Casablanca, Via col vento, La vita è meravigliosa, Il Mago di Oz, Singin’ in the Rain…quante volte abbiamo sentito parlare di questi film come di “classici” del Cinema?

Questa riflessione si potrebbe allargare anche a molti altri ambiti artistici poiché la parola “classico” è divenuta centrale nella vita culturale e intellettuale di una società, al punto da arrivare a influenzare il nostro modo di rapportarci con un prodotto artistico.
Nel corso di questa rubrica, proveremo a interrogarci sui criteri che rendono una pellicola un classico attraverso alcuni esempi che prenderò in analisi nei prossimi articoli.

Il mago di Oz, 1939, Victor Fleming

Partiamo dalle basi: cosa si intende per “classico”?

In ambito cinematografico la nozione di classico è stata impiegata per la prima volta dal critico André Bazin e sta ad indicare qualcosa che conserva la propria importanza, la propria attualità e universalità. In altri termini, un classico, per essere definito tale, deve porsi a modello ma, ancor più, deve preservare il proprio valore al di fuori dal tempo di appartenenza: deve essere ritenuto importante in tutte le epoche.


André Bazin

Scriveva Italo Calvino: “D’un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima. Un classico […] non ha mai finito di dire quel che ha da dire”

A tal proposito, questo termine ha una natura molto ambigua: un classico, nonostante sia definito da un’attualità interna, viene a costituirsi in dialettica rispetto al “moderno”, presuppone cioè uno scarto col moderno. L’idea stessa di classicità coincide con una serie di caratteristiche che riconducono una pellicola a un’epoca passata. Queste caratteristiche possono spaziare dal bianco e nero, al tipo di recitazione, al montaggio e così via. Ad esempio, un film di Hitchcock appare diverso da un film di Tarantino, non solo per lo stile, ma anche per il diverso modo in cui i film sono stati realizzati, per l’epoca stessa in cui sono stati scritti e prodotti, nonché per il loro contesto storico di appartenenza. In questo senso la nozione di classicità è intrinsecamente storica pur conservando una sua universalità e attualità di fondo. L’idea stessa di classicità, infatti, possiede un’essenza che muta a seconda degli studi, delle teorie ma anche delle epoche stesse: ogni epoca possiede una propria idea di classicità, la quale è storicamente connotata.

Alfred Hitchcock

Tralasciando le questioni di matrice teorica, in ambito cinematografico il termine “classico” viene spesso impiegato per riferirsi a capolavori del cinema, spesso anche ai più recenti. Tuttavia per gli studiosi questo termine è solitamente riconducibile all’età d’oro di Hollywood, un periodo molto lungo che si colloca tra la fine degli anni ’20, che vedono l’avvento del sonoro, e i primi anni ‘60.

L’introduzione del sonoro nel 1927 e la fine della grande crisi del ’29 inaugurano l’inizio del Cinema Classico americano, il quale possiede delle caratteristiche peculiari che lo differenziano da tutte le altre esperienze cinematografiche. In primo luogo, si caratterizza come una tipologia di cinema fortemente narrativo, fondato sul principio di trasparenza e continuità della narrazione, che è guidata oltre che dal narratore anche dagli stessi personaggi e dalle loro azioni, che contribuiscono a definirne la psicologia.

Casablanca, 1942, Michael Curtiz

Il successo della narrazione hollywoodiana deve essere ricercato nel sistema dei generi cinematografici, e nell’impiego dei principi di standardizzazione e differenziazione, che consistono nel raccontare la stessa storia in modi diversi. In secondo luogo, il cinema americano classico è anche noto come “fabbrica dei sogni”. I film, all’epoca, erano un prodotto dello Studio System nonché risultato di una vera e propria catena di montaggio, nella quale il regista, nella maggior parte dei casi, non deteneva piena libertà artistica ma era considerato un semplice esecutore, vincolato al volere e ai capricci del produttore e della Major stessa. Ciò non valeva solo per le pellicole: anche le star, infatti, erano un prodotto di Hollywood, costruite ad hoc per conquistare il grande pubblico. I divi e le dive si imponevano come modelli di bellezza, di stile e di comportamento, apparivano come la perfetta incarnazione dei valori della società americana e spesso rappresentavano elementi indispensabili per la riuscita di un film. All’industria americana, quindi, va anche il merito di aver dato vita al fenomeno dello Star System.

Dopo questo breve excursus storico in cui ho cercato di tracciare alcune delle caratteristiche principali della Golden Age, concludo invitandovi a seguirmi in questo straordinario viaggio alla scoperta dei grandi classici del cinema americano.

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Benedetta Lucidi, Redattrice