È arrivato il momento di abbattere certe barriere culturali che hanno limitato il genere femminile ad esprimersi al meglio nei ruoli chiave del cinema. Per questo abbiamo lanciato questa rubrica, il cinema delle donne, con la speranza che le storie di queste grandi figure possano essere d’ispirazione a tante.

JANE CAMPION

Neozelandese, classe 1954, è una delle maggiori registe e sceneggiatrici viventi e ad oggi resta l’unica donna ad aver ottenuto la Palma d’Oro al Festival di Cannes.

Nel corso della propria filmografia ha raccontato le donne, la loro sensualità e il loro indomito fuoco interiore.

Esordì negli anni ’80, ma nel decennio successivo raggiunse la notorietà mondiale e firmò i suoi capolavori: Un angelo alla mia tavola (Leone d’argento a Venezia 1990), ma soprattutto Lezioni di piano (1993) e il troppo sottovalutato Ritratto di signora (1996, uno dei film più belli degli anni ’90 secondo P. Mereghetti).

Lezioni di piano, in particolare, è un film romantico di straordinaria potenza e bellezza. È la storia dell’indomita gentildonna scozzese Ada (una indimenticabile Holly Hunter) che, trasferitasi in Nuova Zelanda per un matrimonio combinato, è contesa tra il marito designato e un maori a cui insegna a suonare il pianoforte. Resta uno dei melodrammi più sensuali, misteriosi e visivamente avvolgenti mai realizzati, amatissimo da grandi registi contemporanei come Xavier Dolan e celebre per le struggenti musiche di Michael Nyman. Il film vinse 3 Oscar e trionfò a Cannes.

La Campion non dirige un film dal 2009 (Bright Star), ma ha firmato l’acclamata serie TV Top Of The Lake e ha dichiarato che al momento preferisce lavorare in televisione, dove secondo lei regna massima libertà creativa ed è più semplice abbattere tabù narrativi.

SUSO CECCHI D’AMICO

Ennio Flaiano, Tullio Pinelli, la coppia Age & Scarpelli, Tonino Guerra, Cesare Zavattini… Questi i nomi di alcuni tra i più celebri sceneggiatori della storia del cinema italiano. Tutti uomini. Ma in questa lista manca almeno un nome fondamentale, irrinunciabile: Suso Cecchi D’Amico, classe 1914, la regina indiscussa della sceneggiatura in Italia.

Nata a Roma, da ragazza compie soggiorni all’estero in Svizzera e nel Regno Unito, a Cambridge. Fin da giovanissima traduce opere di Hardy e Shakespeare, affiancata dal padre Emilio, critico letterario.

Poi inizia a lavorare nel cinema e per 60 anni firma pellicole di importanza capitale, lasciando il segno in generi cinematografici diversissimi tra loro e nelle opere di registi mitici del nostro cinema.

Negli anni ’40 e ’50 firma capolavori del Neorealismo, tra cui “Ladri di biciclette” di De Sica: sua l’idea del tentato furto della bicicletta nel finale, nonché la solida struttura in 3 atti all’americana di quel capolavoro, che dopo oltre 70 anni non ha perso nulla della sua forza drammaturgica. Negli anni ’50 sceneggia con il duo Age & Scarpelli e Monicelli forse la più celebre commedia all’italiana: I soliti ignoti. Ma soprattutto, a partire dal 1951, firma quasi tutti i copioni di Luchino Visconti, da Bellissima a Senso, da Rocco e i suoi fratelli a Il Gattopardo fino a L’innocente.

Nel 1994 ha ottenuto il Leone d’oro alla carriera a Venezia, coronamento di una carriera prolifica, punteggiata da assoluti capolavori. Nel 1999 ha lavorato con Martin Scorsese per il documentario Il mio viaggio in Italia, in cui il regista newyorkese racconta con passione infinita proprio quel cinema che la Cecchi D’Amico per decenni ha contribuito a forgiare.

Si spegne a Roma il 31 luglio del 2010, un faro nel buio per tutte le sceneggiatrici di ieri oggi e domani.

KATHRYN BIGELOW

Sapevate che alcuni dei più importanti film d’azione degli ultimi trent’anni sono stati diretti da una donna? Questo è un genere tradizionalmente (ed erroneamente) associato alla mascolinità, un genere in cui Kathryn Bigelow, classe 1951, è riuscita a trasporre tutta la sua dirompente personalità. Californiana, fin da giovane appassionata di avanguardie artistiche, studia cinema alla Columbia University di New York e esordisce al lungometraggio nel 1981 con The Loveless con protagonista Willem Dafoe.

Il successo arriva però nel decennio successivo con il cult Point Break – Punto di rottura (1991), con due giovanissimi Patrick Swayze e Keanu Reeves, e soprattutto con Strange Days (1995), film di capitale importanza, punto di non ritorno per il postmoderno cinematografico: una pellicola in cui, in un futuro non troppo lontano, la droga più diffusa tra gli uomini sono le memorie e le esperienze di altri uomini rivissute in prima persona, come un film in home-video e tramite un apposito dispositivo. Le immagini (e quindi il cinema) come droga, dunque, messe in scena a loro volta con uno stile ipercinetico e delirante, che fanno di Strange Days uno dei film espressivamente più audaci degli anni ‘90.

Dopo alcuni film meno brillanti, nel 2008 arriva la consacrazione definitiva con The Hurt Locker. Pellicola di guerra ambientata in Iraq e sceneggiata dal giornalista Mark Boal (ora compagno della Bigelow). è una meditazione sulla guerra che diviene droga e disumanizza chi la combatte, impedendogli qualsiasi ritorno ad una vita normale e anzi costringendolo ad alzare sempre la posta in gioco sul campo di battaglia, in un crescendo di tensione e orrore. Film duro, ambientato in un Iraq misterioso e quasi astratto, in un conflitto in cui è impossibile comprendere appieno le parti in causa. Il film vince 6 Oscar, inclusi quelli per il miglior film e la miglior regia, per la prima volta nella storia andati ad una donna (quest’anno Chloé Zhao ha vinto l’Oscar alla miglior regia e per il miglior film).

Negli ultimi anni ha diretto i bellissimi Zero Dark Thirty, storia della caccia ad Osama Bin Laden e indimenticabile saggio di cinema dell’ossessione, e Detroit. È, inoltre, l’ex moglie di James Cameron (battuto agli Oscar 2010 dalla stessa Bigelow quando lui concorreva con Avatar), che le produsse diversi film e sceneggiò Strange Days. Fu un sodalizio breve ma straordinario, troppo poco ricordato, tra due dei maggiori innovatori del cinema d’azione moderno.