La cucina non è sempre stata oggetto di rappresentazione cinematografica. Anzi, è sempre stata ritenuta poco interessante, non degna di diventare protagonista della settima arte. Gli chef erano rappresentati solamente in maniera caricaturale, protagonisti di goffe gag. Questa tendenza è però cambiata con l’esplosione dell’alta cucina francese, che ha rivoluzionato la visione che si ha di quel mondo e ha contribuito a vedere gli chef come veri e propri artisti.

Vero è che la cucina in Italia ha sempre avuto un valore che va al di là della materialità e si intreccia strettamente con la tradizione, la cultura, la memoria. Infatti, sebbene per lungo tempo il cibo non sia stato protagonista del cinema italiano, era comunque un elemento iconico dell’italianità. Non è possibile non pensare ad Alberto Sordi e il suo piatto di maccheroni in Un americano a Roma (S. Vanzina, 1954).

Maccarone, m’hai provocato e io ti distruggo adesso, maccarone! Io mo te magno…!”

Nel corso degli anni sono quindi aumentate le produzioni che ruotano attorno al mondo dell’alta cucina, ma non solo: la dolce commedia Chocolat (L. Hallström, 2000); Sapori e dissapori (S. Hicks, 2007) che ha reso mainstream la figura di uno chef stacanovista; Ratatouille (B. Bird, 2007) in cui la cucina si intreccia con la memoria. 

La cucina, però, non è solo cibo e ricette, tutt’altro. È un microcosmo, in cui sono ben visibili le gerarchie e i rapporti di potere, la frenesia dettata dalle richieste dei clienti, la difficoltà di far regnare l’armonia tra persone spesso molto diverse tra loro. Vediamo insieme 3 film in cui l’arte culinaria è stata elevata a metafora di complesse dinamiche sociali.

Julie & Julia (N. Ephron, 2009)

Julie & Julia ripercorre la storia vera di Julie Powell, autrice del libro da cui il film è stato tratto Julie & Julia. 365 giorni, 524 ricette, una piccola cucina. L’altro personaggio principale è l’iconica Julia Child, autrice con Alex Prud’homme di My life in France e fonte di ispirazione di Julie.

Julie è un’aspirante scrittrice che lavora in un call centre, un mestiere per lei soffocante e che sente non appartenerle. La protagonista si pone quindi una sfida per rompere la monotonia delle sue giornate: realizzare 524 ricette in 365 giorni e la fonte di ispirazione è il ricettario di Julia Child Mastering the Art of French Cooking. Inizia così una piccola avventura, una sfida personale che permetterà a Julie di sentirsi finalmente realizzata. Racconta tutto in un blog, che attirerà sempre più utenti fino alla pubblicazione cartacea con il titolo The Julie/Julia Project – Nobody here but we servantless American cooks.

Anche la vita da cuoca di Julia Child si lega ad una storia di redenzione personale. Julia è una giovane americana che segue il marito nei suoi periodici trasferimenti per motivi di lavoro. Approdata in Francia, resta affascinata dalla tradizione culinaria del Paese e ne vuole scoprire tutti i segreti. Inizia a frequentare corsi di cucina per apprendere al meglio i segreti della cucina francese, ma viene classificata dagli chef come incapace. Il risultato della sua residenza in Francia è il libro usato dalla protagonista Julie ed è tutt’oggi considerato una pubblicazione rivoluzionaria perché ha permesso al pubblico statunitense di conoscere la cucina francese e di rendere semplici ricette complesse e apparentemente lontane dal gusto (e dalla tradizione) statunitense.

The menu (M. Mylod, 2022)

The Menu è un thriller dai tratti horror che ruota attorno ad un celebre, e altrettanto misterioso, ristorante stellato situato su un’isola. Forse fin troppo misterioso, dato che gli ospiti sono arrivati al luogo bendati e non era permesso fuorviare dal percorso precisamente delineato per loro. Questo è il preludio per una serata da ben 1.250 dollari, che i protagonisti non dimenticheranno facilmente. 

L’obiettivo ultimo della pellicola è quello di criticare brutalmente il lavoro estremamente faticoso che si cela dietro ristoranti di altissimo livello, fino a criticare il concetto stesso di nouvelle cuisine e in particolare della cucina concettuale, in cui si propongono pasti estremamente scarni e i sapori sono solo suggeriti. Il menu però supererà le aspettative dei commensali: non con gustosi piatti, ma con colpi di scena che poco hanno a che vedere con il mondo culinario.   

Oggetto di satira sono anche i cosiddetti “sì chef”, vittime delle élite. Gli aiutanti dello Chef Slowik infatti, sono talmente assorbiti dal loro lavoro da aver accettato di vivere su quest’isola lontana da tutto e tutti, sottostando ad una vita estremamente rigida.

A ciò si aggiungono gli ospiti, un gruppo ristretto di critici, coppie altolocate e il protagonista Tyler, convinto di sapere tutto di alta cucina e fanatico dello Chef Slowik. Questi non sono davvero interessati all’esperienza culinaria, ma sono più affascinati dall’esclusività dell’evento. La prova ne è l’anziana coppia, Richard e Anne, che nonostante avesse visitato molte volte il ristorante, non ricorda il nome neanche di un piatto.

Lo Chef diventa simbolo del professionista apparentemente arrivato, ma che non è affatto soddisfatto nel suo intimo più profondo: eccessivamente rigido e incapace di intessere relazioni, con problemi irrisolti del passato e rapporti complicati con la famiglia, talmente preso dal suo lavoro da non avere più scrupoli nei confronti altrui.

Hunger (S. Mongkolsiri, 2023)

Hunger è la più recente pellicola del regista thailandese Mongkolsiri, disponibile su Netflix dall’aprile 2023. Racconta la storia di Aoy, una ventenne che lavora nel ristorante di noodles di famiglia e ha una grande passione per la cucina, tanto da non volersi limitare allo street food. Il suo destino cambia quando un cliente, particolarmente soddisfatto del piatto da lei cucinato, le propone di entrare a far parte del team “Hunger” guidato dal celebre Chef Paul, lo chef numero uno della cucina tailandese. 

“Perché vuoi lavorare all’Huner?” 

– “Perché voglio essere speciale.”

Aoy affronta quindi un duro periodo di formazione volto al raggiungimento dell’eccellenza e segnato da fatica e punizioni. 

Tuttavia anche qui, è ben evidente il risvolto della medaglia: di cui allontanarsi dai propri cari per inseguire il proprio sogno e incapacità di costruire relazioni sincere, infatti, gli stessi collaboratori di Chef Paul tentano di sabotarlo; senza scrupoli nei confronti di qualsiasi sfida gli si ponga davanti .. insomma, rivela tristemente ad Aoy che “per essere speciale” come lei desiderava, il prezzo è davvero molto alto. Chef Paul era inoltre ben consapevole del potere che deriva dalla sua straordinaria bravura, infatti, le persone avrebbero apprezzato le sue preparazioni indipendentemente dalla complessità del piatto perché i suoi commensali altolocati erano “affamati di lui”.

Conclusione

Nel corso degli anni il ruolo affidato alla cucina si è evoluto: dalle gag con chef caricaturali, alla messa in scena di chef che hanno l’instancabile desiderio di migliorarsi e le loro creazioni come vere e proprie forme d’arte. Più di recente, la cucina ha assunto un valore che va aldilà del piacere e delle sensazioni che ne derivano ed è stata usata dai registi come una metafora per raccontare la lotta di classe.

Alessia Agosta
Alessia Agosta,
Redattrice.