Colin Firth nasce il 10 Settembre 1960 in Hampshire, Inghilterra, e inizia la sua carriera attoriale molto presto: appena finita la scuola dell’obbligo decide di trasferirsi a Londra, dove studierà al National Youth Theatre e successivamente al Drama Centre, che in quegli anni faceva parte della University of the Arts London. Appare in diverse produzioni teatrali e cinematografiche finché nel 1987, quando interpreta il protagonista di Un mese in campagna insieme a Kenneth Branagh, il suo nome compare nel primo Brit Pack: l’espressione, coniata dalla stampa britannica, ancora oggi indica il gruppo di giovani attori del Regno Unito di maggior successo di un dato decennio. Il ruolo che lancia definitivamente il suo successo è quello di Mr. Darcy nell’adattamento prodotto dalla BBC di Orgoglio e Pregiudizio (1995): la miniserie di sei episodi acclamata da critica e pubblico, venne nominata per 5 premi ai BAFTA Television. La carriera di Colin Firth fino ad ora è stata molto prolifica e variegata, e qui ne ripercorriamo le fasi principali e alcuni dei titoli più significativi.
Le commedie romantiche
Sulla scia del successo avuto nei panni di Mr. Darcy, nel 2001 interpreta Mark Darcy nel cult Il diario di Bridget Jones, diretto da Richard Curtis, e nei due sequel. Helen Fielding, autrice del soggetto, ha raccontato di essere stata ispirata sia dal romanzo originale di Jane Austen, sia dalla miniserie BBC, e di aver quindi creato il personaggio di Mark pensando proprio a Colin Firth. Nello stesso periodo esce anche la commedia a tema natalizio Love actually (2003). Per quanto riguarda i period drama, vale la pena ricordare Shakespeare in love (1998), vincitore di sette Oscar nel quale Firth interpreta Lord Wessex, e L’importanza di chiamarsi Ernesto (2002), basato sull’omonima commedia di costume scritta da Oscar Wilde. Anche in questo caso il ruolo è quello di un distinto signore inglese, Jack Worthing, innamorato di una delle protagoniste femminili e vittima di un equivoco. Dopo alcuni anni in cui sembrava che il suo repertorio dovesse appartenere a una categoria ben definita, inizia a spaziare nuovamente verso generi diversi.
Il discorso del re e gli anni successivi
Dopo aver vinto il BAFTA come miglior attore protagonista per A single man (Tom Ford, 2009) nel 2010 interpreta Re Giorgio VI nel dramma storico Il discorso del re, diretto da Tom Hooper. Considerato il film indipendente inglese di maggior successo di sempre, è sicuramente un momento decisivo per la carriera di Colin Firth, che riceve infatti sia l’Oscar come miglior attore che, sempre nel 2011, una stella sulla Hollywood Walk of Fame.
Da una parte continua ad apparire in alcuni period drama e classici di produzione inglese, come The happy prince, film su Oscar Wilde diretto da Rupert Everett, e Mary Poppins Returns. Dall’altra proseguono – con lo stesso successo – gli ingaggi in ruoli dal respiro più hollywoodiano, spesso gialli o film d’azione come Gambit – Una truffa a regola d’arte (2012) diretto da Michael Hoffman e Kingsman -Secret Service, (2014) tratto dalla serie a fumetti di Mark Millar The Secret Service (2012-2013), dove interpreta Harry Hart. Altri titoli significativi sono 1917, il racconto ambientato nelle trincee della prima guerra mondiale diretto da Sam Mendes, e Empire of Light, dello stesso regista, nel 2022. Firth è anche nel cast di L’arma dell’inganno (Operation mincemeat, John Madden, 2021).
Mr. Darcy, King George e il legame con l’Inghilterra
Nel 2011, l’anno dell’Oscar per Il discorso del re, Elisabetta II nomina Colin Firth Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico. L’attore non ha mai fatto mistero delle sue posizioni politiche, sostenendo apertamente alcune ONG come Survival international e Refugee Council, e mostrandosi critico nei confronti sia della Brexit che, recentemente, della monarchia stessa. Al suo impegno sociale è legata anche l’attività come scrittore, ha infatti contribuito ad alcune raccolte, tra cui We Are One: A Celebration of Tribal Peoples (2009).
Dopo la Brexit ha acquisito la cittadinanza italiana, sottolineando però di averlo fatto principalmente per avere lo stesso passaporto della sua famiglia (fino al 2019 era sposato con la produttrice Livia Giuggioli, con la quale ha due figli) e ha aggiunto:
“I will always be extremely British. You only have to look at or listen to me.”
“Sarò sempre estremamente britannico, basta vedermi o sentirmi parlare.”
(The Telegraph. 30 April 2018)
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