La quinta giornata al Lido ci porta in Brasile per un dramma storico, politico e familiare, ad Hollywood per il grande ritorno della coppia Brad Pitt – George Clooney e in Francia per una storia di riconquista della propria persona.
Ainda Estou Aqui, di Walter Salles (Venezia 81 – Concorso)
Storia reale del dissidente brasiliano Rubens Paiva, scomparso nel 1971 per mano del regime militare, e della sua famiglia.
Come nel caso di Argentina, 1985 di Santiago Mitre due anni fa, ci troviamo davanti ad un dramma storico politico che riflette sulla coscienza singola e collettiva attraverso il racconto delle conseguenze dell’opposizione politica. Entrambi i film lo fanno tramite un’impostazione piuttosto classica e ammiccante al pubblico e alle giurie, è chiaro che i premi e gli applausi sono un obiettivo desiderato (ma forse per questi film è un bene che cerchino di parlare a chiunque). Poco spazio ad un umorismo hollywoodiano che il suo omologo argentino usava spudoratamente, l’interpretazione di Fernanda Torres dal momento in cui diventa lei stessa la protagonista del film la rende una candidata per la Coppa Volpi.
Wolfs, di Jon Watts (Venezia 81 – Fuori Concorso)
Nello slot lo scorso anno riservato a Hit Man di Richard Linklater (migliore commedia degli ultimi anni per chi scrive) anche quest’anno fuori concorso troviamo un thriller comedy su degli atipici professionisti (George Clooney e Brad Pitt) che si occupano di risolvere problemi per chi non può rivolgersi a vie ufficiali (leggasi: fare sparire cadaveri).
Jon Watts non è Linklater e certamente Wolfs non vuole riflettere sui temi delle personalità multiple e sul valore intrinseco dell’atto recitativo. È una commedia d’azione ben calibrata che lascia intendere allo spettatore solo quello che vuole fargli comprendere, presentando a noi spettatori i due divi protagonisti (forse il film con lo star power maggiore sul Lido) in una versione che vuole e riesce ad apparire ancora solida e attraente nonostante la maturità, e ricordandoci che tutti quanti alla fine abbiamo bisogno di giocare in squadra.
Mon Inséparable, di Anne-Sophie Bailly (Orizzonti – Concorso)
Dramma francese con protagonista una straordinaria Laure Calamy nei panni di una madre di un figlio neurodivergente ormai adulto che si trova davanti alla possibilità inaspettata di diventare a sua volta genitore.
Nei suoi cento minuti, forse pochi, ci troviamo davanti a delle diverse visioni del ruolo genitoriale in bilico tra responsabilità e irresponsabilità, accoglienza e rifiuto, abbandono e sovraccarico incarnati spesso dalle stesse figure, anche contemporaneamente.
Laure Calamy ha già probabilmente il suo nome sul premio miglior attrice della categoria, sobbarcandosi la figura di una donna che decide di riabbracciare tutto ciò che si è negata negli anni in cui la sua vita si era ridotta al ruolo unico di madre e caregiver, toccando con mano una gioventù non ancora definitivamente svanita e ridefinendo i confini dei propri rapporti.
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