In occasione del 46esimo compleanno di Cillian Murphy, ripercorriamo brevemente i punti fondamentali della sua carriera fino a qui.

Cillian nasce a Douglas (Cork, Irlanda) e lì la sua carriera inizia nel 1996, con il teatro. Ottiene infatti il ruolo di protagonista in Disco Pigs, una delle opere principali della compagnia teatrale indipendente Corcadorca, e nel successivo adattamento per il grande schermo diretto da Kirsten Sheridan (2001). Si tratta della storia di due adolescenti di Cork soprannominati Pig (Cillian Murphy) e Runt (Elaine Cassidy). I due sono legati da un rapporto simbiotico che li isola dal resto del mondo, e che provoca in Pig una gelosia distruttiva. Entrambe le versioni riscuotono un discreto successo, con lo spettacolo portato in scena in tutta Europa per alcuni anni e il film premiato al Giffoni Film Festival del 2002. Nello stesso periodo partecipa a numerose altre produzioni teatrali, tra cui Il gabbiano di Cechov al Festival di Edimburgo del 2003, alcuni cortometraggi e anche una mini serie per la BBC. La prima vera svolta avviene l’anno seguente grazie al successo dell’horror post-apocalittico 28 Giorni dopo, diretto da Danny Boyle, per il quale l’attore riceve due nomination: una agli Empire Awards e una agli MTV Movie Awards del 2004.

Nel 2005 arrivano i primi ruoli da villain: interpreta Jackson Rippner nel thriller Red Eye (diretto da Wes Craven) e il Dr. Crane in Batman Begins di Christopher Nolan. Quest’ultimo film segna l’inizio di un rapporto professionale molto proficuo con il regista inglese.

A questo punto diversi esponenti della critica iniziano a notarlo e, in particolare, a notare quanto questo tipo di personaggi siano adatti a lui. Manhola Dargis del New York Times quell’anno l’ha descritto come un “picture-perfect villain“. Si tratta spesso di impressioni dettate dall’aspetto fisico dell’attore, più di un commento cita i suoi occhi chiarissimi e i lineamenti marcati accanto (se non addirittura prima) alle sue doti recitative. Tuttavia, per quanto il fatto che l’apparenza evochi così facilmente delle caratteristiche sia un vantaggio innegabile, è difficile pensare che performance così riuscite siano dovute a una fortunata coincidenza.

Negli anni seguenti infatti ha dimostrato di saper portare sullo schermo non solo l’immagine dell’antagonista stereotipato, il cattivo in quanto tale, ma personaggi a 360 gradi complessi e tormentati, spesso al limite della follia. Lui stesso racconta che già il ruolo di Konstantine ne Il gabbiano l’aveva affascinato per la ricerca interiore e l’introspezione che il personaggio attraversa. L’attrazione per il palcoscenico e per il tipo di lavoro che questo richiede era sorta già quando era molto giovane: nonostante dopo le primissime prove avesse poi dedicato tutta la sua adolescenza alla musica, componendo e suonando con il fratello, aveva finito per insistere con il direttore della Corcadorca per ottenere l’audizione per Disco Pigs.

Questa dedizione al mestiere ha sicuramento contribuito anche al successo di quello che è probabilmente la sua interpretazione più conosciuta dal grande pubblico: Thomas Shelby nella serie tv BBC Peaky Blinders (2013-2022).

Prima di tornare in TV però, nel 2006 è il protagonista di Il vento che accarezza l’erba di Ken Loach. Vincitore della Palma d’oro a Cannes, è il film indipendente irlandese di maggior successo. Qui Murphy interpreta Damien, un giovane medico che insieme al fratello decide di combattere nella guerra contro l’occupazione Inglese. Lavora nuovamente con Nolan, tornando nei panni dello Spaventapasseri per Il Cavaliere Oscuro (2008) e Il Cavaliere Oscuro -Il Ritorno (2012). Nel 2010 è nel cast di Inception accanto a nomi del calibro di Leonardo Di Caprio, Tom Hardy, Elliot Page; e interpreta Robert Fischer, il giovane erede dell’impero multimiliardario e bersaglio del protagonista. Nel 2012 è nel cast del thriller Red Lights di Rodrigo Cortés.

Inizia l’anno successivo il lungo lavoro per Peaky Blinders, dove ritorna anche il tema della guerra. La serie infatti tratta di una gang di Birmingham guidata dai fratelli Shelby, reduci dalla prima guerra mondiale e dediti a scommesse illegali e contrabbando. Cillian è Tommy Shelby, il protagonista cinico, misterioso, e tormentato dai flashback della vita in trincea. Nel frattempo appare anche in Dunkirk (Nolan, 2017), dove interpreta un altro soldato, stavolta senza nome (ci si riferisce a lui solo come “Shivering soldier”). Quella che è ormai diventata la cifra distintiva dell’attore viene fuori non necessariamente nei personaggi “cattivi”, o borderline come possono essere percepiti Pig o Tommy Shelby, a dimostrazione del talento che va oltre l’estetica.

“My best memories of working on Christopher Nolan films are never the large-scale stuff. It’s the very involved, intensely focused, extremely rigorous work, with Chris right there beside the camera. That’s what I always remember because all of the big stuff – as incredible as it is to witness – doesn’t mean anything unless the human story is driving it.”  (nme.com) 

“I miei ricordi migliori del lavoro sui film di Christopher Nolan non riguardano mai le cose di larga scala. Riguardano il lavoro molto coinvolto, focalizzato intensamente ed estremamente rigoroso, con Chris lì accanto alla macchina da presa. È questo che alla fine ricordo sempre, perché tutte le cose grandi – per quanto incredibili da vedere – non significano niente se non c’è la storia umana ad alimentarle.” 

Cillian commentava così il lavoro sul set con Christopher Nolan in un’intervista rilasciata dopo le riprese di Dunkirk. È facile a questo punto vedere il fatto che in Oppenheimer sarà il protagonista, al suo settimo film diretto da Nolan, quasi come un coronamento del percorso fatto finora. Oppenheimer è il film più lungo di Nolan, in Italia esce ad Agosto 2023 e potrebbe diventare un nuovo punto di non ritorno nella carriera dell’attore irlandese.

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Federica Rossi,
Redattrice.