“Non capitava per tutti i film… ma sul set de Il Conformista io, Bernardo e Jean-Louis avvertivamo la sensazione di star girando qualcosa di grandioso”.

Con queste parole e con le lacrime agli occhi Stefania Sandrelli, ospite d’onore del Cinema Ritrovato di Bologna, ha inaugurato la prima serata in Piazza Maggiore di questa 36a edizione, davanti alle migliaia di persone che hanno affollato la piazza per assistere alla versione restaurata in 4K de Il Conformista (1970) di Bernardo Bertolucci.

E’ disarmante l’attualità, ancora dopo cinquantadue anni, del capolavoro firmato dal regista parmense e tratto dall’omonimo romanzo di Moravia: la storia di Marcello Clerici (Jean-Louis Trintignant:), neo-spia della polizia politica fascista, che si reca a Parigi per una finta luna di miele come copertura – all’insaputa della moglie Giulia (Stefania Sandrelli) – per l’assassinio di un suo ex professore (Enzo Tarascio) ora antifascista, è capace ancora oggi di dialogare pienamente con la contemporaneità.

Raramente nel cinema italiano – ma anche mondiale – si sono raggiunti picchi di estasi estetica di tale livello, con la fotografia sopraffina di Vittorio Storaro (e non dimentichiamo il montaggio di Franco Arcalli) che per rispecchiare continuamente gli stati d’animo dei protagonisti passa con grande nonchalance dall’espressionismo della sequenza d’inizio ai puri quadri erotico – rossastri del famoso viaggio in treno. La cifra stilistica di Bertolucci, composta da inquadrature sghembe che lasciano spazio a piani sequenza interrotti poi da sprazzi di camera a mano, è qui al suo apogeo di perfetta simbiosi con le tematiche ricorrenti nel suo cinema: la sessualità contorta, i totalitarismi, l’omosessualità, Parigi, la crisi esistenziale.

Terribile ancora oggi il finale che corona il discorso di Bertolucci sul conformismo: Marcello scoprirà che l’episodio che l’aveva segnato e che era stato il filo trainante del suo conformismo durante tutta la vita, in realtà non era mai avvenuto.

Se voleste approfondire la filmografia, la poetica, le idee e il modus filmandi del maestro Bertolucci, lasciamo di seguito cinque titoli che non potete lasciarvi sfuggire:

“Bernardo Bertolucci”, di Stefano Socci, Il Castoro (aprile 2008): volume immancabile per chi conosce e colleziona la collana “Il Castoro”, la guida d’approfondimento di facile consultabilità strutturata su una prima parte di citazioni del regista, seguita dalla monografia con trama e commento per ogni film e conclusa dalla filmografia completa con le schede delle opere.

“Il dolce rumore della vita. Giuseppe Bertolucci tra cinema, teatro, televisione e poesia”, di Franco Prono e Gabriele Rigola, Cineteca di Bologna (novembre 2021): volume che ha l’obiettivo di studiare alcuni degli aspetti salienti della sua attività, proponendo nella prima parte l’analisi dei suoi film, le tematiche, e gli attori. Nella seconda parte sono inserite invece le testimonianze e i ricordi dei suoi attori, sceneggiatori e artisti a lui vicini. In allegato c’è anche un DVD, il documentario Evviva Giuseppe di Stefano Consiglio.

“Cinema la prima volta. Conversazioni sull’arte e la vita”, di Bernardo Bertolucci, Minimum Fax (novembre 2016): autobiografia dello stesso regista che racconta anche le sue idiosincrasie cinefile.

“Il mistero del cinema”, di Bernardo Bertolucci, La nave di Teseo (marzo 2021): altro volume in cui Bertolucci ricostruisce la sua vita artistica tra cinema e ricordi.

“Un’aspirina e un caffè con Bernardo Bertolucci. Regista e attori si raccontano”, di G.Alviani, Mimesis (11 febbraio 2015): più particolare dei testi precedenti, poiché non più il regista, ma i suoi attori e collaboratori, raccontano la vita e le opere del maestro.

Fotografie di Lorenzo Burlando

Questo articolo è stato scritto da:

Alberto Faggiotto, Redattore