James Bond è da sempre simbolo di un certo tipo di virilità, e i suoi interpreti in questo senso risultano spesso marchiati a fuoco, anche dopo il loro passato da 007 e a discapito della loro reale personalità. Fa eccezione Daniel Craig, sesto interprete, dal 2006 al 2021, dell’agente segreto nato dalla penna di Ian Fleming.

Sin dagli albori della sua carriera, Craig ha avviato un’operazione di sabotaggio dello stereotipo maschile legato a James Bond, cominciando molto prima di ottenere l’iconico ruolo e sfruttando l’esposizione al culmine della carriera per amplificare il messaggio: l’uomo del 21esimo secolo non ha bisogno di essere macho per realizzarsi. Ripercorriamo la carriera dell’attore in 007 passi, per scoprire la sua personale crociata contro il maschio alfa.

001 – Angels in America (1993)

Per ogni attore britannico il passaggio dal teatro risulta quasi obbligatorio: Daniel Craig studia arte drammatica e il suo primo ruolo importante è, nel 1993, l’avvocato Joe Pitt nel dramma Angels in America prodotto dal Royal National Theatre. Il play di Tony Kushner (sceneggiatore degli ultimi film di Steven Spielberg) è stato premiato con un Pulitzer e un Tony ed è considerato un turning point nella storia del dramma americano e della rappresentazione omosessuale nelle arti. Joe è sposato con una donna ma lotta in realtà con la sua omosessualità repressa fino a lasciare la moglie per un uomo (interpretato allora da Jason Isaacs, il futuro Lucius Malfoy). 

002 – Tomb Rider (2001)

Nel 2001 Daniel Craig fa parte del cast di Lara Croft: Tomb Rider, primo film ispirato dall’omonimo videogioco con Angelina Jolie, in cui lui interpreta Alex Wolf, archeologo ed ex amante della protagonista. Non siamo qui nel territorio del ribaltamento radicale degli stereotipi, ma il percorso di Craig passa necessariamente anche dal cinema mainstream, e accade comunque qualcosa di interessante al suo personaggio. Alex Wolf è totalmente inerme per tutto il film, l’unico ruolo narrativo è quello di spalla all’eroe che è Lara Croft, che addirittura fa di tutto per salvarlo. Oggi le storie action che attribuiscono peso al genere femminile sono frequenti, ma nel 2001 era piuttosto inusuale lo scambio di generi nei ruoli di eroe e donzella in pericolo. Ancora una volta, Daniel Craig era lì quando ciò accadeva. 

003 – Casino Royale (2006)

Il primo capitolo del “Ciclo Craig” mostra un James Bond più crudo e realistico dei precedenti, quasi romantico e sicuramente meno machista del passato. Niente di rivoluzionario fin qui, ma diverse scelte si rivelano vincenti nel far saltare numerosi cardini del tipico maschilismo del personaggio. In una scena Vesper (Eva Green) è molto scossa dopo aver assistito ad un omicidio: anziché tentare di sedurla, Bond si siede sotto la doccia insieme a lei, entrambi vestiti e sospesi in un abbraccio che non ha niente di erotico. Non è un caso che ciò avvenga proprio con lei, di cui l’inguaribile dongiovanni James Bond si innamorerà entro fine film. 

In un’altra scena Craig esce dal mare indossando un costume attillato, proponendo una chiara reinterpretazione dell’iconico momento del bikini bianco di Ursula Andress in Agente 007 – Licenza di uccidere: questo è un altro ribaltamento del canone di James Bond, che prima di allora aveva sempre mostrato solo corpi femminili in una maniera così erotica. Non è l’unica scena centrata sul corpo dell’attore, perché verso il finale ritroviamo 007 nudo e frustato ai genitali dal villain di turno (Mads Mikkelsen), in una sorta di punizione all’organo che per James Bond è sempre stato motore di azione. 

004 – Skyfall (2012)

La traiettoria di Daniel Craig con la spia inglese raggiunge l’apice con Skyfall di Sam Mendes, capitolo più redditizio della storia di 007 (più di un miliardo di dollari al box office). Ancora una volta troviamo una forte tensione omoerotica con il villain, stavolta interpretato da un platinato Javier Bardem. Nella scena in questione il buono è legato ad una sedia, e il cattivo tenta di metterlo alle strette accarezzandolo in maniera sensuale, al che 007 risponde che potrebbe non essere la sua prima volta. Mai si era visto Bond alludere così esplicitamente ad eventuali rapporti omosessuali. 

A fine film il personaggio quasi materno di M (Judi Dench) muore tra le braccia di Bond, che addirittura piange manifestando un’inedita fragilità. Durante le riprese del finale di Agente 007 – Al servizio segreto di Sua Maestà, quando è la moglie di Bond a morirgli tra braccia, l’allora interprete George Lazenby tentò di produrre qualche lacrima, ma il regista tagliò con un secco “James Bond non piange”.

005 – No Time To Die (2021)

Il processo di abbattimento degli stereotipi del machismo di James Bond (l’ostentata invincibilità, il maschilismo, l’oggettificazione femminile) procede di pari passo con un’evoluzione del personaggio incarnato da Daniel Craig, che al suo quinto film finisce per accettare una serie di condizioni inedite non indifferenti: accettare serenamente la riassegnazione della matricola 007 ad una donna, ritrovarsi con una famiglia tutto sommato benvoluta e addirittura sacrificarsi per essa. No Time to Die chiude così in maniera inaspettata un capitolo che non tutti avrebbero avuto il coraggio di portare in questa direzione. 

Inizialmente Craig non fu accettato come James Bond, e anche a posteriori molti rinnegano la sua interpretazione, eppure l’apprezzamento critico e i quasi 4 miliardi di dollari al box office parlano per lui. L’ultima stoccata ai suoi detrattori l’attore l’ha fornita nel settembre 2021, quando si è presentato alla première mondiale di No Time to Die con uno smoking dalla giacca di velluto rosa: uno statement decisamente forte sull’eleganza maschile, estraneo agli stereotipi di genere.

006 – Knives Out & Glass Onion (2019-2022)

Mentre era ancora 007, Daniel Craig si è imbarcato in una nuova serie cinematografica, quella inaugurata da Cena con delitto – Knives Out nel 2019 e proseguita nel 2022 con Glass Onion – Knives Out, entrambi scritti e diretti da Rian Johnson, un autore che con Craig condivide una passione per lo scardinamento delle regole. In questa serie mystery il protagonista è Benoit Blanc, un geniale detective che Craig interpreta con grande autoironia. Blanc è un personaggio elegante e dandy nel primo film, e nel secondo lo si scopre essere sposato con nientemeno che Hugh Grant, coinvolto nel delirio dei camei di Glass Onion. Con questo ruolo comedy Craig si è definitivamente lasciato alle spalle l’idea di macho serio e tenebroso che James Bond continuava a ricucirgli inevitabilmente addosso.

007 – Belvedere Vodka Commercial (2022)

Fase culminante e fondamentale nella reinvenzione del maschio di Daniel Craig è lo spot di Vodka Belvedere (da anni partner ufficiale del marchio 007) diretto da Taika Waititi e pubblicato nel novembre 2022, diventato da subito iconico. Nel commercial l’attore si diverte ballando tra le strade di Parigi e presso hall e rooftop dell’esclusivo Hotel Cheval Blanc Paris. Craig si spoglia definitivamente dei rigidi panni dell’agente segreto per abbracciare una nuova libertà che gli consente di danzare scatenato in maniera sensuale e con outfit inaspettati in cui risulta comunque stilosissimo. 

La fine del maschio Alpha

Il prossimo ruolo di Daniel Craig, già votato come il più atteso dell’anno da Variety, sarà quello di Lee, un americano espatriato nella Città del Messico degli anni ‘40 che si infatua non ricambiato di un militare della Marina in congedo. Il film è Queer di Luca Guadagnino, che sarà presentato quest’anno a Cannes ed è tratto dall’omonimo romanzo di William S. Burroughs, pubblicato nel 1985 ma scritto nel 1953 (curiosamente lo stesso anno di pubblicazione del primo romanzo di James Bond, Casino Royale). 

Presi singolarmente questi elementi potrebbero non significare nulla, ma sono eccezionalmente significativi se messi in traiettoria, a maggior ragione se a rompere canoni di genere così ferrei è un attore che innegabilmente deve la fama ad un ruolo maschile invece ben definito come quello di James Bond. Poco importa chi sia Craig nel privato: quando si assume un ruolo così culturalmente pesante l’identificazione col personaggio risulta spontanea ed inestricabile anche anni dopo. Daniel Craig questo l’ha compreso e l’ha usato a suo favore, per promuovere un nuovo modello di uomo che non deve essere macho per mostrare il suo valore. Daniel Craig è la fine del maschio alfa.

Enrico Borghesio

Enrico Borghesio
Enrico Borghesio,
Redattore.