Una recente notizia dal mondo dello spettacolo è l’introduzione da parte dell’Academy di una nuova categoria agli Oscar: a partire dal 2026 verrà assegnato il premio per il miglior casting. Una notizia per cui gioire, ma con l’amaro in bocca nel momento in cui si pensa alla mancata opportunità di prendere due (anzi tre) piccioni con una fava.
Oltre al casting director (se ci riflettiamo in gran parte responsabile di tutte le vittorie nelle categorie attoriali dal 1929 a oggi), è ora di riconoscere l’importanza di figure come i coreografi e gli stunt coordinators. A primo impatto possono sembrare figure specifiche, circoscritte a determinati generi come i musical nel primo caso e il film d’azione nel secondo. Caratteristica delle categorie degli Oscar è però quella di essere indipendenti dalla categorizzazione in generi: una performance più drammatica e silenziosa come quella di Lily Gladstone ha le stesse possibilità di vittoria della performance più comica ed estroversa di Emma Stone. Se fosse questo il caso, dedicare una categoria attribuita a un determinato genere avrebbe poco senso.
In realtà una categoria dedicata a coreografi e stunt coordinators sarebbe meno specifica e circoscritta di quello che potremmo mai immaginare. Avreste mai dato importanza, per esempio, alla figura del coreografo in Dune Parte 2 piuttosto che a alla figura dello stunt coordinator? Mentre quest’ultima figura è di ovvia importanza (basti pensare al duello finale che rappresenta il climax dell’intera pellicola), il coreografo di Dune Parte 2 ha avuto il compito di dedicarsi alla “danza della sabbia”. Per quanto possa trattarsi di un ruolo di minore importanza che va a curare un minimo particolare del film, l’impatto che ha sullo spettatore è di notevolissima importanza. Optare per un movimento sincronizzato dei due protagonisti nel momento in cui sono in fase di conoscenza e avvicinamento rappresenta molto più di un semplice passo di danza e pregna di significato un movimento altrimenti utile solamente a un abbellimento del world building tanto amato dai nostri occhi. Il coreografo è lì per un motivo specifico, come lo è in pellicole che non potrebbero allontanarsi di più dal genere del musical (Titane, Fresh e Megan sono solo alcune delle recenti pellicole horror che hanno adoperato questa figura). Siamo abituati a immaginarci la figura del coreografo come al protagonista di All That Jazz e quindi ad associarlo alla musica e alla danza nel senso più tradizionale del termine, mentre è ora di renderci conto che si tratta di un oratore che si serve del linguaggio più universale a noi conosciuto.
Allo stesso modo siamo abituati a percepire la figura dello stunt coordinator: per quanto esso abbia piena libertà espressiva in film come John Wick 4, facciamo caso a come il novanta per cento dei film (nessuna esagerazione) faccia effettivamente uso di questa figura. Greta Gerwig in Lady Bird, per fare un esempio lontano dal genere stereotipato a cui associamo la figura, inizia la caratterizzazione della protagonista dal momento in cui decide di gettarla dalla macchina in movimento dopo un’accesa discussione con la madre. Se un film come Lady Bird fa uso di questo dipartimento, capiamo ben presto che si tratta di un linguaggio filmico universale, e come tale andrebbe riconosciuto. Si tratta dunque di categorie non limitate a un solo genere, unica antitesi che farebbe decidere all’Academy di non includere le due nuove categorie.
Se cerchiamo tra le interviste ai membri dell’Academy le motivazioni dietro alla reticenza dei confronti di questo cambiamento, le risposte sono vaghe e mal supportate. Qualcuno parla del fatto che si tratta di categorie che non attirano pubblico. Eppure la stessa cerimonia degli Oscar si serve di un coreografo per mettere in piedi lo show che sperano attiri tanti spettatori. Non è forse ironico? Altri parlano di mancata organizzazione, nel senso che bisognerebbe andare a cercare determinate figuri competenti in grado di votare queste determinate categorie che al momento non fanno parte dell’Academy. Che cosa si aspetta allora? È proprio ora, in quest’era post-covid, che c’è bisogno di riconoscere questi sottogeneri. Per quanto un musical e un film d’azione non abbiano a che fare nulla l’uno con l’altro, si tratta in entrambi i casi di genere che hanno dimostrato di essere in grado di riportare gli spettatori in sala. Da Top Gun Maverick fino al più recente Barbie, che di musicale ha moltissimo senza appartenere alla categoria del musical, si tratta di film che fanno dei coreografi e degli stunt coordinators il loro fiore all’occhiello. Ne riconoscono l’importanza, ma l’Academy sembra riconoscere più gli effetti nel complesso piuttosto che le figure responsabili nello specifico. È l’azione, il movimento, in poche parole il grande movimento di corpi organizzato a fare i grandi numeri al box-office, necessari al sostentamento di questa importante insignificante arte che chiamiamo cinema. Forse è ora di cambiare.
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