardo, Mirko Perri, Gianni Pallotto, Daniela Bassani, Io capitano

Miglior produttore

Archimede, Rai Cinema, Pathé, Tarantuia, Io capitano

Miglior documentario

Mario Martone, Laggiù qualcuno mi ama

Davide dello spettatore

C’è ancora domani 

David giovani

C’è ancora domani

Miglior film internazionale

Anatomia di una caduta