“Congiungimenti sono l’intero e il non intero, concorde e discorde, armonico e disarmonico.  Da tutte le cose l’uno e dall’uno tutte le cose” 

Eraclito – Frammento 10

Se si dovesse descrivere il cinema di Christopher Nolan con una singola parola, la più adatta sarebbe, senza dubbio, estremizzante

La filmografia del regista inglese divide infatti, da ormai più di vent’anni, il pubblico in due fazioni opposte: chi lo considera un genio della settima arte che merita di essere annoverato tra i grandi della storia e chi lo reputa un artista mediocre e sopravvalutato dalla massa. 

È evidente, quindi, che le mezze misure non esistano quando si parla di Nolan. Questo aspetto, in realtà, è un concetto fondamentale anche nell’analisi tematica della produzione del regista, in cui lo scontro tra estremi opposti si colloca spessissimo al centro della riflessione. 

Il cinema nolaniano si configura, dunque, come un’eterna lotta dicotomica, nella quale però gli elementi contrapposti si rivelano essere, molto spesso, necessari all’esistenza di entrambi, come due lati della stessa medaglia. 

L’esempio più lampante di questa concezione dualistica è sicuramente la Trilogia del Cavaliere Oscuro. 

La storia di Batman, infatti, rappresenta l’infinito scontro tra Bene e Male: in primis a livello politico e sociale, mettendo in scena personaggi come il Commissario Gordon e il giovane Robin che combattono contro un mondo corrotto e criminale cercando di mantenere un barlume di speranza e di giustizia, e in secondo luogo a un livello più intimo e personale con personaggi come Bruce Wayne e Harvey Dent, i quali sono metafora dell’eterna lotta tra la bontà a cui l’uomo aspira e i demoni che, inevitabilmente, si trovano nel profondo di ogni individuo. 

Un altro aspetto fondamentale, però, nell’analisi della dicotomia che pervade tutta la trilogia è, senza dubbio, la contrapposizione tra Ordine e Caos

La figura del Joker in questo senso è importantissima: il personaggio di Heath Ledger è una rappresentazione perfetta di tutto ciò che Batman non è, ovvero la spinta anarchica e folle verso la distruzione di qualsiasi tipo di sistema  umano, verso il Nulla come fine ultimo. 

Questo scontro è la vera e propria forza di The Dark Knight, esemplificata al meglio nella famosissima e meravigliosa scena dell’interrogatorio di Joker. In questa sequenza Nolan dirige una vera e propria battaglia tra due concetti, tra due idee opposte l’una all’altra, ma che sono, al tempo stesso, indivisibili e complementari: è proprio qui che la Luce si mischia con l’Oscurità, è qui che Bene e Male si scontrano e si confondono, è qui che il conflitto si risolve nella consapevolezza che protagonista e antagonista sono, in realtà, due parti di uno stesso tutto. 

Gli estremi, quindi, si rivelano essere tanto distanti quanto, paradossalmente, vicini e la violenza che il giustiziere di Gotham applica contro Joker è, in realtà, una violenza contro il proprio doppio, il quale non potrà mai essere sconfitto essendo parte necessaria e fondamentale dell’esistenza stessa di Batman, proprio come l’Ordine non può esistere senza il Caos o il Bene non può esistere senza il Male.

Un altro film di Nolan in cui lo scontro tra opposti è centrale è sicuramente Interstellar.

Questa pellicola del 2014, infatti, è piena di contrapposizioni tra elementi agli antipodi tra loro: il primissimo che viene mostrato è la scissione tra la Terra, che moribonda lega l’uomo e lo condanna a morire insieme a lei, e lo Spazio, simbolo di tutto ciò che eleva l’uomo oltre la sua condizione materiale, ovvero il desiderio di sognare, di esplorare l’ignoto e di conoscere l’Universale.

In quest’ottica i personaggi riflettono in modo chiarissimo questi due concetti opposti: Cooper e Murph, ad esempio, appartengono all’Assoluto, in loro la spinta verso la conoscenza è viscerale, è ciò che dà senso e valore alla vita dell’uomo. Usando le parole del personaggio di McConaughey “Un tempo per la meraviglia alzavamo al cielo lo sguardo sentendoci parte del firmamento, ora invece lo abbassiamo preoccupati di far parte del mare di fango”. Al contrario, invece, personaggi come Tom (il figlio di Cooper) rappresentano l’abbandono a una vita “nel mare di fango”, la rassegnazione di chi non ha più speranza e ha l’animo pieno di disperazione. 

La vera dicotomia attorno alla quale si sviluppa tutto il film, però, è la contrapposizione tra Razionalità e Irrazionalità, tra Scienza e Amore. Il vero scontro concettuale, infatti, si trova proprio in questi due estremi apparentemente inconciliabili.

Nell’Universo di Interstellar le leggi della fisica e della matematica sono i pilastri che sostengono la narrazione, ma al tempo stesso la forza dell’irrazionale si inserisce prepotentemente in questa logica puramente razionale: l’amore e i sentimenti dei protagonisti sembrano essere vere e proprie forze al pari della gravità. Un esempio lampante, in quest’ottica, è rappresentato da Amelia Brand (Anne Hathaway) che, nonostante sia una scienziata e viva la sua vita secondo regole puramente razionali, è spinta a raggiungere il pianeta di Edmunds dall’amore che prova per lui, e in questa volontà, estremamente umana, si ritrova anche la scelta più giusta a livello scientifico. In altre parole la ricercatrice è mossa verso la verità razionale, ovvero la scelta del pianeta più adatto alla sopravvivenza umana, da un suo sentimento puramente irrazionale. 

Allargando il discorso, si può dire che la fede in qualcosa di inspiegabile è ciò che spinge i personaggi dove la Scienza non può arrivare: il wormhole ha sì una spiegazione logica in quanto fenomeno fisico, ma non se ne conosce l’origine e l’unico modo per scoprire il senso di questa manifestazione è fidarsi ciecamente e intraprendere un viaggio nell’ignoto e nell’inspiegabile. Lo stesso conflitto tra razionale e irrazionale si può trovare nel personaggio di Murph che, nonostante non abbia nessuna ragione logica per continuare a credere in un futuro ritorno del padre, riesce a mantenere viva la speranza grazie all’amore e alla fiducia nella promessa di Cooper. 

Analizzando la pellicola in questo senso, le critiche mosse a Nolan, ovvero di essere ricorso a una soluzione troppo “buonista” e semplicistica, non sussistono. Razionale e Irrazionale infatti in Interstellar, così come era per Ordine e Caos in The Dark Knight, si mischiano e si confondo, rivelandosi due estremi opposti indissolubilmente legati nella natura umana. La Fisica si piega alle leggi dell’Amore e l’Amore stesso diventa legge della Fisica, al punto che è impossibile discernere dove inizia uno e dove finisce l’altro. 

La rappresentazione degli opposti nel cinema di Nolan non si limita però a queste pellicole. Sono infatti molti i film del regista in cui questa tematica ritorna come fulcro delle sceneggiature. Per scoprire di quali film si tratta vi rimandiamo però a un prossimo articolo.

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Questo articolo è stato scritto da:

Alessandro Catana, Redattore