“Tieni sempre a mente che la tua decisione di avere successo è più importante di qualsiasi altra cosa”
Abraham Lincoln
Damien Chazelle è un nome che ormai da qualche anno è entrato prepotentemente sulla scena hollywoodiana, presentandosi come uno dei registi più promettenti della sua generazione. Con i successi di Whiplash, First Man, ma soprattutto La La Land, il giovane cineasta americano si è guadagnato l’attenzione di critica e pubblico mainstream, grazie soprattutto alla potenza della sua messa in scena e del suo talento alla regia.
I film di Chazelle, però, non sono pellicole puramente d’intrattenimento, in quanto tutta la sua produzione è collegata da una tematica centrale e ricorrente, ovvero il prezzo da pagare per raggiungere il successo. Questo tema, infatti, è gia portante nel primo lungometraggio del regista – non considerando Guy and Madeline on a Park Bench, film indipendente e autoprodotto – ovvero Whiplash. In questa pellicola Chazelle mette in scena l’ossessione malata di un giovane batterista, interpretato da Miles Teller, che sogna di diventare uno dei più grandi musicisti jazz della storia.
Andrew Neiman viene presentato come un ragazzo tanto impacciato e timido nei contesti sociali, quanto determinato nell’impegnarsi per raggiungere i propri obiettivi. La dedizione del giovane protagonista, infatti, è estrema: le scene in cui egli si esercita sullo strumento sono rappresentazione della sua ossessiva ricerca della perfezione, la quale però comporta pesanti conseguenze sia fisiche che psicologiche.
La totale abnegazione di sé stesso in nome del successo è evidente nelle scelte di vita del protagonista: egli, infatti, si allontana da tutto ciò che potrebbe anche solo minimamente distrarlo e distoglierlo dal suo obiettivo. Andrew viene mostrato, per tutta la pellicola, come un personaggio solo, senza amici e perfino la ragazza che frequenta viene vista come una perdita di tempo prezioso che potrebbe essere dedicato, invece, alla batteria.
Nella sua cieca ossessione Neiman arriva a considerare addirittura sé stesso come un mezzo per il fine, nemmeno la sua salute, infatti, è più importante del successo. Questo è evidente nelle scene in cui le mani del protagonista sanguinano dopo ore e ore di prove senza sosta, così come nella sequenza dell’incidente, in entrambe infatti l’unica e la sola preoccupazione di Andrew è quella di continuare a suonare e quindi, metaforicamente, continuare a inseguire la gloria che pensa di meritare.
Mettendo in scena questa folle scalata al successo, simbolicamente raggiunto nel riconoscimento da parte di Fletcher, Chazelle mostra un personaggio che pur di raggiungere i propri obiettivi è stato disposto a sacrificare tutto, spetterà poi allo spettatore giudicare se il prezzo pagato è stato troppo alto.
Dopo l’incredibile trionfo di pubblico e critica di Whiplash, il discorso del regista si amplia nel suo secondo lungometraggio: La La Land del 2016. In questa pellicola il successo prende la forma del Sogno, ovvero un ideale futuro di realizzazione che rappresenta la felicità più piena.
Mia e Sebastian sono due giovani che vivono una realtà di insoddisfazione, cercando in tutti i modi un mezzo per uscirne e per cambiare, finalmente, la propria esistenza. A differenza del film precedente, però, qui non c’è ossessione, i protagonisti non sono spinti da una cieca ricerca della gloria, bensì appaiono quasi rassegnati all’inafferrabilità del loro sogno che vedono allontanarsi giorno dopo giorno. L’impossibilità di raggiungerlo li svuota di ogni speranza, spingendoli ad abbandonare un mondo che non fa altro che rifiutarli crudelmente.
Il punto di svolta arriva quando i protagonisti si incontrano e, inevitabilmente, si innamorano, scoprendo in questo amore una nuova scintilla per tornare a sognare. Incoraggiandosi l’un l’altra, in un percorso che è simile, Mia e Sebastian instaurano un legame profondo e speciale, trovando, senza rendersene conto, ciò che così intensamente agognavano nella semplicità della loro relazione.
Il dramma di La La Land, però, si presenta sotto forma di egoismo: i protagonisti infatti, messi di fronte alla possibilità di realizzare i propri sogni individuali, si rivelano entrambi incapaci di fare un passo indietro e disposti, piuttosto, a rinunciare al loro rapporto pur di raggiungere il successo.
L’epilogo del film mostra come Mia e Sebastian, dopo la separazione, abbiano effettivamente ottenuto dalla vita tutto ciò che desideravano e stiano di fatto vivendo ognuno il proprio sogno. Nel rivedersi dopo tanti anni, però, entrambi si rendono conto che il prezzo di questo raggiungimento sia stato la perdita della propria anima gemella, comprendendo che forse il successo che tanto desideravano non ha portato loro tutta la felicità che avrebbero potuto avere insieme e che hanno, invece, buttato via.
Proseguendo con la stessa chiave di lettura, anche First Man del 2018 può essere interpretato come il racconto dei sacrifici necessari per raggiungere un obiettivo. Nel narrare il processo storico che ha portato alla sbarco sulla Luna, Chazelle evita di cadere in voli retorici e patriottismi inutili, focalizzandosi sul dramma vissuto dalle famiglie degli astronauti. Il film, infatti, mostra chiaramente come l’allunaggio dell’Apollo 13 sia stato raggiunto, soprattutto, grazie al coraggio di uomini che hanno perso la vita durante tutte le missioni precedenti.
La conquista della Luna, in First Man, viene spogliata di qualsiasi eroismo e mostrata da un altro punto di vista: il sacrificio. I funerali degli astronauti caduti, le famiglie distrutte dal lutto, la morte costantemente presente nelle vite di queste persone rappresentano l’altro lato della medaglia di uno degli eventi più importanti della Storia dell’uomo.
La rincorsa al successo in questa pellicola diventa, dunque, una sorta di necessità morale, un fine da raggiungere assolutamente per motivi umani, prima che per motivi politici. Solo il conseguimento dell’obiettivo, infatti, può dare un senso e un riscatto alle esistenze spezzate in nome della causa, il prezzo in vite umane pagato è troppo alto per contemplare il fallimento, il quale significherebbe che tutto questo dolore è stato vano.
Che si tratti dunque di ossessione cieca, di sliding doors che possono cambiare per sempre una storia, o addirittura di drammi umani più profondi, il cinema di Chazelle porta lo spettatore a interrogarsi inevitabilmente su cosa sarebbe disposto a fare pur di raggiungere i propri sogni, mettendolo di fronte alla consapevolezza che qualsiasi obiettivo comporti dei sacrifici non indifferenti e che, allo stesso tempo, qualche volta la felicità non si trova esattamente dove viene cercata.
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