Il 21 marzo si è celebrata la Giornata Mondiale della Poesia, una ricorrenza che ci offre l’opportunità di riflettere sul potere delle parole e sulla capacità della poesia di cogliere e trasformare la bellezza che ci circonda. Infatti, la giornata celebra la forza di un linguaggio capace di esprimere emozioni e raccontare storie universali adattandosi anche ad altre forme d’arte, in questo caso il cinema.

Un film che si presta perfettamente a questa riflessione è Paterson (2016) di Jim Jarmusch, che esplora con delicatezza come la poesia possa emergere dalla routine quotidiana. Presentato al Festival di Cannes, il film ci invita a scoprire come anche i momenti più ordinari possano trasformarsi in poesia, rendendo l’ordinario straordinario

La poesia nelle piccole cose: Paterson come riflesso della quotidianità

Il film racconta le vicende della vita di Paterson, un autista di autobus che vive in una città chiamata proprio Paterson, in New Jersey, che ama scrivere poesie. Ogni giorno, la sua routine quotidiana si trasforma in un paesaggio poetico: camminare per strada, prendere il bus, ascoltare il rumore della città,  sono tutte azioni apparentemente ordinarie che in realtà diventano fonte di ispirazione per la sua scrittura poetica. Dunque le sue poesie non sono ispirate da eventi straordinari ma dalle piccole cose che popolano la sua vita di tutti i giorni, come la conversazione con un collega o l’osservazione di un fiore che sboccia nel parco.

Questo approccio alla poesia è lontano dai temi grandiosi o drammatici che spesso associamo alla scrittura poetica. La poesia, per Paterson, non è una forma d’arte distaccata o intellettuale, ma una connessione immediata con la realtà, un atto di osservazione che valorizza ogni singolo momento. Jarmusch ci invita a riconoscere come anche i gesti più ordinari possano racchiudere un significato profondo, se solo ci si prende il tempo di ascoltare.

Paterson come un poeta moderno

Il protagonista, interpretato da Adam Driver, è un poeta che incarna una visione moderna della scrittura. Non è un poeta tormentato, né uno che cerca riconoscimento o fama; scrive semplicemente per il piacere di farlo e per la necessità di esprimere ciò che osserva nel mondo. Questo ci mostra un poeta moderno e umile, la cui scrittura non ha pretese, ma è un atto intimo e personale. Ogni poesia che scrive riflette la sua visione del mondo, che si forma attraverso la sua esperienza quotidiana.

In questo senso, Paterson è un esempio di come la poesia non debba essere un atto straordinario, ma piuttosto un atto di connessione con il mondo che ci circonda. La sua poesia non è fatta di versi complessi o liriche altisonanti, al contrario, i suoi scritti sono frammenti di vita, immagini semplici che risuonano con chiunque abbia sperimentato la quotidianità, che rendono l’idea che ognuno di noi, con la propria sensibilità, possa essere un poeta. La sua arte emerge dal contatto diretto con il mondo, dalle persone che incontra, dai luoghi che attraversa e dalle emozioni più semplici che emergono nei suoi pensieri. Questo rende la sua poesia universale e vicina a tutti.

Il ruolo della musica e delle parole

Un aspetto fondamentale di “Paterson” è l’interconnessione tra la poesia e la musica. La colonna sonora, scritta da Jarmusch e da Carter Logan, con cui forma il duo denominato SQÜRL, è composta da brani delicati e quasi minimalisti che si fondono perfettamente con le poesie di Paterson, creando un’atmosfera che esprime il ritmo della sua vita. Ogni poesia che scrive sembra in sintonia con i suoni che lo circondano: il rumore della città, i suoni della natura e i piccoli dettagli che, insieme, creano una sinfonia quotidiana.

La musica non solo accompagna, ma amplifica la poesia. Il ritmo dei versi di Paterson si fonde con quello del mondo esterno, creando una connessione tra l’individuo e il suo ambiente. La fusione tra parole e suoni, quindi, non è casuale: è una riflessione sul modo in cui la vita stessa ha un suo ritmo, che può essere colto attraverso la scrittura e la musica. La poesia di Paterson non è mai statica, ma scorre, si adatta e si fonde con il flusso continuo del mondo. In questo modo il regista ci dice che le poesie non sono soltanto parole sulla carta, ma vibrazioni che risuonano con il mondo stesso.

La scrittura come espressione di sé

Le poesie che Paterson scrive non sono solo un modo per osservare la realtà, ma anche un modo per esplorare se stesso. La scrittura per lui è un atto di catarsi, una forma di introspezione che gli permette di comprendere meglio le sue emozioni e il suo rapporto con il mondo. Non c’è mai un momento in cui le sue poesie sembrano forzate o lontane dalla sua realtà quotidiana ma anzi ogni parola scritta è un’espressione autentica del suo mondo interiore.

La scrittura diventa così uno strumento terapeutico, che aiuta Paterson a fare chiarezza dentro di sé, a trovare un equilibrio tra la sua vita e il mondo che lo circonda. In un contesto moderno in cui spesso si corre senza fermarsi a riflettere, Paterson ci ricorda che la scrittura può essere un modo per fermarsi, per dare un senso alla propria esistenza e per entrare in contatto con le proprie emozioni più vere. 

Il ruolo di Laura e della creatività

Un elemento fondamentale di “Paterson” è il rapporto tra il protagonista e sua moglie Laura, interpretata da Golshifteh Farahani. Laura, anche lei un’artista, si esprime principalmente attraverso la pittura avventurandosi però in altre forme d’arte, creando un contrasto interessante con la poesia di Paterson. Sebbene le loro forme artistiche siano diverse – lui attraverso le parole, lei attraverso i colori e le immagini – entrambi cercano di esprimere la bellezza e il significato della loro vita quotidiana.

Il film esplora come le diverse forme di creatività possano interagire e arricchire la vita di una persona, in particolare in una relazione di coppia. Sebbene Laura e Paterson abbiano approcci diversi all’arte, il loro amore per la creatività li unisce. Paterson, infatti, sostiene e incoraggia la passione di Laura per la pittura, mentre lei lo stimola ad esprimere se stesso attraverso la sua poesia. Questa dinamica tra i due personaggi riflette l’idea che l’arte, in tutte le sue forme, può arricchire la vita e offrire nuove prospettive sulla realtà.

Paterson è un film che ci insegna che la poesia non deve essere qualcosa di lontano e intellettuale, ma può nascere dalle piccole cose della vita quotidiana. Jarmusch celebra la bellezza che si trova nel mondo ordinario, facendo della routine un’opera d’arte. Paterson, con la sua scrittura semplice e universale, ci invita a fermarci, ad osservare e ad ascoltare il mondo intorno a noi, perché anche le cose più piccole e apparentemente insignificanti possono contenere un frammento di poesia. In questo modo, il film ci ricorda che la poesia è un atto di connessione con la realtà che può essere presente in ogni momento della nostra vita.

Fonti: Comingsoon