Sono a malapena passate le prime settimane di gennaio, universalmente conosciuto come il mese più lungo di tutto l’anno, e già il sentimento condiviso dalla maggioranza è quello di stanchezza e bisogno di staccare il cervello da tutte le preoccupazioni quotidiane. Per aiutarci in questo ecco cinque serie tv, uscite tra il 2020 e il 2021 e di generi diversi fra loro, che possono venirci in aiuto per evadere dalla realtà quotidiana. Non sono fra le più conosciute o blasonate, ma hanno la capacità di distaccarsi straordinariamente dalla banalità quotidiana, per diversi motivi ed essendo composte da una o due stagioni al massimo non saranno troppo impegnative da seguire. Una meritata breve parentesi in un altro mondo che almeno non è quello che siamo costretti a vedere tutti i giorni.
THE UNDOING & NINE PERFECT STRANGERS
Dopo il grande successo di Big Little Lies, piccolo gioiello targato HBO, il produttore e sceneggiatore David E. Kelley è tornato a collaborare ben due volte quest’anno con l’attrice Nicole Kidman, provando a riproporre la formula che aveva portato al successo della serie precedente. Da questo che ormai sembra un sodalizio consolidato sono venuto fuori altri due prodotti che probabilmente non raggiungono il livello della loro capostipite, ma che ancora di più ci propongono mondi narrativi totalmente diversi dalla nostra realtà quotidiana, estremamente patinati e che lasciano nell’angolo problemi sociali e di attualità, per concentrarsi esclusivamente sul dramma.
La prima, The Undoing, che ha avuto una discreta fama anche qui in Italia per la partecipazione dell’attrice Matilda De Angelis, è una miniserie di genere giallo e thriller con protagonisti Nicole Kidman e Hugh Grant, marito e moglie appartenenti all’alta società newyorkese, i quali vengono coinvolti nelle indagini per l’efferato omicidio di Elena Alves, interpretata appunto da De Angelis. Oltre che dalla trama sostenuta dai cliffhanger che chiudono ogni episodio, e dal personaggio misterioso di Elena Alves che costituisce un infiltrato destabilizzante in un mondo di super ricchi, il senso di evasione dalla realtà è accentuato dall’ambientazione in questo mondo estraneo fatto di case e vestiti stupendi, su tutti i cappottini che Nicole Kidman sfoggia con nonchalance nel freddo inverno newyorkese. Menzione d’onore a Donald Sutherland, perfetto nella parte del patriarca un po’ mefistofelico.
Il vestito è diverso ma il risultato è lo stesso per Nine Perfect Strangers. Qui Nicole Kidman interpreta Masha, una sorta di santone enigmatico ed etereo che gestisce un losco resort benessere di lusso chiamato “Tranquillum House”, che promette di trasformare e far guarire dalla sofferenza i suoi ospiti accuratamente selezionati. In una situazione un po’ alla Agatha Christie, in cui persone sconosciute vengono messe in un luogo completamente isolato dalle influenze esterne, siamo portati a indagare fra le pieghe più o meno oscure di questi personaggi e a vedere come interagiscono fra di loro nel progressivo instaurarsi di curiosi legami, il tutto anche qui condito da un’estetica patinatissima che non vi può far staccare gli occhi dallo schermo. Disponibile su Prime Video.
ONLY MURDERS IN THE BUILDING
Piccolo gioiellino disponibile sulla piattaforma Disney+, Only murders in the building mescola il giallo alla commedia in maniera intelligente e non banale. Ideata da Steve Martin, che interpreta anche uno dei tre protagonisti insieme a Selena Gomez e Martin Short, è ambientata all’Arconia, un condominio di lusso di New York, abitato da inquilini alquanto curiosi e che ad un certo punto viene scosso dall’apparente suicidio di uno di questi. I tre protagonisti, uniti dalla solitudine e dalla passione per i podcast di genere crime, convinti a ragione che si tratti di un omicidio, cominciano ad indagare sull’accaduto producendo un podcast chiamato appunto Only murders in the building, che li porterà a vivere strane avventure e a scoprire fra di loro una bizzarra e curiosa amicizia. Divertente e coinvolgente per la vicende narrate, e quindi perfettamente godibile, è però anche una riflessione meta-televisiva sulla nostra ossessione per le storie e sul bisogno di essere parte di una storia, nel senso più ampio del termine, per uscire dalla banalità quotidiana.
EMILY IN PARIS
Creata da Darren Star, già conosciuto per la serie cult Sex and the City, Emily in Paris è stata bistrattata e criticata, la maggior parte delle volte a ragione, ma per qualche motivo tutti la conoscono e l’hanno vista. La prima stagione, uscita nel 2020, ha avuto un grande successo ed è oggettivamente poverissima di qualsiasi sviluppo narrativo, a tratti quasi irritante ed eccessivamente stereotipata, ma per qualche motivo non si riesce a staccare gli occhi dallo schermo. La seconda stagione, da poco disponibile su Netflix, fa però un piccolo salto in avanti, e per quanto riproponga tutti gli elementi che già ne avevano fatto il successo, ha la qualità di proporre finalmente una qualche forma di problematicità che è il motore di qualsiasi storia che si voglia chiamare tale, e a tratti sembra più prendere in giro sé stessa, e il modo in cui gli americani vedono stereotipicamente l’Europa e gli europei, piuttosto che il contrario. Insomma un perfetto guilty pleasure e comunque un curioso prodotto di intrattenimento.
THE FLIGHT ATTENDANT
The Flight Attendant è una sorta di thriller alla Hitchcock di Intrigo Internazionale, ma dal sapore molto più camp e over-the-top, da cui però non riuscirete a staccare gli occhi fino alla fine. La protagonista, Cassie Bowden, è un’assistente di volo dalle abitudini sregolate che una mattina si sveglia a fianco del cadavere sgozzato dell’uomo con cui era stata la notte precedente, della quale non ricorda quasi niente. Incapace di ricostruire l’accaduto, si ritrova coinvolta in un intrigo molto più grande di lei, abitato da personaggi cartooneschi che sembrano prendere in giro sé stessi e svolte narrative assolutamente improbabili e irrealistiche. A suo modo interessante, vi assorbirà totalmente.
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Ottime scelte!
Non ho visto the flight attendant.
Rimedierò subito!